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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi non vuole alleati ma solo collaboratori
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di Montesquieu

Forse, se si tenesse da parte un pò dellâ??allarme riservato ad una nuova Costituzione dalla vigenza assai eventuale, per rivolgerlo agli sfregi che stanno deformando la Costituzione in vigore, si farebbe una cosa utile alle nostre istituzioni. Invece, troppo spesso, anche dallâ??opposizione, a fronte dei comportamenti del capo del governo in tema di relazioni costituzionali si usano impropriamente le categorie della cortesia e del garbo, anziché quella della deformazione costituzionale.

La differenza è sostanziale, perché la cortesia è gradevole ma, alla fine, facoltativa, mentre il rispetto della Costituzione è un obbligo. Informare il capo dello stato non direttamente, ma da collaboratore a collaboratore, dellâ??uscita di un partito dal governo significa, in primo luogo, delegare una funzione non delegabile; ma, ancor più, sottrarre al capo dello stato medesimo lâ??esercizio di una delle sue funzioni principali, per condurre in proprio consultazioni e trattative con i partiti alleati, ed escludere lâ??opposizione dal diritto-dovere di essere informata e di esprimere le proprie valutazioni. Significa, in sostanza, trasformare una funzione terza e super partes in un esercizio di parte.

No, la cortesia non câ??entra neanche un poâ??. Col senno di poi, il Quirinale stesso ha forse fin qui mostrato una comprensibile ma non meritata condiscendenza nel ridurre a problema del governo la reiterata sostituzione dei principali ministri avvenuta in  questi anni. Non è un caso se, lâ??interprete più attendibile delle mosse del capo del governo nelle televisioni di sua proprietà ha dichiarato che vi sarà, bontà loro, una visita al Quirinale per uno â??scambio di veduteâ?.

In realtà, da oltre dieci anni lâ??imprenditore prestato alla politica ha una strategia che lo porta a sfigurare tutte le relazioni, da quelle con le istituzioni costituzionali e di garanzia, a quelle interne alla coalizione. Che il parlamento, in questa legislatura, abbia rinunziato alla funzione legislativa, che è garantita da procedure costituzionalmente prescritte, non è una interpretazione, è  una constatazione. E così per le funzioni di indirizzo, per le quali câ??è la terza camera televisiva che si riunisce quasi ogni giorno; per quella di controllo, il rifiuto integrale del capo del governo a far fronte ai suoi obblighi regolamentari avviene  nellâ??acquiescenza,  non solo della maggioranza, quanto dei presidenti dei due rami del parlamento, soprattutto di quello di Montecitorio, e, incomprensibilmente, delle stesse forze di opposizione. Non è casuale che lâ??unico riferimento istituzionale che si ricordi del capo del governo, è quello dedicato agli investitori che si sono comprate le azioni delle sue società.

Naturalmente, non è difficile capire che la strategia del capo del governo, fin dal suo apparire in pubblico, è quella di porre la figura del capo del governo al centro di tutte le situazioni e le relazioni istituzionali, quando necessario rompendo gli equilibri costituzionali e svilendo il ruolo delle altre istituzioni. A partire dal Capo dello Stato: basta ricordare la pre-divulgazione, con annessa dichiarazione di gradimento, del messaggio quirinalizio a difesa del pluralismo nellâ??informazione. Il capo del governo si faceva arbitrariamente protagonista di una preoccupazione che si riferiva alla sua persona.

Così allâ??interno della coalizione: non vi debbono essere alleati, ma collaboratori o, spesso, servitori. Ad onta del nome rassicurante e ultrademocratico della coalizione stessa: casa delle libertà. Non vengono alla mente quei casi, ahimè non infrequenti, di scoperta di costrizioni e vessazioni operate in istituzioni di accoglienza dai nomi amorosi come villa fiorita o casa dei cedri? Chi, in rari momenti di resipiscenza, tenta di riconquistare la posizione di alleato, viene prima assoggettato ad un fuoco concentrico delle micidiali batterie mediatiche dellâ??imprenditore-governante; poi fatto oggetto di  manovre di svuotamento della propria formazione tramite acquisizione di parlamentari e dirigenti.

Prima ancora delle motivazioni legate alla qualità dellâ??azione di governo, sembra questa lâ??utilità vera, la ragione di fondo della  tentata ribellione di un partito della coalizione. Riacquistare la dignità di un rapporto paritario. Fino ad oggi nessuno, nella casa delle libertà, vi è riuscito. Aspettiamo e sapremo come finirà questa volta: è una questione che non interessa solo la maggioranza.

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