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Articolo 21 - Editoriali
E' l'intero paese che deve chiedere un direttore generale le sue capacità sono chiare a tutti
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di Babel

Lâ??espressione â?? Direttore Generale di garanzia â?? che suscita persino  risentimenti in alcuni puristi della forma legale in realtà esprime un limite nella rivendicazione del centro sinistra. Eâ?? vero infatti che le funzioni di garanzia   sono  di competenza del consiglio di amministrazione, e per la procedura di nomina, in particolare del suo presidente.  E la garanzia viene assicurata con la testimonianza che lâ??organo si muove nellâ??espletamento del suo mandato osservando tutte le condizioni di trasparenza, autonomia e pluralismo , tipiche del servizio pubblico. Mentre per un ruolo manageriale, quale quello del direttore generale, la garanzia rivendicata si deve intendere  in termini di capacità ad assicurare lo sviluppo e la competitività dellâ??azienda.

Dunque non è solo il centro sinistra che deve pretenderla, ed a gran voce, ma  è lâ??intero paese che deve  rivendicare  che il Tesoro, ossia il governo, indichi un nome  allâ??altezza del gravoso compito. In questa prospettiva non sono ravvisabili errori o improprietà  nella pretesa di Prodi, a nome di tutta lâ??Unione, di sapere  prima le intenzioni dellâ??azionista di maggioranza. Pretesa che lo stesso Fassino  affermò allâ??ultimo congresso dei DS, quando proclamò lâ??impegno del suo partito a rispettare il vertice Rai, nel caso di  una vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni politiche,qualora lo stesso fosse stato composto dal governo in termini , appunto, di garanzia, credibilità e alta professionalità. Alcuni dei nomi avanzati dalla destra, dallâ??attuale Cattaneo che chiude in bellezza la sua gestione proprio oggi festeggiando lâ??ennesimo indebolimento della sua azienda con la dipartita di Bonolis, o Saccà, che ha visto i palinsesti aziendali perdere primati di ascolto per lâ??esclusione di personaggi televisivi come Santoro, Biagi e Luttazzi, non sono  di Garanzia perché palesementi incapaci di  gestire in termini competitivi lâ??azienda .Così come altri sono palesemente improvvisati e incongrui per un mercato multimediale così complesso e feroce quale quello che a livello internazionale sta avvolgendo la Rai.

Per questo ci pare ovvio e doveroso insistere nel voler conoscere i piani strategici del governo sul vertice Rai, a cominciare dal suo direttore generale. Anche per non vedere lo stesso presidente del consiglio di amministrazione, espresso dallâ??azionista di maggioranza,  umiliato nei suoi principi di garanzia per il suo doversi attenere, a norma del codice civile, alle indicazioni prescrittive dellâ?? azionista che lo ha nominato, e presentare, sostenere e votare,un candidato squalificato   voluto dal governo. Non sarebbe un buon servizio allâ??immagine del nuovo vertice aziendale, e soprattutto sarebbe lâ??ennesimo colpo al futuro della Rai. Siamo di fronte ad un caso in cui forma e sostanza riescono ad incontrarsi.

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