Articolo 21 - Editoriali
La terza via
di Montesquieu
Adesso che la manovra è custodita , in buone mani , e tale resterà fino alla decisione del capo dello Stato , non resta che aspettare la firma , o la firma con espunzione , o la non firma. Ormai , l'incertezza , la suspense intorno al procedimento di formazione di una legge si racchiude , nei casi spinosi , quelli che più attraggono l'interesse del governo , nell' atto conclusivo , quello di spettanza del capo dello Stato , che si tratti della promulgazione di una legge o della sottoscrizione di un decreto legge .
In questo caso , dal Quirinale potrebbe arrivare una terza decisione , quella di rinviare l'esame del decreto al termine di una nuova deliberazione termine del consiglio dei ministri , che sicuramente non conosce , e tanto meno ha approvato il testo poi spedito al capo dello Stato. E sarebbe , ad avviso di chi non può pensare di dare suggerimenti fin lassù , la decisione più "esemplare", proprio nel senso di insegnare che nelle democrazie e nei loro atti la forma è sacra e meno trattabile , opinabile della sostanza.
E' un vizio antico , quello di portare nel consiglio del ministri – organo costituzionale , non gruppo di seguaci del presidente - titoli di testi da comporre poi ad opera di chissà chi e chissà dove , con conseguente insofferenza per i ministri che ricordano di non aver mai approvato , o saputo di una certa norma. Forse , la disinvoltura esagerata di questa vicenda ha il pregio di suggerire un brusco ritorno al rispetto delle regole.
L'hanno chiamata compattezza , e hanno chiamato record i tempi minimi di approvazione di manovre finanziarie ,l eggi complesse , leggi personali : invece di chiamare questo fenomeno come l'ultimo caso di deformazione da democrazia personale , in cui la collegialità riservata alle questioni sulle quali discutere non sia pericoloso per l'esito che si vuole raggiungere.
Nell'ordine , questa è la decisione che sembra preferibile , dal punto di vista del rispetto della costituzione.
Subito dopo , se l'esame sarà limitato al merito , c'è da auspicare la separazione di tutto quanto non è necessario ed urgente, nel senso richiesto dalla costituzione per la decretazione d'urgenza , da quanto lo è ,e il via libera solo a questo.
In questo caso , dal Quirinale potrebbe arrivare una terza decisione , quella di rinviare l'esame del decreto al termine di una nuova deliberazione termine del consiglio dei ministri , che sicuramente non conosce , e tanto meno ha approvato il testo poi spedito al capo dello Stato. E sarebbe , ad avviso di chi non può pensare di dare suggerimenti fin lassù , la decisione più "esemplare", proprio nel senso di insegnare che nelle democrazie e nei loro atti la forma è sacra e meno trattabile , opinabile della sostanza.
E' un vizio antico , quello di portare nel consiglio del ministri – organo costituzionale , non gruppo di seguaci del presidente - titoli di testi da comporre poi ad opera di chissà chi e chissà dove , con conseguente insofferenza per i ministri che ricordano di non aver mai approvato , o saputo di una certa norma. Forse , la disinvoltura esagerata di questa vicenda ha il pregio di suggerire un brusco ritorno al rispetto delle regole.
L'hanno chiamata compattezza , e hanno chiamato record i tempi minimi di approvazione di manovre finanziarie ,l eggi complesse , leggi personali : invece di chiamare questo fenomeno come l'ultimo caso di deformazione da democrazia personale , in cui la collegialità riservata alle questioni sulle quali discutere non sia pericoloso per l'esito che si vuole raggiungere.
Nell'ordine , questa è la decisione che sembra preferibile , dal punto di vista del rispetto della costituzione.
Subito dopo , se l'esame sarà limitato al merito , c'è da auspicare la separazione di tutto quanto non è necessario ed urgente, nel senso richiesto dalla costituzione per la decretazione d'urgenza , da quanto lo è ,e il via libera solo a questo.
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