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Articolo 21 - Editoriali
La sconfitta dell'Auditel, una vittoria di Megachip e Articolo21
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di Giulio Gargia

Sei mesi fa, parlavamo di Auditel in ritirata. Oggi, questa ritirata si è trasformata in una rovinosa sconfitta. La sentenza del giudice di Milano  accoglie integralmente tutte le tesi di Megachip propugnate nel nostro libro ??L'arbitro è il venduto? e trasformate in azione politica dalla campagna ??Basta Auditel?, condotta insieme ad Articolo 21.   Walter Pancini, direttore dell'Auditel, alle ultime Grolle d'Oro di Saint Vincent, come provocazione, aveva detto: ??Oscuriamo l'Auditel per i media. Lasciamo passare un mese e poi li rendiamo pubblici. A quel punto non importa più niente a nessuno?.   La cosa da lui detta come una boutade, come una sorta di paradosso per suscitare reazioni, oggi è un concetto contenuto in una sentenza di un giudice della Repubblica. Il quale obbliga l'Auditel a non divulgare i dati di alcuni canali satellitari. Riconoscendo che possono rappresentare una turbativa sul mercato, ovvero danneggiare alcuni e favorire altri.   Per inciso, questa del divieto di divulgazione è una delle proposte fatte da Megachip e Articolo 21, il 24 maggio 2002, nel convegno alla FNSI che segnò l'inizio della battaglia contro lo strapotere Auditel. La sentenza si limita a vietare la divulgazione dei dati delle satellitari che hanno fatto ricorso, ma è indubbio che accoglie il principio-base per la delegittimazione dell'Auditel.   

Scrive infatti il giudice : "esiste la probabile parziale inattendibilità della metodologia di rilevamento" e c'è anche un'esplicita censura a quello che la Corte d' Appello chiama "il difetto di trasparenza e informazione", più volte da noi denunciato.   Secondo le cronache, il direttore dell'Auditel all'epoca di Saint Vincent, si disse ?esasperato? ?Non si può stare sotto accusa tutti i giorni. E mai una volta che, da parte di chi contesta, arrivi una seria proposta alternativa? si lamentava Pancini.   Chissà adesso, poverino. Infatti, oggi prova a interpretare alla rovescia il segno della sentenza, dicendo che la stessa Corte non ha condannato l'Auditel. Ma il problema non è quello di ??rinviare, raffreddare, sopire?. Il problema investe il cuore del sistema televisivo italiano.  E non è vero nemmeno che non è arrivata una proposta alternativa da noi ??contestatori?. 

Le soluzione ci sono, sono diverse e articolate.   Le ricordo a Pancini :  

a ) Bisogna applicare la legge 249 e far sì che sia l'Autorità delle Telecomunicazioni in prima persona a fare i rilevamenti degli ascolti.  

b) L'Auditel deve consegnare i dati grezzi ( cioè non trattati dai suoi software ) ad esperti indipendenti per consentire elaborazioni alternative.  

c ) Bisogna che l'Autorithy avvi ricerche qualitative che integrino e correggano il dato Auditel nell'opinione pubblica. E devono essere diffusi in contemporanea. In sostanza, chi dice quanti spettatori hanno visto Fede, ci deve anche dire a quanti è piaciuto e a quanti no, di modo che il numero non diventi automaticamente indice di qualità. 

d ) Dev'essere reso pubblico l'IQS RAI, ovvero la ricerca sul gradimento dei programmi del servizio pubblico. Ricerca resa pubblica una sola volta, nell'ottobre dello scorso anno, che ha dato risultati ?eversivi? per gli attuali vertici RAI e che da allora è stata nuovamente segretata. Nonostante la sua pubblicazione sia prevista , ogni trimestre, dall'accordo tra Stato e RAI. 

Solo un uso accorto e combinato di queste misure garantirà la nostra battaglia contro lo strapotere del monopolio dell'Auditel. Perciò, fino a quel momento, le polemiche continueranno.   Ma è indubbio che oggi , dopo il pronunciamento dell'Antitrust, dell'Authority delle Telecomunciazioni, e questa sentenza, possiamo dire che una prima, importante battaglia di Megachip e Articolo 21 è vinta.

Tre anni fa, nessuno sapeva cosa fosse l'Auditel. Oggi, dopo due libri, tre convegni e una campagna mediatica condotta con zero risorse e la sola nostra fantasia, il problema dell'Auditel è argomento sempre più all'ordine del giorno

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