Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Le parolacce di Molière e la curiosa etica televisiva
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Zap Mangusta*

Le parolacce di Molière e la curiosa etica televisiva   di Zap Mangusta* Siamo alle solite. Nemmeno ieri su questo sito, scrivevo un corsivo sull'  "Appartenenzaâ?, pezzo in cui, tra le tante, mi chiedevo che fine avessero fatto, in video, i comici veramente corrosivi "alla Paolo Rossi" ed oggi  l' ho saputo : li censurano. Sempre. Per problemi di linguaggio sembra,  di "turpiloquio" per essere esatti, di parolacce per essere chiari. Ci risiamo.  L'ennesima censura su pretesto. Ed è solo la punta dell' Iceberg. Ammesso  che l' Iceberg sia fatto di "cacca" (che se non sbaglio, era una delle parole  incriminate). La stessa Rete (RAI 2) che ha mandato in onda in prima serata  "L" Isola dei famosi" (discretamente congegnato ma pieno di parolacce) e  che mandava in onda in seconda serata, il programma di Mammuccari (mediocremente  congegnato ma pieno di parolacce), di Dj Angelo in terza serata (mal  congegnato e pieno di parolacce), decideva di non mandare più in onda, alle  24 circa, ora in cui non solo i bimbi sono a letto ma anche la maggior parte  dei grandi, la seconda ed ultima parte del teatro di Molière di Paolo Rossi  e le loro succose e gioiose suggestioni. Giudicate troppo scollacciate e  dunque "pericolose".

Anche se, com' è sin troppo facile intuire, il problema  non era il turpiloquio (peraltro "bippato" in tutti gli altri programmi  della Rete). Così come non lo era per le precedenti censure di Luttazzi,  Guzzanti, Hendel, di quella più silenziosa ma altrettanto ingiusta di Maurizio  Crozza, rivelazione televisiva dello scorso anno in "Quelli del Calcio"  o per le ormai storiche epurazioni di Santoro e di Biagi oltrechè per il  recente ed annunciato esilio di Enza Sampò che stava facendo (ad Uno Mattina  !) una discreta televisione di servizio e di gusto. Già, ma allora qual'è  il vero "problema" di questi personaggi e di questa televisione. Il problema  - verrebbe da dire con facile battuta - è nella scelta dei programmi che "non"  vengono censurati.

E nei talk scadenti e faziosi, negli argomenti prevedibilmente obsoleti delle fictions, nel proliferare dei reality show e nel fatto che  intorno a loro si agiti un vero e proprio mercato d' ospitate, con relativo  business di serate che arricchisce buona parte degli intermediari), nel  fatto che programmi del genere "Amici" e "Saranno famosi" si sostituiscono  nell"immaginario collettivo alle scuole, mentre le vere scuole d'Arte come  l"Accademia di Roma, il Piccolo di Milano, il Conservatorio, rischiano di  perdere attrattiva, perchè giudicate, troppo lunghe, "serie" e faticose  e soprattutto "perchè non ti fanno finire subito in televisione", volendo  sorvolare - per la simpatia che m' ispira Bonolis - sulle simpatiche "miserie"  dei programmi "pacco" che fanno vincere alla gente, milioni di "nuovo conio".  

E potrei continuare a lungo. Insomma il problema è da ricercare nei contenuti  e nelle scelte che si operano dirigenzialmente e nel controllo "blindato"  dei palinsesti e dei personaggi che vanno regolarmente in onda. Nella Rai  come a Mediaset. Si dirà : ma questo è quello che vuole il pubblico, che  possiamo farci. Enorme sciocchezza ! Chiunque ne sappia, anche un briciolo,  di comunicazione, sa bene che tutti i bisogni vengono indotti (chi vive  di pubblicità poi, come i dirigenti di una struttura televisiva, lo sanno  benissimo.)

E vero invece che la gente vuole quello che il sistema televisivo,  con perizia capillare, gli "suggerisce" sia meglio volere, ed è altresi  vero che l"incolpevole pubblico s' ingolla il prodotto "meno peggiore" tra  quelli che si trovano in offerta sul bancone. Tutto ciò a dispetto del fatto  che nei compiti di qualche importante network televisivo (ad esempio la  RAI), sia esplicitamente sottolineato il mandato di " formare e sviluppare  il senso critico dello spettatore", attraverso uno Statuto che "suggerisce"  all"Azienda di svolgere un servizio culturale, etico e sociale, di formazione  del proprio pubblico.

Ora, a voler fare gli etici (e non i bigotti, badate  bene) la stragrande maggioranza dei programmi televisivi è quasi del tutto  immorale, poichè quando non propone films e telefilms in cui vengono rapiti  bambini e stuprate ragazze, propone inchieste in cui vengono trattati "maniacalmente"  casi in cui qualcuno è stato misteriosamente ammazzato o ha compiuto stragi  ed omicidi, senza contare le trasmissioni che veicolano concetti che ben  che vada sono da considerare "segregazionisti" : come dorme il vip " Cosa  mangia il vip " Come si diverte il vip ". Se poi volessimo fare i pignoli,  in numerosi casi sono più che amorali, giacchè in qualche caso vi partecipano  personaggi di dubbia moralità che sovente hanno avuto a che fare con scandali  vari se non addirittura con la giustizia . E allora" E allora c"è che dovremmo  smetterla di fare i farisei. Se le parolacce di mezzanotte sono un problema,  che non passino più sul video nemmeno i vari "Vacanze di Natale" o i programmi  del Bagaglino, in prima serata.

E non si facciano più vedere le labiali  dei calciatori durante le partite e non si alimentino nei talk le polemiche  che fanno scattare gli insulti e non si mettano in palio, milioni di euro  con le lotterie e si smetta di usare la parola "vips" che di per se è un  odioso epiteto di matrice razzista (chi sarebbero le persone poco o niente  importanti : quelle che ogni mattina si alzano per andare a lavorare per  mandare avanti il paese ? ) Come si evince, la censura è solo la punta virtuale  di un iceberg, ma come in ogni iceberg che si rispetti, è sotto che si  nasconde la parte più grossa. E la parte più grossa è che in televisione,  sono i contenuti che fanno paura, è l'intelligenza che fa paura, è l'arguzia  che fa paura.

Da noi programmi come il David Letterman Show o il Jay Leno  che scherzano sui potenti americani in modo ferino ma arguto, non solo sarebbero  oggetto di continue interpellanze parlamentari ma probabilmente sarebbero  causa del probabile arresto dei conduttori. Ma partiamo dai contenuti.  E dunque dalla cultura. Non è un caso che quella che comunemente viene definita  "la cultura" (di tutti i generi) sia più o meno sparita in tivù. Arte, musica  e filosofia, sono per esempio quasi del tutto assenti assenti dai palinsesti  .

Scienza, storia e tecnologia sono racchiuse a loro volta in un unico QUARK  che ha fatto, del pur bravo Piero Angela e del figlio , i depositari della  "cultura nazionale" televisiva (il che se vogliamo è un tantino eccessivo).  L"intelligenza, dopo essere stata saldamente nelle mani di Maurizio Costanzo  e di Marzullo è recentemente finita in quelle di Bruno Vespa e di Mara  Venier. Quando si dice dalla padella... Per quello poi che riguarda l'arguzia,  relativa ai programmi di intrattenimento, viene da chiedersi dove siano  finite quelle "trasmissioni" non omologate che avevano un pizzico di originalità  e di coraggio : gli eredi de "Il poeta ed il contadino" di Cochi e Renato,  di "Televacca" di Benigni, de "L"altra domenica" di Arbore "Su la testa"di  Rossi e Albanese di "Anima mia" di Fazio-Baglioni (solo per citarne alcuni)  . Semplice : sono nella nostra memoria. E lì rimarranno, almeno per il momento.  Perchè non ci sono epigoni all"orizzonte televisivo. Non possono esserci.  

Perchè in questi ultimi quindici/ vent"anni anni la televisione è diventata  un modello " pseudo-culturale" che influenza, condiziona ed appiattisce  verso il l basso e dunque in questa sua forsennata "immersione" verso gli  abissi, non può permettersi digressioni e nè sbavature (di medio o addirittura  alto profilo). E l' Auditel gli fa da degno compare in quest"impresa. Insieme  alla spiccata "sensibilità" della maggioranza dei dirigenti mediatici,  sempre in preda al timor panico di suscitare il dispetto di coloro di cui  rappresentano un investimento e cioè i signori delle Marche, intesi come  Procacciatori di Saponette, Detersivi ed Affini. E siccome in giro non  vi sono più rapporti che non mirino ad altri rapporti, è molto probabile  che, se le cose non cambiano, in un futuro non molto lontano, non possano  nemmeno venire "immaginati" programmi non sottoposti a censura preventiva,  che garantisca che nulla possa scostarsi dal canone di ciò che risulta gradito  ed oltremodo rassicurante agli inserzionisti.

Guidati "ciecamente" dal  faro dei dati Auditel, sulla cui attendibilità peraltro, come sappiamo, c'è parecchio  da ridire. Ma il problema del condizionamento televisivo, non si esaurisce  qui : alcuni miei colleghi, tra i più abili e "ricchi di talento", stanno  facendo credere al pubblico (ormai da anni) che esiste un' alternativa alla  vita reale (che come tutti sappiamo in questo momento non è poi così entusiasmante),  che è quella dei "reality show" e dunque dei giochi di ruolo, ossia dei  programmi che sotto un vestito di impresa rischiosa, punteggiata da difficoltà  di varia natura, nasconde un periodo piuttosto breve e remunerato, di grande  esposizione visiva e di conseguente notorietà per gente e comune e cosiddetti  vips, che ognuno può sperare di emulare, qualora riesca ad approdare (grazie  a qualche soffiata) in uno studio televisivo ed a partecipare un casting  di genere, magari "pilotato".

Un giorno un mio amico autore, parlando del  pubblico ed imitando Paul Elouard, mi ha detto:" Gli abbiamo fatto credere  che c' è un'altra vita dentro questa : è stato un bel colpo" mi ha detto  "Già..." gli ho risposto "...e non credi che un giorno qualcuno potrebbe  processarci per questo?" Mi ha ribattuto :".. è più facile che ci facciano  dirigenti di Qualcosa" Gli ho e mi sono detto : "Dovrebbero poterci essere  delle alternative, non pensi ?" Mi ha fatto spallucce ed è tornato al computer.  Certo, un giorno, in Italia, sarebbe bello poter scrivere programmi televisivi  non ridotti, tradotti, estrapolati, evinti, riassunti, derivati ed infine  copiati (per intero) da format stranieri, programmi che contengano "addirittura"  dei contenuti : un sillogismo che è diventato improbabile come vedere un  pesce a Trento che si aggira per il centro, in sella ad una bicicletta.  

E" improbabile che avvenga in tempi recenti. La vita attuale chiede spensieratezza  gaia e "disimpegno" e siccome oggi siamo arrivati al paradosso che la vita  "non vive più" ma "quello che vive" è quello che succede in video, sta accadendo  che nella vita "finta", tutto va seguito, controllato e pilotato, mentre  in quella vera, le cose possono anche essere abbandonate e/o lasciate al  caso. Al punto che muri, autobus, ritrovi pubblici e stadi, sono pieni di  sconcezze e volgarità che nessuno più cancella. Mentre in tivù le parolacce  vengono prontamente censurate. Il motivo è semplice : la vita vera può  essere rozza e schifosa, la vita vera può essere anche penosa e difficile,  la cosa è di per sè irrilevante (basta non parlarne), il fatto veramente  importante è che la sua "rappresentazione" ossia quella che molta gente,  come nel Matrix cinematografico, giudica "la vera vita ", ossia quella televisiva,  almeno quella, sia bella, elegante e sorridente, anche se dichiaratamente  fasulla. Per questo ultimamente si fa un uso smodato della parola "percezione".  Per distinguere la realtà dal virtuale.

A favore del virtuale, naturalmente.  E se ogni tanto a contaminare questa leggiadra "patacca" di Eden mediatico,  arriva qualche guerra, qualche attentato, qualche tsunami o qualche morte  eccellente che proprio non si può ignorare, in questo caso la contromossa  dev' essere pronta, immediata ed efficace, per quanto ( quella sì ! ) grossolana  e triviale : spettacolizzare ogni lutto ed ogni catastrofe e renderla il  più possibile, smaccatamente "televisiva".   In questo pregevole contesto "morale", che sposa l"etica dello sciacallo  a quella dello squalo, mescolandola a quella del suino e contaminandola  con quella del serpente (che nessun dirigente, ovviamente si è mai preso  la briga di affrontare "eticamente"), sbalordisce che vengano censurate  le parole del mio amico Paolo Rossi che ho visto a teatro e che oltre ad  essere "contestuali" e pregnanti, sono pure dannatamente divertenti.

Tra  l'altro ricordo, distintamente d' aver letto, a suo tempo, che riguardo  alle suddette "parolacce", il solerte direttore di RAI 2, aveva dichiarato  che si sarebbe adoperato per fare in modo che le parolacce sparissero da  tutti i reality show ed ho pensato : "curioso", perchè non appena questo  signore fu insediato come Direttore, (l"ho letto coi miei occhi) dichiarò  che avrebbe fatto in modo che dalla sua Rete sparissero del tutto "i reality  show", a favore di una televisione di Qualità (anche se poi "qualcuno"  deve avergli spiegato che la cosa non era così facile come far fare ginnastica  alle labbra). Tuttavia, come sappiamo, se in Italia si dovesse dar conto  di quello che si dichiara sui giornali e/o si avesse il benchè minimo senso  del pudore, non ci sarebbe più il problema della disoccupazione e le lettere  di dimissioni viaggerebbero in un via vai senza sosta che le Poste non dovrebbero  più fare spot per promuovere i loro servizi : la realtà è che il pubblico  dimentica in fretta, questo lo sanno pure i bambini che vanno a letto prima  di mezzanotte, e così è diventato di moda affermare in toni enfatici, quello  che poi ci s" affretta a ritrattare (nei fatti), non appena la situazione  lo richiede. Pur di rimanere selvaggiamente attaccati alla poltrona.

Che  Ã¨ sport nazionale, esente da turpiloquio e tuttavia non meno gravido di  irriguardosità morale (eccoli qua, i farisei.). Si capisce pertanto perchè  i Direttori di Rete si affannino a risparmiare sui costi dei programmi o  a fare ascolti, non ha importanza "come", se con le Licciso o con un "  moderato confronto" a base di strascicate chiome tra la verace Elia e la  poco loquace ma procace Yespica, nota ai più come fidanzata di dj Francesco,  noto ai più come figlio di Facchinetti, noto ai più, come "uno dei Pooh".  Domani, i numeri dei risparmi e degli ascolti verranno sbandierati ed  i dirigenti che li avranno ottenuti, otterranno una sicura promozione. Nessuno  gli chiederà "come" hanno ottenuto quegli ascolti e quei risparmi, se col  taglio dei programmi di qualità e col trionfo della più triviale beceraggine.  Ma tant'è. E poi ci si meraviglia che sullo stivale italico, alligni e trionfi  la furbizia (che Molière e Paolo Rossi sbertucciano. Che sia questo il "vero"  motivo della loro censura ?).

Alle nostre latitudini si è soliti chiedere  il pragmatico "quanto", al posto del più filosofico ed evanescente "come?"  Personalmente, negli ultimi dieci anni, ho firmato una trentina di programmi  radiofonici e televisivi ed in alcuni casi, sono stati sottoposti alla mia  attenzione, libroni che contenevano caratteristiche e qualità dei maggiori  personaggi televisivi, vergati in profili contenenti tassi d"inquietudine,  di riconoscibilità e di simpatia & Varie : vere e proprie follie "genetiche"  da tavole di Mengele in cui i personaggi mediatici venivano "definiti" in  base ad alcune caratteristiche fisico-contenutistiche, (è di questi giorni  la "denuncia" di Ambra su come alcuni dirigenti televisivi la obbligassero  a dimagrire drasticamente, se voleva andare in televisione) ; una volta  ricordo che chiesi per un programma un attore comico ( occasionalmente scuro  ed un po" tracagnotto) e me ne venne suggerito un altro (alto, biondo e  dagli occhi azzurri) spiegandomi che "quelli del marketing" avevano detto  che il tasso d' inquietudine del comico da me prescelto (con cui avevo in  precedenza lavorato allo Zelig) era troppo alto e destabilizzante e creava  uno spiazzamento nel telespettatore che "spalmato" sulla poltrona con i  centri di controllo disattivati, non doveva essere richiamato all'ordine  mentale, dalle parole e/o dall"immagine del comico "inquietante", altrimenti  non si sarebbe più sciroppato i prodotti della pubblicità e gli inserzionisti  avrebbero fatto storie. Ed io mi dissi : "Fantastico, è il trionfo della  comicità...intelligente.." Ricordo che il comico in questione si chiamava  Rocco ed era considerato "inquietante" in quanto interpretava il ruolo del  "meridionale incazzato" (oltrechè di gran talento) che si chiedeva il perchè  dell' emarginazione dalla Società delle persone intelligenti.

Non c'è da  meravigliarsi dunque, se molti programmi di contenuto, al momento, in televisione,  non vengano realizzati o qualora riescano a sfuggire alle sottili (ma rigide)  maglie del controllo perventivo, vengano censurati,. Del resto basta guardarsi  intorno, il livello medio dei programmi televisivi è, come la maggioranza  del pubblico attesta ogni qual volta viene interpellato, piuttosto scarso  (per non dire sconfortante) e coinvolge un po" tutti i settori : registi  improvvisati, ideatori arruffoni, attori che hanno il livello di preparazione  di un aspirante apprendista : gente che fa il /la protagonista nelle fictions,  sino a quindici anni fa avrebbe fatto la comparsa nel plotone di esecuzione  del polpettone storico di turno (in seconda fila) : onesti ed ammiccanti  indossatori /trici di maglioni, di divise e di cappelli, più famosi per  i loro amorazzi da gossip, che per le loro interpretazioni artistiche,sono  in copertina su tutte le riviste del settore, al punto che nessuno più   si meraviglia, se, dopo un eclatante successo di audience (quasi sempre  originato dal fatto che siccome ben 3O milioni di italiani, guardano la  tivù quotidianamente, raggranellarne sei in prima serata, non è impresa  così impossibile), il protagonista o la protagonista di questo eclatante  successo dichiarano che nei loro immediati progetti c'è il disegno di iscriversi  ad una "scuola di recitazione" (!!) per imparare a recitare (!!!!!) ; questo  mentre quei pochi bravi e degni attori di Prosa ancora in giro (ce ne sono  !) si rassegnano, loro malgrado, a farsi deportare nelle "ficscion nostrane"a   base di avvocati, commissari, poliziotti e carabinieri, anche se poi,  per fare gli ascolti "veri" (dai nove milioni in su) bisogna "ricorrere  ai santi" (o ai preti), di cui peraltro vi sono su piazza registi e produttori  specializzati (l"articolo tira). L"esplosiva miscela " dirigenti- produzione  - pubblico -" è così diventata devastante : gli uni dicono : " Diamo al  pubblico quello che vuole."

Gli altri ribattono "E lo realizziamo pure ad  un prezzo ridotto" ed infine i più deboli, gli spettatori , rispondono :  " e che dobbiamo fare, anche stavolta vedremo quello che passa il "convento".  Del resto il satellite ha un costo notevole ed andare al cinema in due o  tre, ormai è diventato un lusso..." I risultati di questo nobile andazzo,  sono sotto gli occhi di tutti : il livello medio di cultura del nostro paese  ha raggiunto e superato (per difetto naturalmente) quello della Turchia  (rispetto ai paesi europei) e solo il 5 % degli italiani, legge un libro  all"anno mentre proliferano spaventosamente gli analfabeti di ritorno (che  sono una quindicina di millioni ), ossia gli ex istruiti che non praticando  più la "cultura" da anni, stanno progressivamente regredendo all "humus"  delle elementari . E poi in giro si ascolta la litania che il nostro paese  non è competitivo, perchè non investe a sufficienza nella ricerca. Come  se tutte le cose non fossero collegate. Anche se il nostro signor presidente  del Consiglio sembra pensarla diversamente, quando dalle vesti di tycoon  televisivo passa alla leadership del paese.

Chi cerca di sottarsi a questo  penoso e sconfortante andazzo, viene guardato con commiserazione o peggio  come un idealista utopico, in poche parole come un "pirla", almeno sino  a quando i numerosi rifiuti e le cocenti delusioni non lo convincono a cambiare  idea. Ed anche questa è censura. Nemmeno troppo sottile, per giunta. Questa  Ã¨ la situazione generale della cultura e dei Media nel nostro paese e non  c"è da stupirsi se in giro proliferano i programmi di "satira funzionale  al sistema", che stuzzicano, facendo finta di squarciare e punzecchiano  facendo finta di sventrare ; non bisogna censurarli quelli (che motivo ci  sarebbe, poi ") : il pubblico deve credere alla democraticità dell"apparato,  in modo che dirigenti e politici possano sbandierare la bandiera della loro  liberale, democratica e tollerante imparzialità. Bisogna fermare gli altri  piuttosto : quei pochi che non stanno alle regole e che la satira invece  (o l"informazione), vorrebbero farla veramente.

E" innegabile che molti  autori, comici ed intellettuali di sinistra si siano fatti raggirare da  questo giochino. Me compreso, per un breve periodo di tempo. Almeno sino  a quando non me ne sono accorto ed ho deciso di averne abbastanza, preferendo  scrivere libri di Filosofia (per il momento) e scegliendo di venire considerato  una specie di terrorista mediatico che sottopone programmi di difficile  attuazione e di improbabile "gestibilita"; gli ultimi da me firmati : "Barracuda"  su Italia 1 e "Nice che dice" su Radio 2. Entrambi "silurati" dopo la prima  stagione, a dispetto dei buoni numeri e dell"ottima accoglienza della critica.  Realizzati, almeno. Già, perchè oltre a quelli censurati ci sono quelli  a cui non viene permesso di vedere la luce, perchè " il mercato non consente  l"uscita". Un po" di tempo fa su il quotidiano Repubblica c"era un "intervista  a firma di Gianni Mura fatta a mio padre Bruno Pesaola, giocatore ed allenatore  di calcio, in cui lui diceva che il calcio di oggi è noia, che "sparerebbe"  (ad acqua) all'inventore del pressing, (per legittima difesa, visto che  questi ha ucciso il calcio), che allo stadio ormai non si diverte più nessuno,  che una partita sembra una tragedia greca (prima e dopo) e che gli spettatori  arrivano gia incazzati, perchè i biglietti costano troppo, poi vedono un  brutto calcio e s"incazzano ancora di più.

Ed inoltre sono incazzati perchè  ritengono sia immorale dare cinque/sei miliardi all"anno di ingaggio (di  vecchie lire) ad un buon giocatore. Uno solo (di miliardi !), considerando  la situazione, potrebbe pure avanzare. Mio padre tra qualche mese compirà  8O anni. Ha giocato 400 partite in serie A (che oggi diventerebbero 7OO-8OO).  Ha vinto scudetti e Coppe Italia. Non parla per sentito dire ma perchè il  calcio lo conosce. Anche se oggi queste "verità" non si dicono più con  tanta facilità. Ecco in televisione, forse l'avrebbero censurato. Solo  perchè ha usato la parola "incazzarsi", non perchè ha detto che il gioco  del calcio si è snaturato e che i vertici dirigenziali sembrano averne perso  completamente il controllo e che la gente dovrebbe disertare gli stadi,  almeno sino a quando il calcio non tornerà ad essere quello che era : un  gioco.

L"avrebbero censurato : per turpiloquio, naturalmente. Verrebbe quasi  da crederlo. Tuttavia non bisogna prendersela troppo con la televisione.  Il prode Marzullo recentemente ha detto che è di moda prendersela con la  televisione. Una televisione che lo ha fatto "delegato della cultura" per  RAI UNO (a dimostrazione di quanto "la cultura" sia tenuta in gran conto  da quelle parti) : la Rete ammiraglia che ha lanciato le gemelle Lecciso,  la Rete delle Reti in cui i protagonisti delle "Cinque giornate di Milano",  parlavano in romanesco. E poi c"è chi dice che "la satira" è finita. In  conclusione, non rimane che unirsi idealmente alle parole di Dario Fo (che ho visto in gran forma l'altro ieri a Napoli) e che esortava gli intellettuali  che in questo momento storico appaiono un po" storditi, intimiditi e "suonati",  a reagire ed a far e sentire a gran forza la loro voce. A voi che state  leggendo dunque, un grande" Lunga vita al lupo ! ".

Siamo gente coraggiosa,  non intendiamo avere immeritati vantaggi a spese di un animale, che in fondo  fa il suo "mestiere". Tocca a noi non abbassare la guardia e cercare di  proteggere le pecore. E dunque buona fortuna. E coraggio. Il lupo può essere  a cacciato. Sono passate tante cose, prima o poi passerà anche lui. Meglio prima, naturalmente.   

 *ZAP MANGUSTA   autore e conduttore radiotelevisivo, scrittore, autore del libro â??Il flipper di Popperâ?    

Letto 1001 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21