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Articolo 21 - Editoriali
Il dovere di essere informati ...da chi?
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di Fernando Cancedda

Leggo sul sito dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, datata 10 agosto e titolata “Il dovere di essere informati”, una secca replica del presidente dell'Ordine Enzo Iacopino al presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, che altrettanto seccamente avrebbe dichiarato: “L'Ordine dei giornalisti non serve. Chi vuole scrivere lo faccia in tutta liberta' al contrario degli avvocati che devono avere qualcuno che li bacchetta''. "Il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, ha il diritto di non essere favorevole all'esistenza dell'Odg - sostiene Iacopino - ma ha il dovere di una corretta conoscenza degli argomenti che affronta".

E su questo niente da dire, non è certo una difesa d'ufficio dell'Ordine che ha richiamato la mia attenzione. Ma Iacopino subito dopo aggiunge: “L'Odg invierà all'Antitrust l'elenco dettagliato delle sanzioni inflitte ai giornalisti per tutelare il diritto dei cittadini ad una informazione responsabile e pacata, nel rispetto dell'appello del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano”.

E perché solo a lui? Di fatto, non vi sarebbe bisogno di inviare alcunchè a chi ha “il dovere di essere informato” se le sanzioni disciplinari deliberate dagli Ordini regionali ed eventualmente confermate dal Consiglio nazionale fossero normalmente note sulla stampa o almeno sui siti web dell'Ordine insieme ai fatti e ai comportamenti scorretti che le hanno motivate. Io stesso, quand'ero consigliere nazionale dell'Ordine ho avuto modo di sollecitarlo e anche in seguito, come presidente del collegio di Probiviri dell'Associazione Stampa Romana, di discuterne nel merito col presidente dell'Ordine regionale del Lazio. La spiegazione del silenzio sui provvedimenti starebbe, rispondevano, nel “rispetto della privacy”.

Ma trattandosi per la maggior parte di sanzioni morali, come l'avvertimento o la censura, non si comprende quale effetto (penalizzante o d'esempio ai colleghi) possano avere se la comunicazione è data soltanto all'interessato, per lo più convinto di essere nel giusto, “in camera caritatis”.

Se a ciò si aggiunge che perfino le sospensioni e addirittura, come è capitato, la radiazione dall'Ordine sono tenute in scarsa considerazione dagli editori, si può dedurne che, almeno sotto questo profilo, l'Ordine dei giornalisti davvero non serve o serve a poco. Che poi, come conclude la nota di Iacopino, l'Odg renda “alle casse dello Stato circa due milioni di euro l'anno che probabilmente contribuiscono a pagare le significative indennità dei membri di varie authority", potrà forse essere oggetto di meditazione per questi funzionari ma non motivo di consolazione per i colleghi giornalisti che contribuiscono indirettamente a pagarli.

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