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Articolo 21 - Editoriali
La cura del ''mal francese''? Il coraggio delle idee
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di Stefano Marcelli

Sarebbe un errore limitare lâ??analisi del NO alla Costituzione Europea espresso così decisamente dai  cugini francesi a una crisi acuta dovuta a  una malattia endogena al Paese dâ??Oltralpe. Il  mal francese appare invece come la manifestazione in forma estrema di una malattia ormai degenerativa dellâ??intero sistema politico europeo. Dietro a un â??NOâ? che è difficile leggere come specifica risposta alla richiesta di approvazione della Carta Europea, fa capolino invece lâ??implosione dellâ??intero sistema politico dâ??oltralpe dove, dopo la frana del socialismo post-mitterandiano di Jospin e Hollande, segue adesso il crollo del neogollismo di Chirac.

 La tenuta convergente delle due ali estreme (destra-sinistra ), unite nella lotta contro lâ??Europa liberale, è più una conseguenza che una causa  di una sconfitta che sa di epocale e che dovrebbe suggerire ai francesi, usi a susseguire nella loro storia le Repubbliche, di aprire forse un nuovo capitolo.

Ma un nuovo capitolo dovrebbe forse prepararsi ad aprirlo tutta lâ??area socialista e liberale del mondo politico europeo. Tutto il grigio percorso della Carta fino dalla sua nascita (affidata a un politico dalla carriera poco luminosa e ormai in disarmo come Giscard dâ??Estaing ) contiene in sé una verità che tutti conosciamo : siamo di fronte a unâ??Unione Europea  incapace di proporre a voce alta valori forti e, dietro ad essi, mettere in atto una politica da grande potenza.

Tre esempi :

1) La politica estera. Il tragico fallimento dellâ??Europa nella gestione della Guerra dei Balcani che coinvolse nel suo gioco di veti incrociati anche la credibilità dellâ??ONU ( mai più recuperata) è stato confermato dalle divisioni sullâ?? Enduring Freedom di Bush . Dividendosi in favorevoli e contrari sulla strategia americana senza riuscire a proporne una alternativa, i Paesi Europei hanno finito per giocare comunque un ruolo subalterno, senza essere in grado di giocare più nessuna partita né in Irak, né in Terra Santa, né in Libanoâ?¦

2) Lâ?? Euro. La moneta unica è stato un obbiettivo storico raggiunto nel processo di unificazione. Ma tenere in questa fase di crisi economica una moneta a livelli di scambio così elevati senza manovrare e graduare come invece oltreoceano fa , sia pure con grande moderazione Greenspan, si traduce da elemento di forza in debolezza. Se si sta insieme, bisogna riuscire a manovrare le leve dellâ??economia insieme, altrimenti si resta tutti paralizzati, danneggiandosi a vicenda.

3) I contenuti della Carta. Una Costituzione, o è un  atto solenne di sintesi di valori fondanti di una comunità e quindi rappresenta anche un livello alto di elaborazione e promozione di contenuti, o è solo davvero un pezzo di carta. Al varo della Carta non ha corrisposto né lâ??avvio di una grande campagna per il rilancio delle politiche sociali, né per i diritti umani e nemmeno per la società multiculturale ( come il previsto ingresso della Turchia, con le sue forti implicazioni storico-religiose avrebbe suggerito).

Se si esaminano i vari campi di analisi si incontra sempre un Grande Assente che potremo chiamare progetto, strategia, contenuti. Forse risponde più semplicemente al nome di politica .

Questo vuoto è la vera patologia che rischia di far franare quellâ??Europa Liberale che è tenutaria dei valori fondativi della democrazia occidentale, del welfare state e del principio di coesistenza fra i popoli e del multilateralismo. Un concentrato di valori che è anche il nucleo centrale di quella cultura politica socialista-socialdemocratica su cui si fonda la sinistra europea. Una sinistra che, dopo lâ??era dei Willy Brandt, gli Olof  Palme, i Mitterand , sembra ora preda di una crisi profonda e irrisolvibile.

Allâ??interno del dibattito di questi giorni  mi ha colpito una osservazione fatta da un personaggio di cui non mi sta simpatico nemmeno lâ??aspetto fisico :â? La sinistra europea si è identificata con lâ??Unione Europea e con lâ??establishment finendo per perdere i contatti con la societàâ?. Lo ha detto Tremonti, ma credo che si tratti di unâ??analisi sostanzialmente azzeccata. Il  congelamento dei valori  e la sostanziale burocratizzazione della sinistra, sono fenomeni che si sono tradotti in un sostanziale impoverimento della politica, ridotta progressivamente sempre più allâ??osso. Lâ?? osso ,

inteso come tecnica della conquista e della gestione del potere e delle strutture necessarie a questi scopi. Così la politica scambia i mezzi con i fini , si svuota e inaridisce e crea una sorta di casta lontana e spesso ammalata di incomunicabilità verso i corpi sociali.

Lo ammetto a malincuore, ma provo sempre più nostalgia dei miei ventâ??anni , con quelle sere passate a leggere e a discutere il Progetto di Programma a Medio Termine di Berlinguer e Reichlin, il Patto dei Produttori di Luciano Lama ( che oggi sarebbe da riproporre a Montezemolo, sfidandolo a investire di più in posti di lavoro e produzioni industriali e meno in finanziarie) e persino il rapporto di Claudio Martelli al Convegno di Rimini sulla Società dei Bisogni.

Forse non ho fatto il politico proprio per questa irrefrenabile passione per la polpa della  politica piuttosto che per lâ??osso ( che pure serve). Unâ??inclinazione che fa sì che, oggi, vedendo tante violente polemiche attorno a tecnologiche ipotesi di architettura politica , liste più o meno unitarie, partiti unici ( ma è una buona idea cancellare le identità politiche della sinistra e del cattolicesimo sociale in cambio di un generico riformismo ?) mi sfugge tra i denti un rabbioso :â?ecchisenefregaâ?!

Così ci troviamo schiacciati ( noi di sinistra) dallâ??assalto dei neocon americani che rieleggono Bush su un impasto ideologico di patriottismo e moralismo religioso, Berlusconi che sposa la sua ideologia neocapitalistica con i principi di Santa Romana Chiesa e Bertinotti e Rauti che plaudono assieme alla sconfitta dellâ??Europa Liberale.

In una fase di convulse trasformazioni sociali , chi resta fermo è morto. La società contemporanea ha bisogno di risposte concrete sul terreno dellâ??economia e di visioni strategiche . Serve dunque la politica.  E la sinistra europea deve riuscire a partorire un progetto, anche a rischio di perdere qualche certezza acquisita e mettere in discussione le proprie strutture di potere. Bisogna riuscire a fare un investimento sul futuro : il proprio e quello delle nuove generazione. Altrimenti lâ??Internazionale Socialista sarà il più grande sindacato pensionati del mondo.

La cura del mal francese è questa : il coraggio delle idee.

P.S: Vi piace Sabrina Ferilli? Lâ??osso sta dentro, ma ciò che vi farebbe fare follie sta fuori: è tutta polpa:

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