di Rino Giacalone
Ieri, 30 aprile 2011 abbiamo vissuto un momento di gioia che non so quanti di noi avevano messo nell’agenda della loro vita, ma se ci siamo stati il merito è di chi non c’è più, di Barbara, Salvatore e Giuseppe, di Nunzio e tanti altri, che hanno trasmesso a noi, come non sappiamo, la forza di reagire e cercare anche per loro conto il riscatto, di costruire nuovi percorsi, di ripulire dal sangue le nostre strade per lastricarle di speranze.
Il merito è stato anche di chi c’è e di chi è rimasto in prima linea, come Margherita, che ha condiviso la sua forza interiore, quella forza che la mafia non voleva che venisse fuori perché preferiva il lutto e il dolore avvolgente, la rassegnazione. Noi siamo più forti e noi vinceremo molti o pochi che saremo perché questo è quello che ci tocca fare perché mai esistano morti invano. Perché deve essere la bellezza a primeggiare che non è solo la bellezza fisica o quella che nelle nostre città è fatta dal mare e dal sole, dalle campagne e dai suoi colori, dall’arte antica e dalla grande storia che ci circonda o dal lavoro delle donne e degli uomini e dal vociare allegro dei bambini, ma è fatta anche dall’essere del volere essere caparbiamente contro la mafia, la bellezza è anche l’antimafia che vuole significare libertà.
Questa è la nostra terra dove siamo cresciuti, dove stanno crescendo i nostri figli ed i nostri nipoti e che resterà terra nostra anche se ci dovesse capitare di allontanarcene. Perchè è qui che i nostri destini hanno avuto inizio e avranno il loro compimento. Anche quando non ci saremo più e passeremo il testimone della vita ai nostri figli che mai dovranno sentirsi chiedere " a chi appartenete". Perchè un giorno dovrà essere davvero rilevante l'essere più bravo rispetto agli altri, l'essere pulito, onesto, il sapere fare il proprio mestiere, e non come accade oggi dove l'unica cosa rilevante che chiede questa società è quella dell'appartenenza, se fai parte di una casta o di un tribù, sennò non conti nulla, come spesso ci ricordava Mauro Rostagno, attento lettore delle vicende trapanesi.
Il matrimonio di Margherita ed Enrico, la costruzione di una nuova famiglia, il realizzarsi di quella che don Luigi Ciotti ha chiamato la "curva" della vita, che unisce in un disegno di amore Parma a Trapani, è oggi il regalo più bello che loro fanno alla loro comunità di parenti e amici che aspettano il giorno in cui potere dire di vivere in una società più giusta, senza ingiustizie e senza la mafia e sanno che su questa strada Margherita ed Enrico assieme a don Luigi Ciotti non potranno che continuare ad essere le guide di tutti NOI.