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Articolo 21 - Editoriali
Il vertice della Cdl, tre ore e mezza di psicodramma. Tensione, sarcasmi, attacchi tra i leader: il "verbale". "Una buffonata fare la crisi". "Non capisci niente di politica"
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di b. j.-c. t.

da La Repubblica

ROMA - Tre ore e trenta minuti di psicodramma. Quello che segue, è il verbale della riunione di ieri a Palazzo Chigi.
Ora di pranzo, salotto privato di Berlusconi. Intorno al tavolo, tredici fra leader e ministri, e già il numero doveva far capire che sarebbe finita male.
Il Cavaliere si presenta con una cartellina azzurra. E' il suo personalissimo contributo alla soluzione dei guai della maggioranza: un programma di governo nuovo, da qui alla fine della legislatura. Per rompere il ghiaccio, chiede a Brunetta di leggerlo. Parla di Mezzogiorno, contributi per le imprese e i ceti medi, riforma bancaria e sostegno alle famiglie... Il clima si fa subito surreale. Perché Fini intanto sfoglia il giornale, Follini non trattiene il riso tanto è vago e generico quel che va leggendo Brunetta. "Cifre precise non ve ne posso dare", mette le mani avanti Berlusconi, "perché Siniscalco è all'estero".
Fini aspetta che il consigliere economico del premier abbia finito, poi sbotta: "Non mi pare che fossimo qui per parlare di questo, ci sono cose un po' più serie da discutere". Poi, voltandosi verso il padrone di casa: "Tu dici che non vuoi un Berlusconi bis, benissimo. Io non mi prendo la responsabilità di chiedere una crisi di governo, ma qui siamo ben oltre il limite di sopportazione".
Tocca a Follini: "Sai che avremmo preferito le elezioni anticipate, comunque serve un segno forte di discontinuità. Ma sgombriamo il campo subito da due equivoci: confermiamo la fiducia a questa maggioranza, se si fa un nuovo governo il premier saresti sempre tu. E comunque, nessuno ha intenzione di passare dall'altra parte".
Berlusconi contrattacca: "Se ci fosse un Croce, un De Gasperi o un Salvemini me ne andrei anche, ma non li vedo, e non vedo neanche un Van Basten in panchina... La stabilità è un valore per gli elettori. Per riconquistare i voti persi devi dare agli italiani un programma chiaro, promesse concrete. Cosa conterà di più, un governo che va veloce come un treno o formule da vecchia politica come "segnale di discontinuità"?".
Il premier si accorge dello sguardo scettico di Fini e Follini. "Va bene, vuol dire che io non capisco niente di politica". E Fini, spietato: "E' da un pezzo che lo dico".
I repubblicani La Malfa e Nucara si schierano con Berlusconi: "E poi, un nuovo governo per fare cosa? Per essere più forte? Ma già adesso ci sono dentro tutti i segretari dei partiti".
"Visto come sono andate le regionali", incalza ancora il leader di An, "è chiaro che se il ministro per le Riforme fosse stato un meridionale avrebbe saputo spiegare un po' meglio la devolution alla nazione". Calderoli non fa una piega. E non obietta niente nemmeno quando Fini aggiunge: "Ah, poi è ovvio che il referendum sulla riforma si farà dopo le politiche, non vi azzardate a inventarvi altre stranezze autolesioniste".
Berlusconi non intende ragioni: "Io ero e resto convinto del valore della continuità. Per quanto riguarda i ministeri, sono assolutamente disponibile a ragionare dei cambiamenti e di tutte le integrazioni che volete. A proposito, l'altro ieri i ministri tecnici sono venuti da me e mi hanno offerto spontaneamente la disponibilità delle loro dimissioni. E avevo già in programma di venire mercoledì o giovedì in Parlamento per riottenere la fiducia".
"Qui il problema non è qualche cambiamento. Ha ragione Fini: devi farti rilegittimare dal Parlamento", replica Buttiglione.
Follini, a sua volta, tiene il punto: "Proprio non capisci, eh? Il problema non è questo, apri una crisi vera e propria e ti garantiamo appoggio e reincarico". "E' una buffonata!", reagisce secco il Cavaliere. "Se invece è alle elezioni anticipate che ancora puntate, sappi che neppure io scarto questa eventualità, ma non so se si fa ancora in tempo perché mi ha spiegato Pisanu che c'è da ridisegnare tutti i collegi per via degli italiani all'estero. Quanto al voto in ottobre, Ciampi mi ha fatto capire che è contrario perché questo vorrebbe dire andare all'esercizio provvisiorio e non fare la Finanziaria".
Scena finale. La riunione volge al termine, Follini si alza: "Allora io vado. Come sai domani ho la direzione del partito e lì proporrò il ritiro della nostra delegazione dal governo".
Berlusconi si alza a sua volta, e con la mano fa, rivolto al leader centrista, l'inequivocabile gesto ondulatorio che in tutte le lingue significa và va': "Fai un po' come ti pare, io andrò avanti lo stesso". Sipario.

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