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Articolo 21 - Editoriali
Margherita, un momento di gioia, la forza di reagire
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di Rino Giacalone

Ieri, 30 aprile 2011 abbiamo vissuto un momento di gioia che non so  quanti di noi avevano messo nell’agenda della loro vita, ma se ci  siamo stati il merito è di chi non c’è più, di Barbara, Salvatore e  Giuseppe, di Nunzio e tanti altri, che hanno trasmesso a noi, come non  sappiamo, la forza di reagire e cercare anche per loro conto il  riscatto, di costruire nuovi percorsi, di ripulire dal sangue le  nostre strade per lastricarle di speranze.

Il merito è stato anche di  chi c’è e di chi è rimasto in prima linea, come Margherita, che ha  condiviso la sua forza interiore, quella forza che la mafia non voleva  che venisse fuori perché preferiva il lutto e il dolore avvolgente, la  rassegnazione. Noi siamo più forti e noi vinceremo molti o pochi che  saremo perché questo è quello che ci tocca fare perché mai esistano  morti invano. Perché deve essere la bellezza a primeggiare che non è  solo la bellezza fisica o quella che nelle nostre città è fatta dal  mare e dal sole, dalle campagne e dai suoi colori, dall’arte antica e  dalla grande storia che ci circonda o dal lavoro delle donne e degli  uomini e dal vociare allegro dei bambini, ma è fatta anche dall’essere  del volere essere caparbiamente contro la mafia, la bellezza è anche  l’antimafia che vuole significare libertà.

Questa è la nostra terra  dove siamo cresciuti, dove stanno crescendo i nostri figli ed i nostri  nipoti e che resterà terra nostra anche se ci dovesse capitare di  allontanarcene. Perchè è qui che i nostri destini hanno avuto inizio e  avranno il loro compimento. Anche quando non ci saremo più e passeremo  il testimone della vita ai nostri figli che mai dovranno sentirsi  chiedere " a chi appartenete". Perchè un giorno dovrà essere davvero  rilevante l'essere più bravo rispetto agli altri, l'essere pulito,  onesto, il sapere fare il proprio mestiere, e non come accade oggi dove  l'unica cosa rilevante che chiede questa società è quella  dell'appartenenza, se fai parte di una casta o di un tribù, sennò non  conti nulla, come spesso ci ricordava Mauro Rostagno, attento lettore  delle vicende trapanesi.

Il matrimonio di Margherita ed Enrico, la  costruzione di una nuova famiglia, il realizzarsi di quella che don  Luigi Ciotti ha chiamato la "curva" della vita, che unisce in un  disegno di amore Parma a Trapani, è oggi il regalo più bello che loro  fanno alla loro comunità di parenti e amici che aspettano il giorno in  cui potere dire di vivere in una società più giusta, senza ingiustizie  e senza la mafia e sanno che su questa strada Margherita ed Enrico  assieme a don Luigi Ciotti non potranno che continuare ad essere le  guide di tutti NOI.

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