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Articolo 21 - Editoriali
Rai. Va in onda â??Gli ultimi giorni di Salòâ?
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di Salamandra

Un piano di restaurazione è stato illegittimamente varato dagli ultimi tre irriducibili â??giapponesiâ?, asserragliati sul  trabiccolante triciclo aziendale, scorrazzanti  nei corridoi felpati del settimo piano di viale Mazzini.
Da domani lâ??azienda multimediale pubblica più grande dâ??Europa non sarà più la stessa. Come un tuffo nel passato più oscuro, indietro di 30 anni, la RAI tornerà alla forma organizzativa quando esisteva un solo capo, che rispondeva direttamente al potere esecutivo, al capo del governo del momento ( sempre un democristiano), spazzando via quanto di buono dalla prima riforma del 1974 e dalle successive ristrutturazioni era sopravissuto.
Come negli â??ultimi giorni della Repubblica di Salòâ?, i vertici superstiti tentano di accentrare le leve di comando, finanziarie e umane ( dagli appalti, ai programmi più â??sensibiliâ?, alle nomine, alla svendita degli immobili), fino a stringere con un cappio al collo lâ??informazione radiotelevisiva, snaturandone le logiche di autonomia e pluralità.
Il â??tallone di ferroâ? (come scrisse il grande Jack London, preconizzando agli inizi del Novecento lâ??avvento del nazismo) che il direttore generale Cattaneo (uomo di Alleanza Nazionale, più precisamente del plenipotenziario La Russa) sta schiacciando sullâ??azienda provocherà solo una caduta della produzione interna e della sua qualità in ogni settore.
La Rai è davvero come un cavallo stremato, assetato e al limite delle forze, come lo scultore Manzù ha visionariamente scolpito nel bronzo allâ??ingresso del palazzo di vetro di Viale Mazzini.
Dopo anni di ribaltoni ad ogni cambio di governo, dopo lâ??era dei professori e dei manager, dopo lâ??era dellâ??Ulivo e delle preconizzate privatizzazioni ( con lâ??allora Direttore generale Celli, indicato dal duo Dâ??Alema-Velardi, impegnato a creare strutture atte alla vendita ai privati, fuori da qualsiasi legge appropriata), dopo due anni abbondanti di oppressione del regime di destra, questâ??azienda rischia di afflosciarsi su se stessa, mentre Mediaset gode di ottima salute, produce programmi innovativi e sforna utili da record, che vanno ad ingrossare le tasche del premier-padrone Berlusconi.
Câ??era una strada diversa per superare la â??divisionalizzazioneâ? inventata da Celli e rimasta in vita come un fardello organizzativo anche con i nuovi vertici di destra? Probabilmente sì!
Bastava anteporre alla ristrutturazione accentratrice, utile solo per creare nuovi superdirigenti allineati al nuovo binomio politico-culturale Alleanza Nazionale Forza Italia, un progetto editoriale sullo sviluppo delle idee di programmazione, intrattenimento, fiction, informazione e approfondimento. Bastava analizzare i tanti insuccessi firmati dagli â??intellettualiâ? e manager voluti dalla destra, messi nei posti  e nelle fasce di trasmissione, un tempo gestiti da grandi professionisti, oggi emarginati per ordine di Berlusconi.
Bastava rimettere in circolo persone e idee indipendenti, che anche sotto lâ??era dellâ??Ulivo erano stati inascoltati del tutto o in parte. Si è scelta invece la strada del putsch amministrativo, del  tipo â?? o con noi o contro di noiâ?: appunto sul canovaccio del dejà vu â??Gli ultimi giorni di Salòâ?.
Chi ci rimetterà saranno ancora una volta gli abbonati, le realtà grandi e piccole che vorrebbero diventare protagoniste della comunicazione nazionale, le tante voci di movimenti e gruppi politici che invece vengono sistematicamente ignorate o emarginate.
Ma ci rimetteranno anche le migliaia di lavoratori ( amministrativi, tecnici, giornalisti, produttori, manager) che finora avevano creduto al servizio pubblico e a qualche possibilità di rilancio, e che invece si troveranno con unâ??azienda asfittica, sempre più colonizzata da supermanager provenienti dallâ??azienda del premier-padrone Berlusconi, e soprattutto con programmi, trasmissioni e scelte organizzative provenienti dallâ??esterno, prefabbricati in appalto da società in qualche modo legate sempre a Sua Emittenza.
Basterà tutto questo scempio a far scattare lâ??orgoglio aziendalista dei dipendenti della RAI e a far superare antiche e inutili gelosie corporative che hanno fin qui creato più divisioni che altro, permettendo ai vertici succedutisi negli ultimi dieci anni di fare e disfare dellâ??azienda a proprio piacimento, con lâ??unico risultato di diminuirne prestigio e minarne successi e profitti?

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