di Ennio Remondino
Credo sia la virtù e l'onere di pochi aver trascorso una vita ad insegnare qualcosa a chi gli stava attorno col semplice rigore dell'essere. Nel giornalismo, mestiere che induce i deboli all'arroganza e i superficiali alla presunzione, Roberto Morrione è stato un punto di riferimento. Un discrimine. Cercare di somigliarli o essere il suo opposto. Onere folle, credo, in una vita sempre tirata ad un traguardo di interesse collettivo. Spesso controcorrente quale fosse il suo impegno professionale del momento. Roberto lo ha fatto ed ora ha deciso di andare a riposarsi. La contraddizione di questi momenti di dolore condiviso da chi lo ha avuto vicino, è il culmine del suo essere stato. Piangiamo lui e ripensiamo a noi stessi. Ciò che lui ci ha dato, ci ha insegnato, ha rappresentato nella nostra vita. Sin dove lo abbiamo seguito e quando ci siamo persi per strada. Sapendo, sino a ieri, che comunque lui, Roberto, in caso di necessità ci sarebbe stato. Una telefonata, un consiglio, o il semplice ascolto. Sapeva ascoltare Roberto. Ora non è soltanto la sua famiglia a piangerlo. Per noi che abbiamo avuto la fortuna di averlo come maestro di giornalismo e amico nelle vicende alterne della vita, resta la forza e la consolazione del ricordo. Il tuo sorriso che si affacciava sotto il baffo dopo uno scoop o dopo qualche inchiesta impossibile portata a casa dopo averla costruita assieme.