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di Andrea Alicandro
Le gaffes non sono parole dal sen fuggite, ma una tecnica di comunicazione politica. Berlusconi l’ha usata ampiamente, Monti ci sta provando. Con una differenza: Berlusconi è pop, Monti è snob. Berlusconi è popolare, ridanciano, sguaiato, spesso triviale e volgare. Monti è snob, distaccato, gelido anche quando dice una castroneria. Tutti ancora ricordano le foto con le corna, le barzellette volgari, i video buffoneschi, le sparate contro la sinistra e i magistrati. La sua era una strategia di comunicazione che serviva a galvanizzare la propria parte, a mobilitare l’elettorato. In Italia tutto ciò, per tanti anni, lo ha reso vicino all’uomo della strada, che poteva immedesimarsi col suo linguaggio. Grazie anche ad una straordinaria opera di marketing politico, che da un lato ne valorizzava l’aspetto umano ed umoristico, dall’altro - grazie al supporto di opinion leader, giornalisti e ‘intellettuali’- ne sosteneva e ne supportava la supremazia politica e addirittura culturale contro un’opposizione incapace, litigiosa e ‘vecchia’. Ha funzionato fino a che il re non si è mostrato nudo… Anche Monti, con i suoi ministri, ci sta provando, per indorare la pillola di misure impopolari, ma la strategia non solo funziona molto meno, nonostante l’appoggio quasi unanime di tv e giornali, ma si è rivelata un boomerang. Monti assomiglia più al compianto Padoa Schioppa (italiani bamboccioni, ricordate?) che non a Berlusconi. Le sue battute, infatti, fanno ridere molto di meno e stizziscono molto di più. Monti è il salvatore della patria, stimato, ma lontano dalla gente. Ma, proprio per questo, le battute infelici - e soprattutto quelle dei vari Martone (quello che ‘chi a ventotto anni non è laureato è uno sfigato’), Cancellieri (il lavoro vicino a mamma) – rischiano di costargli care. Non se le può permettere. I social network sono una cartina al tornasole formidabile dell’umore popolare. E lì, su facebook e twitter, quelle battute sono piaciute poco, a giudicare dall’infinità di vignette e parodie che hanno suscitato. Un elemento in comune, però, Berlusconi e Monti ce l’hanno: il riso amaro.
pubblicato su http://www.glialtrionline.it
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