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Articolo 21 - Editoriali
A Roberto Morrione, amico dei giornalisti di strada
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di Gaetano Alessi*

Non ho mai capito perché ci stimassi così tanto. Tu maestro della parola scritta e del giornalismo televisivo e noi così piccoli, giornale di frontiera scritto più con rabbia e amore che con regole giornalistiche. Eppure ci seguivi, attento, dietro a quel tuo sorriso carico di forza. “Come va AdEst?” mi chiedevi ad ogni occasione, facendoci sentire parte di una famiglia ben più ampia del nostro piccolo “nido di ragno” siciliano.

Non sono un giornalista, non voglio esserlo. Detesto una categoria venduta, che spesso si trasforma in “casta”, che scodinzola al potere ed al potente, (di qualunque colore sia) che si chiude dentro un “ordine” che difende se stesso e manda al massacro i free lance sul campo. Detesto questa gente che parla di “libertà” ma libera non è.

Ma stare dieci minuti con Roberto mi trasmetteva la forza di continuare ad amare il giornalismo, quella professione che si trasforma in missione con la sua carica esplosiva ed eretica di scontro col potere.

Ma essere eretici costa e Roberto lo sapeva benissimo. Un giorno ad Acquasparta denunciai l’abbandono delle testate locali, il nostro essere soli contro i mafiosi ed i corrotti, la nostra voglia di mollare. Roberto era in sala, mi mandò a chiamare e disse: “Sai, capisco che non vuoi più scrivere ma sarebbe bello che raccontaste la vostra lotta contro Cuffaro”. Nasce così il pezzo "Il potente ed i ragazzi”. Grazie allo stimolo di Roberto la storia del nostro gruppo è diventata patrimonio collettivo di un intero paese, grazie a lui è cominciato quel percorso virtuoso di amicizie, fratellanze e solidarietà che ci hanno portato a vincere il “Premio Fava”.

Ed è sua la voce che recita, dentro una fantastica piazza romana che reclama libertà di espressione e di stampa, la nostra lettera di ribellione a Berlusconi. Ancora una volta Roberto Morrione diventa una parte di noi.

Frase fatta vorrebbe che scrivessi che "sei ancora con noi” ma non è vero. Mi mancherai Roberto, mi mancherà uno dei pochi fari che nel mio incedere corsaro m’indicava una via. Mi mancheranno i tuoi stimoli, mi mancherà la presenza di uno dei pochissimi uomini in questo pianeta a cui non volevo dire di no. Mi mancherai perché sei stato l’ultimo a farmi scrivere con lo “stomaco”, con la passione di chi si è giocato tutto ma non si è mai sentito uno sconfitto. Perché stare dalla parte di chi perde non vuol dire stare dalla parte sbagliata. E’ quel Sms del 22 gennaio “abbiamo vinto”. Si Roberto “abbiamo vinto”, perché il “nostro” giornalismo, come la vita, è un “noi” infinito.

Mi mancherai Roberto, mi mancheranno i tuoi continui “sto bene”, i tuoi sorrisi ed i tuoi occhi talmente brillanti da nascondere i segni della malattia.

Sapevo che saresti andato via presto, ma per me sarebbe stato sempre “troppo presto”. Vai via e perdo, nella mia rabbia mascherata da arroganza, una delle persone da cui mi piaceva farmi indicare la strada. So che mi prenderesti a calci nel leggere queste righe e da “Resistente” quale sei sempre stato mi diresti “ è arrivato il momento di camminare da soli”. Spero che le mie gambe siano solide come le tue Roberto. Ma la strada, stai certo, sarà quella che ci hai indicato.

* AdEst - Altra Informazione

 

 

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