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Articolo 21 - Editoriali
Benedetto XVI. E se Papa Ratzinger fosse un riformatore?
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di Giuliano Santelli

Negli ambienti più moderati della Curia romana si va diffondendo il timore che questo Pontefice, come sostiene lâ??acuto cardinale Silvestrini ( già  influente â??ministro degli esteriâ? del Vaticano, promotore, come il suo predecessore Casaroli, dellâ??apertura a Est e ai â??fratelli separatiâ? di Israele e dellâ??Islam), recherà molte sorprese. Come spesso è accaduto nella storia dei papati ( e il riferimento a Benedetto XV, il papa che si oppose fermamente alla Grande guerra e che sostenne lâ??ingresso dei cattolici nella politica, lo confermerebbe), si entra in Conclave con la nomea di restauratori della fede e si esce papi riformatori.

Stando ai navigati esperti di â??cose vaticaneâ?, lâ??elezione di Ratzinger in solo 24 ore e al quarto scrutinio, sarebbe avvenuta dopo un accordo tra lâ??ala riformatrice e quella più curiale sulla base di alcuni dati di fatto: il cardinale bavarese avrebbe promesso sostanziali cambiamenti negli organigrammi interni  già nei prossimi mesi ( fatta salva lâ??ovvia riconferma momentanea di tutti gli incarichi, come per tradizione avviene); come Prefetto della Congregazione per la fede, era lâ??unico alto prelato, stimato e amato da Giovanni Paolo II, non legato ad alcuna lobby interna (Opus Dei e comunione e Liberazione, solo per fare qualche nome), in quanto rinchiuso nella â??torre dâ??avorioâ? dellâ??elite intellettuale, i guardiani della dottrina liberi da qualsiasi condizionamento correntizio; i suoi trascorsi conciliari da giovane  riformatore insieme allâ??ala â??modernistaâ?, guidata dal teologo Hans Kung e dal  cardinale belga Schelleenbex, oltre che animatore della pregevole rivista â??Conciliumâ?; le sue uscite pubbliche a favore del dialogo interreligioso, il suo attaccamento a San Benedetto, la sua â??impronta patristicaâ? legata agli studi su Santâ??Agostino.

Insomma, Ratzinger, come qualcuno della Curia insinua, agli inizi degli anni Settanta si tolse gli abiti riformatori ( quando allora quellâ??ala iniziò a discostarsi notevolmente con la Dottrina sociale propugnata da Paolo VI- Montini), per indossare quelli curiali più defilati e moderati.

Ben sapendo di essere un Papa di transizione, vista lâ??età e gli acciacchi della salute, Ratzinger ha davanti a sé un pontificato che dovrà fare i conti con la caduta delle vocazioni e delle frequenze ecclesiali in Europa, con il dialogo interrotto verso i fratelli ortodossi, con la pace ferita dai tanti conflitti, con lo spettro dello scontro tra civiltà (lâ??Islam contro il Cristianesimo!), il dilagare del relativismo, del settarismo e del sincretismo religioso nei paesi più industrializzati, con lâ??omologazione dei costumi consumistici nei paesi più industrializzati, dove alla fede collettiva cattolica si va imponendo quella individualistica della â??religione fai da teâ?.

Ecco, allora, che preoccupati per il suo Magistero petrino autonomo e in condizionabile, i settori ecclesiastici e politici conservatori cercano di tirarlo per la giacchetta, accreditandolo come restauratore dei costumi e come fustigatore della morale corrente, per determinarne anche le sue future posizioni in campo politico-sociale. Mentre, da sinistra si teme per quel suo passato di â??custode dellâ??ortodossiaâ?.

Ma di  quale ortodossia si teme a sinistra? Forse si crede che un Papa latinoamericano o africano o asiatico avrebbe dato impulso alle correnti che un tempo si rifacevano ai â??teologi della liberazioneâ?? Eâ?? unâ??epoca morta e sepolta, degna degli storici ecclesiastici. La maggioranza del sinodo episcopale mondiale è pervaso da lotte intestine tra prelati secolarizzati e politicizzati ( ai quali indirettamente ha rivolto i suoi strali proprio Ratzinger durante la Via Crucis ultima, quando sostituì Papa Woytila già sul viale del tramonto), tra lotte di potere condotte per interessi lobbistici legati ad associazione del tipo â??massonicoâ? , tra quanti pur fedeli ai dettami della Chiesa universale si fanno â??tappetinoâ? versi i tanti potentati locali, che grondano dittatura e il liberalità.

Per queste ragioni, la destra ecclesiale non si fida e cerca continuamente di mettere â??cappelloâ? sullâ??elezione di Benedetto XVI, non avendo però fatto i conti con il furbo â??lavoratore della Vigna del Signoreâ?, che, lo ricordiamo, per far rinvigorire le viti, pota le piante a fondo, rizolla con forza la terra attorno e , per valorizzarne il vino, spesso è impegnato a inventare, a sperimentare, a innovare, perché appunto la vigna non avvizzisca.

Unâ??ultima annotazione: lunedì 25 aprile, 60esimo anniversario della Liberazione, Papa Benedetto XVI andrà a far visita al sepolcro di San Paolo fuori le mura. Fu il luogo prescelto da Giovani XXIII per annunciare lâ??apertura del Concilio e fu il luogo dello storico incontro tra Paolo VI e il patriarca ortodosso greco Atenagora. Segnali di apertura conciliare, di collegialità ecclesiale, di comunanza tra i fratelli separati, come la prima omelia in latino, al termine della Messa nella Cappella Sistina, aveva lasciato intuire.

 Ma per i laici italiani è anche la zona che ricorda i primi atti di eroismo e di ribellione resistenziale allâ??occupante nazista, che vide protagonisti insieme reparti militari, carabinieri e civili.

Mai una coincidenza di luoghi e di simboli fu così felice e azzeccata! Se questi sono i primi passi di Papa Ratzinger, molti a sinistra e, soprattutto, a destra, dovranno rivedere le proprie posizioni stancamente preconcette.

A volte lo Spirito santo nel segreto dellâ??urna di un Conclave tira proprio degli scherzi barbini!

 

 

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