Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Quelli di An in Rai: tanti nomi, ma nessuna idea
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Stefano Munafò*

da . com
*editorialista di .com

La Rai, in questa settimana  che si apre, si appresta a varare la sua nuova organizzazione e il dg Cattaneo si trova nella singolare situazione di colui che, momentaneamente, sembra stia per vincere, ma in realtà è destinato a perdere la vera partita che conta. Con An alle spalle, vincerà probabilmente in questo giro di nomine, più o meno esteso che sia. Perché così vuole il Cav, in questa congiuntura, per non avere troppi grattacapi con gli alleati. Ma sarà, quello del dg, come un flebile canto del cigno. Prima della sua uscita di scena.
Nonostante certe sue capacità (imprenditoriali, volitive e di carattere), Cattaneo non è riuscito ad elaborare un progetto per le reti pubbliche (soprattutto per Rai Uno e Rai Due) che non sia sulla scia e nella deriva della situazione presente. Ha puntato più sugli aspetti di potere e meno sulle esigenze di rinnovamento della programmazione. Le responsabilità non sono solo sue, ma anche del Cda e soprattutto dell??area politico-culturale-aziendale che sta dietro il direttore generale.
Vediamo di analizzare meglio questo apparente paradosso. An è il secondo partito della maggioranza. Sulle questioni televisive e in particolare in Rai, pensava di svolgere un ruolo determinante, non solo per il suo peso, ma anche perché senza il peccato originale di un ingombrante conflitto di interessi. Con Gasparri al Ministero, ha collaborato alacremente al varo della legge sulla Tv. Con Cattaneo, alla direzione generale della Rai, ha espresso in qualche modo un??influenza sulla carica operativa di maggior peso in Rai. In Cda, An è presente con un intellettuale di spessore come  Veneziani  (anche se sprecato in un posto di responsabilità, ma non creativo). Uomini vicini ad An, sono presenti alla direzione del Tg2, di Radio Uno, del Giornale radio, delle Pubbliche Relazioni e della Amministrazione dei beni immobili, del settore dello Sport. Sempre dirigenti vicini ad An, presidiano gli Affari Legali, Rai International, e perfino la direzione degli Abbonamenti. Oltre a vari altri quadri, sparsi qua e là, nelle reti, nelle redazioni e nei gangli tecnici e produttivi. Insomma, una squadra numericamente di tutto rispetto (e che è destinata ulteriormente ad arricchirsi in questi giorni).
Ma per quale progetto, che non si risolva puramente nell??occupazione di posti di potere? Con quali caratteristiche culturali, quali strategie, quali differenze specifiche rispetto a Forza Italia e alla UDC, che hanno entrambi in Rai un retroterra di cultura televisiva molto forte e caratterizzato, per le ascendenze democristiane e socialiste? Dietro questi interrogativi, sta tutto il problema di An. Anche in Rai, nonostante la sua massiccia presenza, come ha scritto Massimo Franco su ??Il Corriere? per le posizioni politiche più generali, ??An è l??anello debole della maggioranza?. La sua presenza e la sua influenza sono particolarmente sbiadite soprattutto nei settori della programmazione. Che poi, in definitiva, nonostante le macro-aree di Cattaneo, restano i settori che più contano in un??azienda di comunicazione.
Un flash-back nella storia recente della Rai, può servire come un termine utile di paragone. Anche il PSI, negli anni ottanta, era il secondo partito della coalizione di maggioranza, anche se in un sistema proporzionale. Ma il PSI in Rai, riuscì a costruire un secondo canale laico e modernizzante, che affiancò positivamente e in modo innovativo il primo canale (moderato, cattolico e democristiano), che pure veniva da una gloriosa tradizione. Anche allora ci fu, in qualche fase, un pullulare di nani e ballerine. Ma ci furono anche ??L??altra domenica? di Arbore e Benigni, ??Quelli della notte?, i ??Blitz? e i ??Mixer? di Giovanni Minoli, le grandi inchieste di Zavoli e Barbato. Iniziative che restano nella storia della Tv e non solo di Rai Due. Per non parlare dei grandi film e sceneggiati dei Taviani, dei Rosi, dei Lattuada, dei Montaldo, degli Antonioni. Il PSI di allora riuscì ad esercitare una egemonia televisiva persino sugli intellettuali e gli artisti di sinistra più vicini al PCI. E le stesse escogitazioni sulle leggi televisive furono di grande importanza. La riforma del ??75, è quella che ha posto le basi per la creatività e la produttività interna delle tre reti e per la loro autonomia. E i disegni di Claudio Martelli, sul ??Quarto canale?, come consorzio dei privati, se si fossero realizzati, avrebbero prodotto allora in tempo, in Italia, uno sviluppo ordinato del sistema televisivo, più vicino a quello inglese, anziché al far-west prima, e poi all??attuale duopolio.
Ognuno oggi ne tragga le riflessioni che vuole, pensando all??attuale realtà televisiva. Sicuramente la presenza organizzata di An in Rai ha avuto una vita breve. Il partito di  Fini  è entrato ufficialmente in Rai negli ultimi tre anni, dopo decenni di esclusione e di autoghettizzazione culturale. Ma il fatto che colpisce ora, è che dentro la Rai, in questo lasso di tempo, non è stata enunciata nessuna idea. Non è stata posta nessuna premessa per una progettualità televisiva alta. Non si è visto neppure (per dirla con lo stesso esempio già portato da Remo De Vincenzo su .Com) non dico un Santoro di destra, o un Battista, ma neppure un piccolo, sgangherato Socci di An. La lottizzazione nei programmi, può anche a volte portare, in modo tortuoso (le vie del Signore sono sempre infinite), al pluralismo. E questo lo dico per i falsi moralisti. Ma la pura lottizzazione dei posti gratifica le singole persone, ma non porta da nessuna parte.

Letto 455 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21