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Articolo 21 - Editoriali
Proposta e vocazione per un nuovo teatro Valle
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di redazione

Teatro Valle occupato
PROPOSTA PER UN NUOVO TEATRO VALLE


Il 14 giugno un gruppo di lavoratrici e lavoratori dello Spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, hanno occupato il Teatro Valle per salvarlo da un futuro incerto e da un bando pubblico che lo affiderebbe a un privato. Gli occupanti hanno lanciato un appello firmato da oltre 8000 persone. Cittadini, artisti, addetti ai lavori, operatori, personalità della cultura italiana e internazionale, hanno partecipato alla vita del Teatro Valle, che si è affermato come spazio dal forte valore simbolico a livello nazionale, luogo di condivisione di idee ed esperienze, elaborazione di pensiero politico e critico, secondo una scelta di cittadinanza attiva.
Dal confronto nato nelle assemblee di queste settimane è emerso chiaramente che il Teatro Valle deve rimanere pubblico, ed essere riconosciuto e tutelato come un bene comune, con un diritto soggettivo ed un finanziamento dedicato alla gestione delle attività, nelle forme giuridiche di ente o di fondazione. Circa la sua vocazione artistica si è affermata l’idea di creare un centro dedicato alla drammaturgia italiana e contemporanea.
Nel 150° dell’Unità d’Italia è fondamentale la nascita di un teatro dedicato alla scrittura teatrale, attento alla formazione e capace di interloquire alla pari con i suoi omologhi esistenti e operanti all’estero: il Royal Court Theatre di Londra, il Thèatre de la Colline di Parigi, la Schaubuhne di Berlino.
Il teatro dove debuttarono i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, rivoluzionando ed affermando al tempo stesso la drammaturgia italiana è naturalmente il posto più indicato a svolgere tale funzione. Thomas Ostermeier, direttore artistico dello Schaubuhne ha incoraggiato, con una lettera, l’iniziativa.
A fianco della sua vocazione alla scrittura teatrale italiana, data la particolare natura del palcoscenico del Valle e  la storia e la preparazione delle sue maestranze, proponiamo che il Teatro diventi un centro di formazione per tecnici di palcoscenico, valorizzando un’arte italiana riconosciuta in tutto il mondo.
Il Teatro Valle è un luogo importante della vita teatrale del nostro Paese. Gli occupanti chiedono che rimanga pubblico perché l’esigenza di metterlo a profitto rischierebbe di snaturarne la vocazione artistica. Si chiede che la Repubblica si assuma la responsabilità di salvaguardare tale vocazione rispettando il suo impegno di “tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione” così come stabilito dalla costituzione.
Gli occupanti hanno inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedergli di sostenere l’iniziativa.
Gli occupanti sono consapevoli delle difficoltà economiche e finanziarie del Paese, proprio per questo ritengono che la situazione vada affrontata non più con una cieca politica di tagli, ma con progetti lungimiranti che riducano gli sprechi e valorizzino i talenti artistici che costituiscono una risorsa fondamentale e trainante per tutto il paese.
Un futuro rinnovato del Teatro Valle rappresenterebbe un punto d’inizio importante per tutti, inaugurando una nuova stagione delle politiche culturali italiane che riporti al centro del sistema sociale l’arte, il sapere e la creatività attraverso riforme radicali che garantiscano efficienza e autonomia nella gestione pubblica, consentano un intervento virtuoso dei privati e restituiscano dignità ai professionisti del settore con leggi che ne riconoscano le specificità e i diritti.
Con il contributo di Ugo Mattei, docente di diritto civile all'Università di Torino ed estensore dei quesiti referendari sull'Acqua, si stanno immaginando forme nuove di gestione etiche che prevedano la possibilità di una direzione artistica plurale con la garanzia di un turn over; un principio “ecologico” che garantisca l'equilibrio nella distribuzione delle risorse fra piccole e grandi produzioni, tra formazione e ospitalità; l'equità nelle paghe, stabilendo una forbice tra minime e massime; una politica dei prezzi, accessibile e progressiva; organismi di controllo indipendenti; trasparenza e leggibilità dei bilanci attraverso la pubblicazione in rete; elaborazione di un codice etico, modello per tutti i teatri e le compagnie.

www.teatrovalleoccupato.it

VOCAZIONE


PREMESSA

Per quel che riguarda la vocazione del Valle abbiamo raccolto le varie istanze portate alle assemblee nel corso dell’occupazione. A partire dal vuoto di funzioni lasciato dall’ETI, abbiamo analizzato ciò che manca complessivamente al sistema teatro e sentiamo l’esigenza condivisa di creare un centro teatrale per la drammaturgia italiana e contemporanea.
Nel 150° dell’Unità d’Italia ci sembra giusto e necessario dotare il nostro paese di un teatro nazionale e che sia dedicato alla scrittura teatrale.
Crediamo che il teatro dove debuttarono i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, rivoluzionando e al tempo stesso affermando la drammaturgia italiana, sia il posto naturalmente più indicato.
Dal confronto nato in queste assemblee sentiamo condivisa l’esigenza di creare un centro dedicato alla drammaturgia italiana e contemporanea.

UN TEATRO PER LA DRAMMATURGIA ITALIANA
1. Il Teatro Valle deve diventare il centro della drammaturgia italiana, con vocazione alla produzione, alla promozione, alla formazione.
Un teatro vivo in un paese vivo non può prescindere dalla narrazione del presente attraverso processi di scrittura, di messa in scena e di confronto col pubblico.
Processi che non possono più essere affidati in modo contingente alle rassegne, alle capacità imprenditoriali di singoli artisti, al coraggio di produttori pubblici e privati che si concedono il lusso di una rischiosa stravaganza rispetto all’orientamento generale del mercato.
Crediamo che il copione italiano che va in scena e incontra il pubblico possa e debba essere centrale nell’interesse del teatro del nostro paese.
La lingua italiana e il teatro italiano stanno attraversando una fase di trasformazione rapida e brusca. Dobbiamo tenere i riflettori accesi e il sipario aperto su questo processo di trasformazione. Non capire questo processo può vuol dire perdere la capacità di capire noi stessi.
2. Il Teatro Valle deve farsi promotore del teatro italiano sulla scena internazionale e viceversa essere una finestra aperta sulla scena internazionale per il teatro italiano. Deve poter interloquire alla pari coi suoi omologhi esistenti e operanti all’estero, come il Royal Court Theatre di Londra, il Thèatre de la Colline di Parigi, la Schaubuhne di Berlino. Una rete informale di grandi teatri con un interesse particolare verso la drammaturgia contemporanea e che non hanno un referente all’altezza nel nostro paese. Il Teatro Valle deve curare relazioni e scambi culturali con autori, registi, compagnie, artisti, teatri. È quello che fanno i maggiori centri di produzione europea, è la contemporaneità dalla quale non possiamo essere tagliati fuori e che non può essere totalmente delegata all’iniziativa privata o dei teatri pubblici locali.
3. Il Teatro Valle deve continuare ad essere un luogo di indagine e di confronto dei nuovi linguaggi. Ormai da decenni a fianco del Teatro come lo conosciamo nella sua definizione più classica trovano cittadinanza esperienze che vengono dalla scrittura scenica, il teatro danza eccetera. Il Teatro Valle deve creare le condizioni perché queste forme possano continuare a confrontarsi e contaminarsi, non solo tramite il meccanismo dell’ospitalità ma affiancando a questa incontri col pubblico e con altri artisti, workshop, occasioni di dibattito e di lavoro che diano l’occasione a chi fa una ricerca molto specifica di poterla proporre anche al di là della consueta forma biglietto-spettacolo-arrivederci.

4. Il Teatro Valle deve diventare un centro permanente di riferimento per la drammaturgia, colmando i vuoti lasciati dal disciolto IDI, dall’Eti stesso, dalla recente chiusura della Biblioteca Teatrale del Burcardo. Deve fornire agli autori formazione, possibilità di incontri, opportunità di lavoro, deve offrire agli addetti ai lavori e al pubblico la possibilità di conoscere la drammaturgia e l’accesso ai copioni.
Deve dotarsi di un comitato di lettura che legga i copioni che arrivano al teatro, che sia in grado di monitorare continuamente e in tempo reale lo stato della scrittura italiana in Italia e che sia strumento efficiente per le scelte della direzione.
Deve fornire formazione tramite il meccanismo delle residenze, organizzando workshop, favorendo e facendosi promotore di incontri internazionali e della possibilità di dialogo tra gli autori stessi. Un autore di Teatro non può vivere col suo computer. Deve vivere nel Teatro.

IL PATRIMONIO VIVO DELLE MAESTRANZE ITALIANE
A fianco della sua vocazione alla scrittura teatrale italiana crediamo che il Teatro Valle debba valorizzare un’arte italiana che esiste ed è ben consolidata, ma che a volte sembra non sappiamo di avere.
Data la particolare natura del palcoscenico del Valle, la sua e la storia e la preparazione tecnica del suo personale tecnico, il Valle deve trasformarsi in un centro di formazione per tecnici di palcoscenico: tutto il mondo guarda con ammirazione alla preparazione dei tecnici italiani, dovuta anche alla quantità e alla varietà dei teatri coi quali debbono confrontarsi, al modo con il quale il mestiere viene tramandato, alla continua contaminazione tra i tecnici delle compagnie di giro e quelli dei teatri che ospitano queste compagnie. Sarebbe un grave errore sottovalutare e dimenticarsi di valorizzare questo patrimonio.

IL PUBBLICO DI UN TEATRO PUBBLICO
Infine chiediamo che il Valle si ponga per primo come modello virtuoso di quello che dovrebbe essere un sano rapporto con il pubblico per un teatro e per un teatro pubblico in particolare.
Il pubblico deve trovare nel Teatro Valle un’offerta continua di ipotesi di risposte alla sua domanda di Cultura che vadano al di là dello spettacolo come oggetto di consumo. Lo spettatore non può essere trattato come un acquirente di biglietti ma come una parte importante del processo creativo.
Per questo:
1. il Teatro e i suoi spazi devono essere aperti il più possibile. Tutti i teatri europei sono naturali centri di aggregazione e di confronto tra artisti e artisti e pubblico. Solo in Italia siamo legati all’idea di Teatro come luogo dove si entra, si vede lo spettacolo e si va a casa. Culturalmente non possiamo più permetterci questa ‘chiusura’.
2. il prezzo del biglietto deve essere accessibile anche a quel pubblico che normalmente non va a teatro, insomma deve avere un costo politico. Per potercelo permettere però devono pagare tutti: ministri, attori famosi, assessori.


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