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Articolo 21 - Editoriali
Quanto vale la TV? Facciamo bene i contiâ?¦
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di Roberto Mastroianni

A margine del supplemento di sconfitta della destra nelle elezioni amministrative, ho riletto un articolo apparso subito dopo i risultati del 4 aprile, a firma di Pierluigi Battista. Titolo decisamente suggestivo: "la TV non conta". Sede: Corsera, 8 aprile 2005, prima pagina.

Nel corpo dell'articolo, l'autore si promette di dimostrare il seguente assunto: la tv non conta poi tanto nella politica italiana, gli italiani votano sulla base di ben altre motivazioni. A pretesa conferma, l'Autore offre una minuziosa disamina dei risultati elettorali degli ultimi vent'anni, per giungere alla conclusione che chi ha avuto in mano il controllo della televisione non ha ottenuto contestuali successi nelle urne.

Interessante: non fosse per il vizio di fondo che inficia il ragionamento di Battista e che purtroppo ci impone di non considerare nel merito la sua tesi: incredibilmente, l'autore si sofferma solo sulla televisione pubblica, omettendo di ricordare che metà dell'audience televisiva è nelle mani di un imprenditore che, da anni, copre la carica di primo ministro del governo italiano. L'incidenza delle sue televisioni sull'opinione pubblica non viene minimamente presa in considerazione, con il paradossale risultato di intendere per "televisione" soltanto la Rai. Eppure, ricordiamo con una certa lucidità - ed un misto di vergogna, se parliamo con amici e colleghi non italiani - che nelle fasi della prima "scesa in campo" i conduttori delle reti Mediaset esternavano pubblicamente, nel corso dei programmi, le loro preferenze elettorali. Che prima della "illiberale" legge sulla par condicio gli unici spot visti su quelle reti erano guarda caso della formazione guidata dal loro proprietario, il quale nel 1994 non esitava a comunicare che "un terzo degli italiani ha già deciso di votare Forza Italia", puntando sulla ben nota virtù italica di affrettarsi a salire sul carro del vero o presunto vincitore. E poco importa che, all'esito delle urne, il partito in questione si fermasse al 21% dei suffragi, il risultato era comunque stato raggiunto: vincere le elezioni in tre mesi. E come sarebbe stato possibile ciò senza le televisioni?

Risparmio altre osservazioni legate alle attuali direzioni dei telegiornali privati nonché agli stili di vita ed ai messaggi "culturali" che la televisione privata diffonde, certo non vicini alla formazione politica avversa al suo proprietario. Mi limito ad avanzare un dubbio, opposto a quello che affligge Battista: ma senza le televisioni, la destra avrebbe mai vinto le elezioni?  
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