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Articolo 21 - Editoriali
Il mio saluto al maestro del giornalismo Roberto Morrione
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di Rino Giacalone

Ci sono momenti in cui è difficile scrivere ma questo è il nostro mestiere. Ci sono momenti in cui vorreste essere ancora di più con gli amici che hai magari incontrato per ultimi e che però si sono rivelati come i più sinceri e veri amici. E però tutto questo può accadere anche in giornate particolari della vita in cui non puoi muoverti. E allora il dolore aumenta, e si finisce con il fare la cosa che ti viene più facile.

Che è scrivere, rendendo però un servizio. Un servizio di conoscenza a chi non sa, o a chi conosce ma solo fino ad un certo punto. Non si sarà perfetti nel farlo, ma è un mestiere quello del giornalista al quale tantissimi di noi adempie ogni giorno senza la presunzione di scrivere incontrovertibili verità, ma per rendere una cronaca limpida, e trasparente, pluralistica, presentando così gli accadimenti. Come lo ha insegnato sino alle ultime generazioni di giovani giornalisti un grande del giornalismo italiano, Roberto Morrione, che oggi, 20 maggio, se ne è andato in silenzio, il 4 giugno avrebbe compiuto 70 anni, ma questo molti di voi lo hanno già letto.

Il mio vuole essere un altro racconto, non molto lungo, sintetico, del Roberto Morrione che ho conosciuto, non a Roma, ma a Trapani, la mia città. Lui non era siciliano, non era trapanese, ma da qualche tempo aveva deciso di frequentare molto Trapani ed i trapanesi. E lo faceva per venire ad incontrare gli studenti, i colleghi giornalisti, per venire a spingere la macchina della solidarietà quando c’è stato bisogno di farlo, o per dare linfa alla società civile spesso incapace a reagire dinanzi alle arroganze del potere, che dalle nostre parti ha la forma della piovra che avvolge tutti e tutto.

Morrione, che della cronaca è stato abile giornalista in tutti giornali dove ha lavorato, è sempre venuto ben volentieri, perché sapeva bene cosa rappresentava questa città, zoccolo duro della mafia, forziere delle cosche, luogo di grandi intrighi, e dove la stampa spesso ha dovuto fare passi indietro e non passi avanti, e quando questi passi in avanti li ha fatti è arrivata la lupara mafiosa a zittire le persone scomode, come è accaduto nel 1988 a Mauro Rostagno. Morrione non veniva qui convinto di perdere la battaglia, ma di vincerla.

Ci ha lasciato il compito di vincerla. Sapeva che la maggioranza dei trapanesi è gente onesta, in gamba, capace di produrre. E sapeva ancora meglio che il riscatto oggi più che mai può arrivare dai giovani ai quali l’ultima volta che li ha incontrati a Segesta, per il premio Mauro Rostagno, non più tardi del marzo scorso, ha ricordato che non sono il futuro ma già il presente di questa società. Ho conosciuto Roberto alcuni anni addietro a Marsala, ad un convegno proprio dedicato a Rostagno, ci siamo incontrati poi puntualmente una o due volte all’anno, edera sempre pronto lui per primo a dare una parola di incoraggiamento, a dirci di andare avanti, a non mollare mai.

Mi ha voluto con lui a Libera Informazione dove ho trovato gli amici tra quelli più veri, Lorenzo, Norma, Gaetano, mi ha fatto conoscere gli altri amici quelli di Articolo 21, Beppe, Giorgio, quasi intuendo che c’era la necessità di nuove strade da unire, non a parole ma con i fatti, anzi, raccontando i fatti di ogni giorno di questa terra di periferia. Ha regalato a me giornalista di provincia la possibilità di crescere confrontandomi con nuove persone, nuovi colleghi.

A noi giornalisti Roberto ha lasciato il compito di proseguire su questa strada, affrontandola con grande forza e coraggio, senza mai perdere la dignità, sapendo che non ci si deve fermare dinanzi a nulla, come ha fatto lui, che non si è fermato nemmeno dinanzi alla malattia, anzi ha continuato a lavorare ancora di più, proseguendo in quello che sino all’ultimo giorno è stato il suo nuovo impegno fatto di puro volontariato, la fondazione Libera Informazione. Alla prossima edizione del premio Mauro Rostagno, la quarta, puntualmente organizzata dal presidio di Libera di Calatafimi Segesta, Roberto Morrione non ci sarà più a presiedere la giuria di giornalisti, ma il suo nome per volontà di Libera di Calatafimi, resterà, con un premio speciale alla sua memoria. Un forte abbraccio all’amica Mara. Ciao Roberto. Arrivederci.

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