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Articolo 21 - Editoriali
Anche ad Assisi si è parlato dei beni comuni
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di Giuseppe Giulietti

Si può pensare quello che si vuole di questo Pontefice, si può essere assai distanti da molte delle sue prese di posizione in materia di temi eticamente sensibili, di concezione della vita, del rapporto con il potere temporale, ma non si può sottovalutare l'importanza dell'incontro che si sta svolgendo  ad Assisi.
Non si tratta di fare della retorica sullo "spirito di Francesco", ma di comprendere che, in un momento di crisi profonda e devastante, mondiale e nazionale, la Chiesa e le Chiese riescono a convocarsi insieme, a rintracciare un filo comune,  ad usare la fede non come una clava , ma come un possibile ponte tra le diversità, una chiave interpretativa per favorire la ricerca del dialogo rispetto all'uso delle armi.
Non c'è bisogno di essere "credenti più o meno devoti",  per apprezzare che esistano ancora dei luoghi pubblici dove è possibile riunire donne, per la verità ancora pochissime, e uomini attorno ad un comune progetto di dialogo, di contrasto alla fame, alla sete, alla povertà alle guerre.
Che piaccia o no anche ad Assisi si è parlato dei beni comuni, di quei valori universali che non potrebbero o non dovrebbero essere sottratti a chi non ha altro che questi beni per garantirsi davvero il diritto alla vita.
Certo si potrebbe chiedere alle Chiese tutte e non solo a quella cattolica,  perchè tanti silenzi sul crollo etico, perchè tante distrazioni sul furto di risorse comuni, perchè tante connivenze con regimi intolleranti ed irrispettosi dei più elementari diritti civili?
Eppure le Chiese, tutte, riescono ancora a riunirsi, ad investire in pensieri che vadano oltre la cronaca , a progettare percorsi  comuni, mentre la politica e le istituzioni internazionali  stentano,manifestano subordinazione alle autorità finanziarie  e alla speculazione, non riescono a far prevalere il bene comune sugli interessi particolari.
Comunque la si pensi, e noi spesso la pensiamo in modo diverso dalla gerarchia  cattolica e dalle Chiese in generale, non si può resrare indifferenti a questo grande appuntamento che, non a caso , si è svolto ad Assisi, graie anche  alla caparbietà, all'entusiasmo, alla energia dei frati del convento, coordinati da padre Piemontese e da Enzo Fortunato.
Questa volta, per la prima volta, le porte dell'incontro sono state aperte anche ai non credenti, agli atei, per ascoltare il punto di vista di pensatori forti, non banali, preoccupati dal futuro, alla ricerca di punti di contatto comuni tra chi fonda la ricerca della verità nella rascendenza e chi cerca di avvicinarsi affidansosi al  dubbio, al metodo sprimentale, alla ricerca continua di una possibile sintesi etica, che è cosa assai diversa dal crollo delle rispettive identità, dalla rinuncia alla propria autonomia culurale e politica.
Comprendiamo che la politica italiana, in queste ore, anche in queste ore, sia distratta dal crollo prossimo venturo, dalla disfatta morale del paese, e su questo la Chiesa ha avuto ed ha responsabilità non rimuovibili facilmente, ma forse sarà bene prestare  attenzione all'incontro di Assisi, alle sue conclusioni, alle sue profezie, al grido d'allarme arrivato d aogni punto della terra.
Forse su questi temi un dialogo ed un confronto non sono più rinvabili , in prticolare da parte di quelle forze politihe e sociali  che non intendono limitarsi alla politica politicante, alla rissa quotidiana, alla  polemica dell'istante, ma che vogliano invece  ritrovare l'ambizione di tornar a progettare  a quella che un tempo si chiamava " La città Futura", sia essa quella terrena, sia essa, per i credenti di ogni fede, quella spirituale.

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