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Articolo 21 - Editoriali
Lettera aperta a Bertinotti. Caro Fausto, non sarà troppo dire "grazie" a Bruno Vespa?
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di Diego Cugia

Ritengo Fausto Bertinotti uno dei più lucidi e disincantati leader politici ospiti di "Porta a Porta". Grande ascoltatore, sa opporsi senza asprezze alle analisi che non condivide, ma ragionando con acutezza ed eleganza, riesce a farsi comprendere dal grande pubblico, e senza mai alzare il tono della voce. Anche per questi motivi sono rimasto sbigottito da una sua recente dichiarazione, rilasciata -temo non sia un caso- nelle ore in cui un CdA della Rai "giapponese" stava per prolungare "ad lib" il contratto di Bruno Vespa. Per spiegarmi meglio (e senza nulla togliere alla proverbiale professionalità di uno dei giornalisti più popolari d'Italia) ho sempre ritenuto velenosa e fuorviante la scelta di ospitare a '"Porta a Porta", in contradditorio con gli esponenti della Casa delle Libertà, quei politici del centrosinistra meno in sintonia con l'elettorato moderato de L'Unione. Dal senatore Angius, che ha un modo sempre puntiglioso di esporre i propri convincimenti, peraltro condivisibili, a Bertinotti appunto e a Diliberto, ossia la sinistra comunista. Vespa cioè -e anche questo non è un caso- invita con maggiore insistenza quei caratteri della sinistra che possono impensierire l'elettorato indeciso e moderato, e lo fa per servire meglio i "rassicuranti" La Loggia, Buttiglione e company. Infatti è proprio nella miscela degli ospiti (nella contrapposizione selezionata con genialità reazionaria dal conduttore) che si ottiene il gusto vincente del cocktail di "Porta a Porta"; una trasmissione tappetino che -non dimentichiamolo mai- è stata servilmente capace di servire una scenografia notarile, con tanto di scrivania presidenziale, a un delirante "contratto con gli italiani" da Repubblica di Capitan Cocoricò. Ora, che Vespa fosse un uomo di parte (come lo siamo noi) dovrebbe essere un concetto pacifico e assodato, anche se -com'è nella natura di alcuni uomini- Vespa si ritiene equidistante dalle parti. Conseguenza altrettanto naturale in caso di una nuova maggioranza uscente dalle prossime politiche (per noi elettori del centrosinistra) dovrebbe essere un avvicendamento alla conduzione del programma più politico di Rai 1 (secondo soltanto allo stupefacente TG 1 di Clemente J. Mimun) per esempio con il giovane e preparato conduttore di "Ballarò". Almeno fino al meraviglioso giorno in cui l'informazione televisiva in Italia non sarà in grado di reggersi sulle proprie gambe senza il padrinato dei partiti. Ricordiamoci, inoltre, che con il centrosinistra al governo, imperavano sia Mimun (direzione TG2) sia il beneamato Vespa. Ma c'erano anche tanti altri autori e conduttori di centrosinistra che da quattro anni non ci sono più, ai quali è stato fatto pagare, professionalmente e umanamente, il prezzo delle loro opinioni, il prezzo della libertà. Chiedo perdono per la lunghezza della necessaria premessa e vengo alla dichiarazione di Bertinotti. In caso di vittoria alle politiche: "''Una cosa e' certa -sottolinea il segretario di Rifondazione- non privilegeremmo mai compagni di partito, io sono per il pluralismo. Mettiamola cosi': noi siamo sopravvissuti anche perche' qualche uomo autorevole ci ha tenuto aperto uno spazio in televisione quando, dopo la rottura con Prodi, con una operazione di regime, noi siamo stati massacrati sistematicamente dalla tv del centrosinistra. Sento di dire un grazie a Vespa, che si e' attenuto ad un elemento di deontologia professionale invitando anche me quando venivo escluso da tutti gli altri''.
Capisco la nobiltà di non "privilegiare" compagni di partito (ma non è scevra da perplessità, visti gli errori madornali del passato) quello che trovo davvero indigesto, caro Fausto, è il venir meno, proprio in te, del senso e del rispetto della collettività, fuorviata da una trasmissione faziosa, in nome di una deontologia "ad personam", quella usata da Vespa nei tuoi confronti. Credo come te in una TV pluralista e democratica e non sono un forcaiolo (Vespa può e deve lavorare, sotto qualunque governo, ci mancherebbe) ma prima di dirgli "grazie" io credo che bisognerebbe far tornare ai microfoni e alle telecamere quei professionisti che in tutti questi anni sono stati cacciati dalla Rai proprio da quelle forze politiche delle quali Mimun, Vespa e tanti altri sono stati i giornalisti di riferimento, e che hanno omesso, dalle loro trasmissioni, tutte le notizie che potevano offuscare gli strepitosi successi economici, politici e culturali del governo Berlusconi.

Un caro e fraterno saluto

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