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Articolo 21 - Editoriali
Casapesenna - Pignataro Maggiore: le “impressioni di ottobre” e l’inchiesta della Dda su Zagaria
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di D.D.

L’inchiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia sui fiancheggiatori del boss Michele Zagaria, che ha portato all’arresto dell’attuale sindaco di Casapesenna, Fortunato Zagaria, conferma quanto accade da anni nel feudo dell’ex primula rossa del “clan dei casalesi”. Realtà della quale ho avuto contezza qualche anno fa, allorché una inchiesta giornalistica sugli appalti pubblici partita da Pignataro Maggiore, ci portò nel covo della più sanguinosa cosca del casertano. Insieme al giornalista Enzo Palmesano, il nove ottobre del 2008, ci recammo nei Comuni di Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Casapesenna.

Per una fortunata coincidenza, in quella stessa mattinata, era prevista la convocazione del Consiglio comunale casapennese, tra le prime presiedute dal neo sindaco Giovanni Zara (primo cittadino dal precedente mese di giugno). Il giovane avvocato era stato eletto in una tornata elettorale che aveva visto in campo una sola lista (quella di centrodestra). L’opposizione (con il Partito Democratico in testa) non riuscì a presentare una lista e Zara conquistò la poltrona di primo cittadino con il 100% dei voti validi (3466, l’80% degli aventi diritto). Come apparve chiaro anche nella seduta di quel civico consesso, a comandare era l’allora vicesindaco Fortunato Zagaria. Ogni decisione - almeno in quella sede - doveva avere il placet non di Zara, ma del suo vice. Ognuno, in attesa di votare le deliberazioni, lanciava uno sguardo verso Zagaria (Fortunato) che aveva sempre l’ultima parola.

Oggi, a distanza di tre anni, quelle impressioni, frutto di visite saltuarie, trovano conferma nelle intercettazioni delle telefonate intercorse tra Zara e un consigliere comunale. Quest’ultima afferma: “Comunque io sono arrivata ad una conclusione: che nessuno dice una cosa a Fortunato [Zagaria N.d.a.] perché lo teme...teme eventuali ritorsioni”. Omertà confermata dall’ex sindaco che chiosa:”Ma anche nelle riunioni, nelle riunioni la gente vicino a me, chiunque parla dice cose negative... Poi vanno nella riunione e si stanno tutti quanti zitti, spesso lo faccio anche io”. Per fortuna, però, l’avvocato casapennese, chiamato dai pm della Dda (Giovanni Conzo, Catello Maresca e Raffaello Falcone), ha confermato le pressioni e ha permesso agli inquirenti di chiarire vari aspetti della vicenda.

In quel clima velatamente ostile e in un Ente che non si caratterizzava assolutamente per la trasparenza degli atti (un bando di gara oggetto dell’inchiesta giornalistica, pubblicato proprio dal Comune di Casapesenna, compariva nell’Albo pretorio di Casal di Principe e di San Cipriano d’Aversa, ma non in quello che lo aveva bandito). Ma, evidentemente – e la conferma arriva oggi -, lì vigevano altre regole. Lo spiega il collaboratore di giustizia Roberto Vargas, ex fedelissimo di Nicola Schiavone – figlio di Francesco “Sandokan”, il quale racconta: ”Michele Zagaria gestiva tutto il comune di Casapesenna. Nicola Schiavone mi diceva che noi al comune di Casapesenna non potevamo intervenire in quanto si svolgeva tutto sotto il controllo di Michele Zagaria. Mi viene chiesto in che modo Michele Zagaria ha agevolato il sindaco ed io le rispondo che lo ha fatto votare da tutti i suoi paesani sfruttando il suo potere camorristico, ed anche perché gli Zagaria avevano a loro disposizione sia i politici del Comune che i tecnici comunali”. Dichiarazioni, quelle di Vargas, che se confermano le “impressioni di ottobre” del 2008 da un lato, fanno sobbalzare dalla sedia i cittadini di Pignataro Maggiore dall’altro. All’epoca, infatti, il responsabile dell’Ufficio tecnico di Casapesenna era Girolamo Parente, attuale responsabile dell’Utc di Pignataro Maggiore. Ovviamente saranno gli inquirenti a verificare la veridicità delle dichiarazioni del pentito. Ritornando alla visita al Comune di Casapesenna del 2008, non si può dire che la nostra presenza passò inosservata, anzi, catturò subito l’attenzione di amministratori e dipendenti comunali. Mentre consultavamo l’Albo pretorio fu proprio Fortunato Zagaria ad avvicinarsi e a chiederci: ”Avete bisogno di qualcosa?”. Interessati a non far sospettare nemmeno il motivo della nostra visita, Palmesano freddamente rispose: ”Non abbiamo bisogno di niente”. A distanza di tre anni, finalmente gli inquirenti stanno chiarendo la natura di tante “stranezze”.

*tratto da http://pignataronews.myblog.it
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