di Salamandra
Domenica scorsa il â??Corriere della seraâ? per mano del suo Direttore, Stefano Folli, ha sollevato il coperchio su di una pentola che stava bollendo senza che nessuno avesse la voglia o quantomeno lâ??interesse di vedere cosa câ??era dentro.
Nel suo editoriale, Folli si chiedeva del perché attorno allo stato di salute del ministro per le riforme, nonché capo e fondatore della Lega, Bossi, fosse stata calata una cortina di silenzio, pur rispettando i sentimenti di riservatezza della famiglia. In pratica, il Direttore del â??Corriereâ? , dopo aver stilato un panegirico sulle capacità politiche del â??Senaturâ?, invitava medici e famiglia a squarciare quel velo di privacy. Tanto più che Bossi non è un semplice â??privatoâ? cittadino, ma un uomo politico di primissimo piano, che tra lâ??altro ricopre un preciso impegno di governo. Il che lo rende ancor più â??persona a tutela di privacy limitataâ?, come avviene nella stragrande maggioranza dei paesi democratici del mondo.
Folli e il â??Corriereâ?, insomma, sposavano domenica scorsa una tesi che avevamo lanciato sul nostro sito il Primo di Aprile, quattro giorni prima. Ci si potrebbe anche spingere più in là : il â??Corriereâ? prendeva a prestito ( è un eufemismo!) il nostro ragionamento logico e le nostre tesi, per sostenere la necessità di dare trasparenza nella comunicazione in tema di salute degli uomini politici, che rivestano incarichi di alto livello.
Una tesi ribadita anche da una sentenza della Corte Europea per i Diritti dellâ??Uomo di Strasburgo (sentenza Lingens contro Austria), che agli inizi degli anni Ottanta prese le difese di un giornalista che aveva svelato il passato filo-nazista del Cancelliere austriaco Bruno Kreisky, sostenendo che è lecito svelare la privacy di un uomo pubblico, in quanto la sua sfera di tutela della riservatezza è più ridotta, rispetto al semplice cittadino.
E così da Lunedì, la Televisione pubblica ( un servizio del TG1 di massimo ascolto, alle 20)e ,a seguire, la maggioranza dei quotidiani hanno iniziato fatto conoscere lo stato di salute di Bossi, attraverso un bollettino medico, su autorizzazione della famiglia.
Peccato, però, che come in altre occasioni ( ma ce ne facciamo vanto lo stesso!) nellâ??editoriale del â??Corriereâ? non si facesse cenno alla primogenitura del ragionamento e della richiesta di togliere la tutela della privacy sullo stato di salute di Bossi. Peccato davvero, perché su questi come su altri argomenti, che riguardano lo stato della libertà di informazione in Italia, lo stato di salute del pluralismo della RAI, dei colpi bassi del regime berlusconiano allâ??articolo 21 della nostra Costituzione, spesso ci troviamo a predicare in un deserto mediatico, che per fortuna in alcuni casi dura lo spazio di qualche giorno, per poi essere ripresi e amplificati dai grandi organi di stampa.
Eâ?? anche questa la conferma che avevamo visto giusto due anni fa, quando costituimmo il nostro movimento e demmo vita a questo sito, oggi sempre più libero e, perché no, anche più autorevole.
Grazie â??Corrieroneâ? e grazie anche a Folli! La prossima volta, però, citate almeno la fonte, visto che tra noi e voi non si potrà mai parlare di concorrenza!