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Articolo 21 - Editoriali
Interrogativi costituzionali
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di Montesquieu

A  volte, di questi tempi, sembra che la nostra Costituzione si riduca ad un unico principio, che prevale su tutti gli altri : le camere non si possono sciogliere fino a quando in Parlamento c'è una maggioranza. Banalizzando, si potrebbe  dire," hanno la maggioranza, quindi ora facciano quello che vogliono".
Visto che così la pensano praticamente tutte le forze politiche , salvo momentanee  dissociazioni , la stragrande maggioranza dei costituzionalisti e dei formatori di opinione, e in primo luogo le massime autorità costituzionali , non può che essere così. Il che significa  che se , ipoteticamente , arrivassero a guidare il paese con regolari elezioni coalizioni politiche a sostenuto tasso di vandalismo istituzionale , il paese se le dovrebbe tenere per i canonici cinque anni , e nessuno potrebbe farci nulla. Detto del paese che , come viene sostenuto con autorevole enfasi  , avrebbe  la più bella costituzione del mondo , si stenta a crederlo , ma deve essere così. Anzi , sicuramente è così.
E' così , anche, se un pezzo di maggioranza scivola di mano  , e viene sostituita con chi ci sta , e l'adesione  tardiva diviene titolo valido quanto quello dell'elezione originaria nelle file della  maggioranza. Praticamente , pare di capire , l'unico elemento di continuità sembra dover essere , per l'intera legislatura , quel nome messo a capo della lista , ad indicare il candidato alla guida del governo. Il resto è anonimo , quindi sostituibile .
Se poi quella maggioranza , cangiante quando occorre , decidesse di seguire il governo comunque - magari sull'onda di un rapporto di rappresentatività  tra elettori ed eletti rimosso del tutto, e surrogato  da un rapporto di conseguente dipendenza  con il designatore parlamentare –nell'intento di svuotare le camere delle prerogative costituzionali  , sopprimendo le funzioni di controllo e indirizzo , che costringerebbero ad una sgradevole contaminazione  con le opposizioni; trasportando testi legislativi preconfezionati dai palazzi di governo , veri o parificati , testi impossibili da sbirciare nelle sedi parlamentari prima del voto di fiducia , unico voto; facendo sì che l'unico momento dialettico del procedimento legislativo divenga quello della  promulgazione , un tempo mero adempimento burocratico ; e così via , per non ripetere cose di dominio pressochè comune ,   non ci si potrebbe fare nulla , per l'anomala gerarchia dei princìpi costituzionali   di cui sopra?
Se poi , quanto resta del procedimento legislativo  accuratamente disegnato in costituzione  garantisce l'approvazione di leggi  non leggi , quali sono quelli utili  per quel giorno o per quella situazione o per quella persona  ,  e questo ci trascina  fuori dall'impianto normativo  tollerato nel nostro e nei sistemi democratici in genere  , anche qui , tant'è , con quella maggioranza cangiante ma indefettibile , non resta che aspettare tempi migliori?
Potrebbe anche succedere che quella maggioranza , e quel governo, e quel capo dell'esecutivo ,decidessero, in virtù di quel malinteso e indisturbabile principio di maggioranza , di intaccare i fondamenti di un altro  princìpio , quello sì costitutivo delle democrazie , che va sotto il nome di separazione dei poteri : che significa esclusione di rapporti di gerarchia tra le istituzioni, se non bilanciati ,di reciproco rispetto ,di interferenza funzionale ,se non di  vero e proprio ostruzionismo  allo svolgimento delle altrui funzioni. Grave ,ma incontrastabile ,da chicchessia ,anche questo? Se poi ,le istituzioni svillaneggiate ,intimidite o additate al disprezzo generale (anche il prezzo di questo ,incidentalmente ,è un pedaggio ineluttabile?) dovessero attrezzarsi e reagire conseguentemente ,e ne nascesse una bella rissa interistituzionale ,tutti contro tutti ,davvero nessuno potrebbe occuparsene e fare , o almeno dire , qualcosa?
Il caso Banca d'Italia è emblema dei guasti  della politica che prevarica e capovolge il senso profondo dell'autonomia delle autorità e delle burocrazie  nel fare le nomine malauguratamente ad essa attribuite : davvero si deve assistere in sbigottita impotenza allo smantellamento e all'occupazione delle strutture portanti non politiche del paese ,per interessi di parte? Il ministro vuole un suo protetto , un altro dopo quello messo a capo dell'autorità della borsa; il capo del governo vuole risolvere con quella nomina altri contenziosi addirittura internazionali,  i candidati buttati l'uno contro l'altro si guardano bene dal ricordarsi il proprio dovere di servitori civile : guasti sopportabili in nome dell'esistenza di una specie di maggioranza intermittente , che non regge la prova di un voto di merito e si materializza solo per testimoniare la fedeltà ad un benefattore?
Chi vive in Italia , e ne segue le tendenze pubbliche , sa che il campionario  dei princìpi immolati all'esistenza di una tremolante  maggioranza è appena all'inizio.  Ma è proprio vero che l' altro piatto della bilancia , a sostegno di altri interessi costituzionali , civili o democratici , oggi anche di  presenza in comunità , sovranazionali o internazionali , non può contrapporre nulla o quasi?


 
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