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Articolo 21 - Editoriali
Cattaneo salta la Gasparri. Non le nomine
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di Stefano Munafò*

*editorialista di .com

Ai consiglieri ha concesso solo un week-end per una rapida scorsa delle carte. Per poi votare anche a ranghi ridotti. Lui, Cattaneo, stando alle sue stesse dichiarazioni, ha lavorato invece sodo lungo otto mesi filati per delineare nei dettagli la mappa organizzativa che rivolterà tutta la Rai come un calzino. Il nocciolo duro (o morbido?) del Cda ha alla fine approvato il suo piano, con lâ??assenza polemica di Annunziata e quella di Rumi. Evidentemente, per i tre consiglieri fedelissimi non è valso il monito dello storico cattolico, che sconsigliava di ignorare sistematicamente tutti i problemi posti da una minoranza che domani può diventare maggioranza.
La fretta finale del dg aveva dalla sua parte varie ragioni comprensibili. Alle porte ci sono le elezioni e il clima esterno ed interno alla Rai è già incandescente. Non si chiude una partita così complessa, se la si lascia pubblicamente aperta per tanto tempo. La â??razionalizzazione aziendaleâ?, come con burocratico candore ama definirla il dg, ha assunto col passare dei giorni e dopo la trattativa affannosa con Forza Italia (gli altri hanno fatto da comprimari nello sfondo), sempre più lâ??aspetto di â??una logica spartitoriaâ?¦ unâ??abbuffataâ?¦una questione di maglietteâ?, per usare sempre le espressioni argute del moderato professor Rumi. Come era prevedibile, il colore dominante delle magliette, alla fine è diventato lâ??azzurro, nonostante gli sforzi e il volontarismo degli alleati. A conclusione, però, della maratona non è più così certo, soprattutto per le nomine nuove di zecca, che tutto filerà liscio.
Il piano intanto, almeno quello, è stato votato. Nel bailamme di etichette burocratiche a cui si ricorre nella mappa di questa ristrutturazione, in prima fila, non vi è traccia delle funzioni che hanno da sempre caratterizzato la Rai: informazione, spettacolo, cultura, cinema, fiction.  Nella sostanza, le strutture fondamentali delle reti e dei gangli produttivi che hanno fatto la storia della Rai, perdono autonomia e sono subordinate ad altre pedine dellâ??organigramma. 
A Cattaneo, in effetti non interessano più di tanto le varie caselle (che in effetti sono state escogitate nel piano a volte anche in modo sciatto) quanto il disegno complessivo, che dovrebbe trasformare il suo ruolo in quello di commissario di fatto dellâ??azienda. E tutto questo prima che intervenga la legge nuova, a complicare le cose. E questo è il punto. Il varo della legge Gasparri, renderebbe, infatti, ancora più stridente il contrasto tra il piano di Cattaneo e lo spirito delle nuove norme. Queste le vere ragioni della fretta. E queste anche le ragioni che spingeranno lâ??attuale vertice Rai a lasciare il campo il più tardi possibile. Effetto elezioni permettendo.
Il fatto è che la legge Gasparri (criticabile per gli aspetti generali che si sanno), per quanto riguarda lâ??equilibrio dei  poteri in Rai tra il Cda e il direttore generale, innova profondamente rispetto la legge 206 del 1993 (quella attualmente in vigore, probabilmente ancora per pochi giorni). La Gasparri ha voluto evidentemente eliminare alla radice lâ??assetto duale e la diarchia di gestione, che ha sinora caratterizzato e afflitto la Rai in modo negativo. Il conflitto permanente tra presidente del Cda e il direttore generale, è stato infatti lâ??effetto più grave di questa diarchia. Un sintomo fortemente presente, non a caso, in tutti i consigli e i vertici precedenti, sino a questâ??ultimo.
Questo conflitto tra organi (che ora superficialmente dai Veneziani e dagli Alberoni viene interpretato in chiave esclusivamente politica), è stato invece comune a tutte le esperienze dei precedenti presidenti e direttori generali. Proprio perché strutturale e non personale, o solo politico. Basti pensare ai diverbi violenti tra Baldassarre e Saccà (ambedue del Polo), o a quelli più ipocriti tra Siciliano e Iseppi (ambedue dellâ??Ulivo), o ai rapporti di gelida incomunicabilità tra la Moratti e Billia  (ambedue del primo centrodestra).
Per queste ragioni di fondo, non è stato più ripristinato ad es. nella Gasparri, il comma 6 dellâ??articolo 2 della Legge 206 (dedicato ai poteri del Cda), ove si stabiliva addirittura che il Consiglio, su una serie di atti di grande importanza, il bilancio della società, il piano di investimenti, il piano finanziario, le politiche del personale e i piani di ristrutturazione, poteva deliberare â??soloâ? su proposte del Direttore Generale. Tutto questo (diversamente dallâ??articolo 3 e dallâ??articolo 5) è ora scomparso dal testo della Gasparri. Non perché siano scomparsi questi poteri o queste funzioni. Ma perché essi vengono ora ricondotti direttamente allâ??autorità del Consiglio, che, paradossalmente, potrebbe delegarli a più di un direttore generale.
Un particolare accento sullâ??autorità prevalente e indiscussa del Cda nella nuova legge, deriva anche dalla sua composizione più rappresentativa (9 membri anziché 5) E in particolare dai meccanismi di nomina del suo Presidente. La nomina del Presidente del Consiglio di Amministrazione, diviene infatti efficace dopo lâ??acquisizione del parere favorevole, espresso a maggioranza dei due terzi, della Commissione Parlamentare di Vigilanza. E qui la legge è stata ancora più accorta, perché la maggioranza necessaria dei due terzi garantisce oggi lâ??Ulivo, ma domani potrebbe garantire il Polo. La maggioranza dei due terzi, inoltre, conferisce al Presidente del Cda una forza e una rappresentatività, di cui non si è potuta avvalere Lucia Annunziata, che vi ha supplito solo grazie alla sua ostinazione, ma, secondo consuetudine, con la costante avversione â??aprioristicaâ? (come direbbe Veneziani) del dg di turno.
Tutto questo fa pensare che il vertice Rai previsto dalla nuova legge (e che si incentra, ripetiamo, su un Consiglio di Amministrazione particolarmente rappresentativo e autorevole), sarà scarsamente compatibile col verticismo personale e lâ??accentramento di poteri che Cattaneo ha tentato di costruire col suo piano. Il Direttore generale, con la nuova legge, diventa una figura istituzionalmente più opaca e comunque di ruolo subordinato.
Resta il problema del perché si sia voluto con ostinazione creare questa nuova struttura piramidale interna, proprio alla vigilia della legge e mentre questo vertice va verso la sua scadenza. Forse, è la mia osservazione conclusiva, si pensa così di controbilanciare o di condizionare proprio la futura parte garantista della legge Gasparri, che riguarda appunto i poteri del nuovo Cda della Rai. Una parte che originariamente era stata prevista (nella consapevolezza dellâ??esistenza del conflitto di interessi) per rendere più accettabile, sul versante Rai, il complesso della legge e il suo versante Mediaset.
La mia osservazione, ora, non riguarda tanto Cattaneo, che dal suo punto di vista è giusto che sostenga che non vi sia alcuna contraddizione tra il suo piano e la legge futura. Cattaneo ha svolto il suo compito e raccoglierà i suoi frutti, fuori dalla Rai. La mia osservazione riguarda la sinistra e i suoi tabù. Difendere (un pezzo di) Gasparri, per qualche anima bella, può infatti sembrare indigesto. A me sembra, invece, realisticamente necessario. Sarà infatti il Polo stesso, una volta approvata la â??sua leggeâ?, a cercare di renderla più sterile in Rai e più fertile a Mediaset

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