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di Zap Mangusta*
Le parolacce di Molière e la curiosa etica televisiva di Zap Mangusta* Siamo alle solite. Nemmeno ieri su questo sito, scrivevo un corsivo sull' "Appartenenzaâ?, pezzo in cui, tra le tante, mi chiedevo che fine avessero fatto, in video, i comici veramente corrosivi "alla Paolo Rossi" ed oggi l' ho saputo : li censurano. Sempre. Per problemi di linguaggio sembra, di "turpiloquio" per essere esatti, di parolacce per essere chiari. Ci risiamo. L'ennesima censura su pretesto. Ed è solo la punta dell' Iceberg. Ammesso che l' Iceberg sia fatto di "cacca" (che se non sbaglio, era una delle parole incriminate). La stessa Rete (RAI 2) che ha mandato in onda in prima serata "L" Isola dei famosi" (discretamente congegnato ma pieno di parolacce) e che mandava in onda in seconda serata, il programma di Mammuccari (mediocremente congegnato ma pieno di parolacce), di Dj Angelo in terza serata (mal congegnato e pieno di parolacce), decideva di non mandare più in onda, alle 24 circa, ora in cui non solo i bimbi sono a letto ma anche la maggior parte dei grandi, la seconda ed ultima parte del teatro di Molière di Paolo Rossi e le loro succose e gioiose suggestioni. Giudicate troppo scollacciate e dunque "pericolose".
Anche se, com' è sin troppo facile intuire, il problema non era il turpiloquio (peraltro "bippato" in tutti gli altri programmi della Rete). Così come non lo era per le precedenti censure di Luttazzi, Guzzanti, Hendel, di quella più silenziosa ma altrettanto ingiusta di Maurizio Crozza, rivelazione televisiva dello scorso anno in "Quelli del Calcio" o per le ormai storiche epurazioni di Santoro e di Biagi oltrechè per il recente ed annunciato esilio di Enza Sampò che stava facendo (ad Uno Mattina !) una discreta televisione di servizio e di gusto. Già , ma allora qual'è il vero "problema" di questi personaggi e di questa televisione. Il problema - verrebbe da dire con facile battuta - è nella scelta dei programmi che "non" vengono censurati.
E nei talk scadenti e faziosi, negli argomenti prevedibilmente obsoleti delle fictions, nel proliferare dei reality show e nel fatto che intorno a loro si agiti un vero e proprio mercato d' ospitate, con relativo business di serate che arricchisce buona parte degli intermediari), nel fatto che programmi del genere "Amici" e "Saranno famosi" si sostituiscono nell"immaginario collettivo alle scuole, mentre le vere scuole d'Arte come l"Accademia di Roma, il Piccolo di Milano, il Conservatorio, rischiano di perdere attrattiva, perchè giudicate, troppo lunghe, "serie" e faticose e soprattutto "perchè non ti fanno finire subito in televisione", volendo sorvolare - per la simpatia che m' ispira Bonolis - sulle simpatiche "miserie" dei programmi "pacco" che fanno vincere alla gente, milioni di "nuovo conio".
E potrei continuare a lungo. Insomma il problema è da ricercare nei contenuti e nelle scelte che si operano dirigenzialmente e nel controllo "blindato" dei palinsesti e dei personaggi che vanno regolarmente in onda. Nella Rai come a Mediaset. Si dirà : ma questo è quello che vuole il pubblico, che possiamo farci. Enorme sciocchezza ! Chiunque ne sappia, anche un briciolo, di comunicazione, sa bene che tutti i bisogni vengono indotti (chi vive di pubblicità poi, come i dirigenti di una struttura televisiva, lo sanno benissimo.)
E vero invece che la gente vuole quello che il sistema televisivo, con perizia capillare, gli "suggerisce" sia meglio volere, ed è altresi vero che l"incolpevole pubblico s' ingolla il prodotto "meno peggiore" tra quelli che si trovano in offerta sul bancone. Tutto ciò a dispetto del fatto che nei compiti di qualche importante network televisivo (ad esempio la RAI), sia esplicitamente sottolineato il mandato di " formare e sviluppare il senso critico dello spettatore", attraverso uno Statuto che "suggerisce" all"Azienda di svolgere un servizio culturale, etico e sociale, di formazione del proprio pubblico.
Ora, a voler fare gli etici (e non i bigotti, badate bene) la stragrande maggioranza dei programmi televisivi è quasi del tutto immorale, poichè quando non propone films e telefilms in cui vengono rapiti bambini e stuprate ragazze, propone inchieste in cui vengono trattati "maniacalmente" casi in cui qualcuno è stato misteriosamente ammazzato o ha compiuto stragi ed omicidi, senza contare le trasmissioni che veicolano concetti che ben che vada sono da considerare "segregazionisti" : come dorme il vip " Cosa mangia il vip " Come si diverte il vip ". Se poi volessimo fare i pignoli, in numerosi casi sono più che amorali, giacchè in qualche caso vi partecipano personaggi di dubbia moralità che sovente hanno avuto a che fare con scandali vari se non addirittura con la giustizia . E allora" E allora c"è che dovremmo smetterla di fare i farisei. Se le parolacce di mezzanotte sono un problema, che non passino più sul video nemmeno i vari "Vacanze di Natale" o i programmi del Bagaglino, in prima serata.
E non si facciano più vedere le labiali dei calciatori durante le partite e non si alimentino nei talk le polemiche che fanno scattare gli insulti e non si mettano in palio, milioni di euro con le lotterie e si smetta di usare la parola "vips" che di per se è un odioso epiteto di matrice razzista (chi sarebbero le persone poco o niente importanti : quelle che ogni mattina si alzano per andare a lavorare per mandare avanti il paese ? ) Come si evince, la censura è solo la punta virtuale di un iceberg, ma come in ogni iceberg che si rispetti, è sotto che si nasconde la parte più grossa. E la parte più grossa è che in televisione, sono i contenuti che fanno paura, è l'intelligenza che fa paura, è l'arguzia che fa paura.
Da noi programmi come il David Letterman Show o il Jay Leno che scherzano sui potenti americani in modo ferino ma arguto, non solo sarebbero oggetto di continue interpellanze parlamentari ma probabilmente sarebbero causa del probabile arresto dei conduttori. Ma partiamo dai contenuti. E dunque dalla cultura. Non è un caso che quella che comunemente viene definita "la cultura" (di tutti i generi) sia più o meno sparita in tivù. Arte, musica e filosofia, sono per esempio quasi del tutto assenti assenti dai palinsesti .
Scienza, storia e tecnologia sono racchiuse a loro volta in un unico QUARK che ha fatto, del pur bravo Piero Angela e del figlio , i depositari della "cultura nazionale" televisiva (il che se vogliamo è un tantino eccessivo). L"intelligenza, dopo essere stata saldamente nelle mani di Maurizio Costanzo e di Marzullo è recentemente finita in quelle di Bruno Vespa e di Mara Venier. Quando si dice dalla padella... Per quello poi che riguarda l'arguzia, relativa ai programmi di intrattenimento, viene da chiedersi dove siano finite quelle "trasmissioni" non omologate che avevano un pizzico di originalità e di coraggio : gli eredi de "Il poeta ed il contadino" di Cochi e Renato, di "Televacca" di Benigni, de "L"altra domenica" di Arbore "Su la testa"di Rossi e Albanese di "Anima mia" di Fazio-Baglioni (solo per citarne alcuni) . Semplice : sono nella nostra memoria. E lì rimarranno, almeno per il momento. Perchè non ci sono epigoni all"orizzonte televisivo. Non possono esserci.
Perchè in questi ultimi quindici/ vent"anni anni la televisione è diventata un modello " pseudo-culturale" che influenza, condiziona ed appiattisce verso il l basso e dunque in questa sua forsennata "immersione" verso gli abissi, non può permettersi digressioni e nè sbavature (di medio o addirittura alto profilo). E l' Auditel gli fa da degno compare in quest"impresa. Insieme alla spiccata "sensibilità " della maggioranza dei dirigenti mediatici, sempre in preda al timor panico di suscitare il dispetto di coloro di cui rappresentano un investimento e cioè i signori delle Marche, intesi come Procacciatori di Saponette, Detersivi ed Affini. E siccome in giro non vi sono più rapporti che non mirino ad altri rapporti, è molto probabile che, se le cose non cambiano, in un futuro non molto lontano, non possano nemmeno venire "immaginati" programmi non sottoposti a censura preventiva, che garantisca che nulla possa scostarsi dal canone di ciò che risulta gradito ed oltremodo rassicurante agli inserzionisti.
Guidati "ciecamente" dal faro dei dati Auditel, sulla cui attendibilità peraltro, come sappiamo, c'è parecchio da ridire. Ma il problema del condizionamento televisivo, non si esaurisce qui : alcuni miei colleghi, tra i più abili e "ricchi di talento", stanno facendo credere al pubblico (ormai da anni) che esiste un' alternativa alla vita reale (che come tutti sappiamo in questo momento non è poi così entusiasmante), che è quella dei "reality show" e dunque dei giochi di ruolo, ossia dei programmi che sotto un vestito di impresa rischiosa, punteggiata da difficoltà di varia natura, nasconde un periodo piuttosto breve e remunerato, di grande esposizione visiva e di conseguente notorietà per gente e comune e cosiddetti vips, che ognuno può sperare di emulare, qualora riesca ad approdare (grazie a qualche soffiata) in uno studio televisivo ed a partecipare un casting di genere, magari "pilotato".
Un giorno un mio amico autore, parlando del pubblico ed imitando Paul Elouard, mi ha detto:" Gli abbiamo fatto credere che c' è un'altra vita dentro questa : è stato un bel colpo" mi ha detto "Già ..." gli ho risposto "...e non credi che un giorno qualcuno potrebbe processarci per questo?" Mi ha ribattuto :".. è più facile che ci facciano dirigenti di Qualcosa" Gli ho e mi sono detto : "Dovrebbero poterci essere delle alternative, non pensi ?" Mi ha fatto spallucce ed è tornato al computer. Certo, un giorno, in Italia, sarebbe bello poter scrivere programmi televisivi non ridotti, tradotti, estrapolati, evinti, riassunti, derivati ed infine copiati (per intero) da format stranieri, programmi che contengano "addirittura" dei contenuti : un sillogismo che è diventato improbabile come vedere un pesce a Trento che si aggira per il centro, in sella ad una bicicletta.
E" improbabile che avvenga in tempi recenti. La vita attuale chiede spensieratezza gaia e "disimpegno" e siccome oggi siamo arrivati al paradosso che la vita "non vive più" ma "quello che vive" è quello che succede in video, sta accadendo che nella vita "finta", tutto va seguito, controllato e pilotato, mentre in quella vera, le cose possono anche essere abbandonate e/o lasciate al caso. Al punto che muri, autobus, ritrovi pubblici e stadi, sono pieni di sconcezze e volgarità che nessuno più cancella. Mentre in tivù le parolacce vengono prontamente censurate. Il motivo è semplice : la vita vera può essere rozza e schifosa, la vita vera può essere anche penosa e difficile, la cosa è di per sè irrilevante (basta non parlarne), il fatto veramente importante è che la sua "rappresentazione" ossia quella che molta gente, come nel Matrix cinematografico, giudica "la vera vita ", ossia quella televisiva, almeno quella, sia bella, elegante e sorridente, anche se dichiaratamente fasulla. Per questo ultimamente si fa un uso smodato della parola "percezione". Per distinguere la realtà dal virtuale.
A favore del virtuale, naturalmente. E se ogni tanto a contaminare questa leggiadra "patacca" di Eden mediatico, arriva qualche guerra, qualche attentato, qualche tsunami o qualche morte eccellente che proprio non si può ignorare, in questo caso la contromossa dev' essere pronta, immediata ed efficace, per quanto ( quella sì ! ) grossolana e triviale : spettacolizzare ogni lutto ed ogni catastrofe e renderla il più possibile, smaccatamente "televisiva". In questo pregevole contesto "morale", che sposa l"etica dello sciacallo a quella dello squalo, mescolandola a quella del suino e contaminandola con quella del serpente (che nessun dirigente, ovviamente si è mai preso la briga di affrontare "eticamente"), sbalordisce che vengano censurate le parole del mio amico Paolo Rossi che ho visto a teatro e che oltre ad essere "contestuali" e pregnanti, sono pure dannatamente divertenti.
Tra l'altro ricordo, distintamente d' aver letto, a suo tempo, che riguardo alle suddette "parolacce", il solerte direttore di RAI 2, aveva dichiarato che si sarebbe adoperato per fare in modo che le parolacce sparissero da tutti i reality show ed ho pensato : "curioso", perchè non appena questo signore fu insediato come Direttore, (l"ho letto coi miei occhi) dichiarò che avrebbe fatto in modo che dalla sua Rete sparissero del tutto "i reality show", a favore di una televisione di Qualità (anche se poi "qualcuno" deve avergli spiegato che la cosa non era così facile come far fare ginnastica alle labbra). Tuttavia, come sappiamo, se in Italia si dovesse dar conto di quello che si dichiara sui giornali e/o si avesse il benchè minimo senso del pudore, non ci sarebbe più il problema della disoccupazione e le lettere di dimissioni viaggerebbero in un via vai senza sosta che le Poste non dovrebbero più fare spot per promuovere i loro servizi : la realtà è che il pubblico dimentica in fretta, questo lo sanno pure i bambini che vanno a letto prima di mezzanotte, e così è diventato di moda affermare in toni enfatici, quello che poi ci s" affretta a ritrattare (nei fatti), non appena la situazione lo richiede. Pur di rimanere selvaggiamente attaccati alla poltrona.
Che è sport nazionale, esente da turpiloquio e tuttavia non meno gravido di irriguardosità morale (eccoli qua, i farisei.). Si capisce pertanto perchè i Direttori di Rete si affannino a risparmiare sui costi dei programmi o a fare ascolti, non ha importanza "come", se con le Licciso o con un " moderato confronto" a base di strascicate chiome tra la verace Elia e la poco loquace ma procace Yespica, nota ai più come fidanzata di dj Francesco, noto ai più come figlio di Facchinetti, noto ai più, come "uno dei Pooh". Domani, i numeri dei risparmi e degli ascolti verranno sbandierati ed i dirigenti che li avranno ottenuti, otterranno una sicura promozione. Nessuno gli chiederà "come" hanno ottenuto quegli ascolti e quei risparmi, se col taglio dei programmi di qualità e col trionfo della più triviale beceraggine. Ma tant'è. E poi ci si meraviglia che sullo stivale italico, alligni e trionfi la furbizia (che Molière e Paolo Rossi sbertucciano. Che sia questo il "vero" motivo della loro censura ?).
Alle nostre latitudini si è soliti chiedere il pragmatico "quanto", al posto del più filosofico ed evanescente "come?" Personalmente, negli ultimi dieci anni, ho firmato una trentina di programmi radiofonici e televisivi ed in alcuni casi, sono stati sottoposti alla mia attenzione, libroni che contenevano caratteristiche e qualità dei maggiori personaggi televisivi, vergati in profili contenenti tassi d"inquietudine, di riconoscibilità e di simpatia & Varie : vere e proprie follie "genetiche" da tavole di Mengele in cui i personaggi mediatici venivano "definiti" in base ad alcune caratteristiche fisico-contenutistiche, (è di questi giorni la "denuncia" di Ambra su come alcuni dirigenti televisivi la obbligassero a dimagrire drasticamente, se voleva andare in televisione) ; una volta ricordo che chiesi per un programma un attore comico ( occasionalmente scuro ed un po" tracagnotto) e me ne venne suggerito un altro (alto, biondo e dagli occhi azzurri) spiegandomi che "quelli del marketing" avevano detto che il tasso d' inquietudine del comico da me prescelto (con cui avevo in precedenza lavorato allo Zelig) era troppo alto e destabilizzante e creava uno spiazzamento nel telespettatore che "spalmato" sulla poltrona con i centri di controllo disattivati, non doveva essere richiamato all'ordine mentale, dalle parole e/o dall"immagine del comico "inquietante", altrimenti non si sarebbe più sciroppato i prodotti della pubblicità e gli inserzionisti avrebbero fatto storie. Ed io mi dissi : "Fantastico, è il trionfo della comicità ...intelligente.." Ricordo che il comico in questione si chiamava Rocco ed era considerato "inquietante" in quanto interpretava il ruolo del "meridionale incazzato" (oltrechè di gran talento) che si chiedeva il perchè dell' emarginazione dalla Società delle persone intelligenti.
Non c'è da meravigliarsi dunque, se molti programmi di contenuto, al momento, in televisione, non vengano realizzati o qualora riescano a sfuggire alle sottili (ma rigide) maglie del controllo perventivo, vengano censurati,. Del resto basta guardarsi intorno, il livello medio dei programmi televisivi è, come la maggioranza del pubblico attesta ogni qual volta viene interpellato, piuttosto scarso (per non dire sconfortante) e coinvolge un po" tutti i settori : registi improvvisati, ideatori arruffoni, attori che hanno il livello di preparazione di un aspirante apprendista : gente che fa il /la protagonista nelle fictions, sino a quindici anni fa avrebbe fatto la comparsa nel plotone di esecuzione del polpettone storico di turno (in seconda fila) : onesti ed ammiccanti indossatori /trici di maglioni, di divise e di cappelli, più famosi per i loro amorazzi da gossip, che per le loro interpretazioni artistiche,sono in copertina su tutte le riviste del settore, al punto che nessuno più si meraviglia, se, dopo un eclatante successo di audience (quasi sempre originato dal fatto che siccome ben 3O milioni di italiani, guardano la tivù quotidianamente, raggranellarne sei in prima serata, non è impresa così impossibile), il protagonista o la protagonista di questo eclatante successo dichiarano che nei loro immediati progetti c'è il disegno di iscriversi ad una "scuola di recitazione" (!!) per imparare a recitare (!!!!!) ; questo mentre quei pochi bravi e degni attori di Prosa ancora in giro (ce ne sono !) si rassegnano, loro malgrado, a farsi deportare nelle "ficscion nostrane"a base di avvocati, commissari, poliziotti e carabinieri, anche se poi, per fare gli ascolti "veri" (dai nove milioni in su) bisogna "ricorrere ai santi" (o ai preti), di cui peraltro vi sono su piazza registi e produttori specializzati (l"articolo tira). L"esplosiva miscela " dirigenti- produzione - pubblico -" è così diventata devastante : gli uni dicono : " Diamo al pubblico quello che vuole."
Gli altri ribattono "E lo realizziamo pure ad un prezzo ridotto" ed infine i più deboli, gli spettatori , rispondono : " e che dobbiamo fare, anche stavolta vedremo quello che passa il "convento". Del resto il satellite ha un costo notevole ed andare al cinema in due o tre, ormai è diventato un lusso..." I risultati di questo nobile andazzo, sono sotto gli occhi di tutti : il livello medio di cultura del nostro paese ha raggiunto e superato (per difetto naturalmente) quello della Turchia (rispetto ai paesi europei) e solo il 5 % degli italiani, legge un libro all"anno mentre proliferano spaventosamente gli analfabeti di ritorno (che sono una quindicina di millioni ), ossia gli ex istruiti che non praticando più la "cultura" da anni, stanno progressivamente regredendo all "humus" delle elementari . E poi in giro si ascolta la litania che il nostro paese non è competitivo, perchè non investe a sufficienza nella ricerca. Come se tutte le cose non fossero collegate. Anche se il nostro signor presidente del Consiglio sembra pensarla diversamente, quando dalle vesti di tycoon televisivo passa alla leadership del paese.
Chi cerca di sottarsi a questo penoso e sconfortante andazzo, viene guardato con commiserazione o peggio come un idealista utopico, in poche parole come un "pirla", almeno sino a quando i numerosi rifiuti e le cocenti delusioni non lo convincono a cambiare idea. Ed anche questa è censura. Nemmeno troppo sottile, per giunta. Questa è la situazione generale della cultura e dei Media nel nostro paese e non c"è da stupirsi se in giro proliferano i programmi di "satira funzionale al sistema", che stuzzicano, facendo finta di squarciare e punzecchiano facendo finta di sventrare ; non bisogna censurarli quelli (che motivo ci sarebbe, poi ") : il pubblico deve credere alla democraticità dell"apparato, in modo che dirigenti e politici possano sbandierare la bandiera della loro liberale, democratica e tollerante imparzialità . Bisogna fermare gli altri piuttosto : quei pochi che non stanno alle regole e che la satira invece (o l"informazione), vorrebbero farla veramente.
E" innegabile che molti autori, comici ed intellettuali di sinistra si siano fatti raggirare da questo giochino. Me compreso, per un breve periodo di tempo. Almeno sino a quando non me ne sono accorto ed ho deciso di averne abbastanza, preferendo scrivere libri di Filosofia (per il momento) e scegliendo di venire considerato una specie di terrorista mediatico che sottopone programmi di difficile attuazione e di improbabile "gestibilita"; gli ultimi da me firmati : "Barracuda" su Italia 1 e "Nice che dice" su Radio 2. Entrambi "silurati" dopo la prima stagione, a dispetto dei buoni numeri e dell"ottima accoglienza della critica. Realizzati, almeno. Già , perchè oltre a quelli censurati ci sono quelli a cui non viene permesso di vedere la luce, perchè " il mercato non consente l"uscita". Un po" di tempo fa su il quotidiano Repubblica c"era un "intervista a firma di Gianni Mura fatta a mio padre Bruno Pesaola, giocatore ed allenatore di calcio, in cui lui diceva che il calcio di oggi è noia, che "sparerebbe" (ad acqua) all'inventore del pressing, (per legittima difesa, visto che questi ha ucciso il calcio), che allo stadio ormai non si diverte più nessuno, che una partita sembra una tragedia greca (prima e dopo) e che gli spettatori arrivano gia incazzati, perchè i biglietti costano troppo, poi vedono un brutto calcio e s"incazzano ancora di più.
Ed inoltre sono incazzati perchè ritengono sia immorale dare cinque/sei miliardi all"anno di ingaggio (di vecchie lire) ad un buon giocatore. Uno solo (di miliardi !), considerando la situazione, potrebbe pure avanzare. Mio padre tra qualche mese compirà 8O anni. Ha giocato 400 partite in serie A (che oggi diventerebbero 7OO-8OO). Ha vinto scudetti e Coppe Italia. Non parla per sentito dire ma perchè il calcio lo conosce. Anche se oggi queste "verità " non si dicono più con tanta facilità . Ecco in televisione, forse l'avrebbero censurato. Solo perchè ha usato la parola "incazzarsi", non perchè ha detto che il gioco del calcio si è snaturato e che i vertici dirigenziali sembrano averne perso completamente il controllo e che la gente dovrebbe disertare gli stadi, almeno sino a quando il calcio non tornerà ad essere quello che era : un gioco.
L"avrebbero censurato : per turpiloquio, naturalmente. Verrebbe quasi da crederlo. Tuttavia non bisogna prendersela troppo con la televisione. Il prode Marzullo recentemente ha detto che è di moda prendersela con la televisione. Una televisione che lo ha fatto "delegato della cultura" per RAI UNO (a dimostrazione di quanto "la cultura" sia tenuta in gran conto da quelle parti) : la Rete ammiraglia che ha lanciato le gemelle Lecciso, la Rete delle Reti in cui i protagonisti delle "Cinque giornate di Milano", parlavano in romanesco. E poi c"è chi dice che "la satira" è finita. In conclusione, non rimane che unirsi idealmente alle parole di Dario Fo (che ho visto in gran forma l'altro ieri a Napoli) e che esortava gli intellettuali che in questo momento storico appaiono un po" storditi, intimiditi e "suonati", a reagire ed a far e sentire a gran forza la loro voce. A voi che state leggendo dunque, un grande" Lunga vita al lupo ! ".
Siamo gente coraggiosa, non intendiamo avere immeritati vantaggi a spese di un animale, che in fondo fa il suo "mestiere". Tocca a noi non abbassare la guardia e cercare di proteggere le pecore. E dunque buona fortuna. E coraggio. Il lupo può essere a cacciato. Sono passate tante cose, prima o poi passerà anche lui. Meglio prima, naturalmente.
*ZAP MANGUSTA autore e conduttore radiotelevisivo, scrittore, autore del libro â??Il flipper di Popperâ?
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