Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - Editoriali
Giornalisti in Iraq: il dovere di informare
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Duilio Giammaria*

Non sono tra coloro che ama il giornalismo militarizzato degli ??embedded?. Non provo ebbrezza, nè emozione di nessun genere per ??l??odore polvere da sparo? come sostiene una collega che evidentemente scambia l??adrenalina dei campi di battaglia per le emozioni di una diretta televisiva.

Quando si può e meglio mantenere le distanze con chiunque indossi un uniforme o un??arma. Non per mancanza di rispetto ma per l??ovvia necessità di mantenere un punto di osservazione esterno.

Da molti mesi ormai un combinato disposto di veti impedisce di fatto ai giornalisti italiani una assidua presenza in Iraq. Il ministro degli Esteri ha paternalisticamente emesso una nota nella quale sconsiglia l??invio di personale giornalistico in quel paese. Per le aziende giornalistiche il richiamo della Farnesina è stato accolto come una sorta di divieto formale e gli inviati di tutte le testate sono rientrati.
Nulla formalmente impedirebbe ad un giornalista il viaggio in Iraq, ma l??idea di un qualsiasi incidente da gestire senza l??ausilio del governo, evidentemente mette la pella d??oca.

Quindi Baghdad rimane off limits. Per qualche mese la porta d??ingresso per l??Iraq è dunque rimasta Nassirya. Le navette militari che con cadenza settimanale che la collegano con Abu Dhabi erano un ottimo e relativamente sicuro sistema di trasporto.

Vita quotidiana a Nassirya
In tempi ??normali? non è indispensabile vivere nel campo militare. Ricordo con nostalgia le prime visite a Nassirya quando si dormiva all?? Hotel Janoon sulle rive dell??Eufrate, che per quanto diroccato offriva un rumoroso condizionatore e una specie di doccia. Insomma quanto di meglio si possa ottenere in una città in cui gran parte della popolazione non dispone di acqua corrente e dei servizi fondamentali.

Da quando gli atti di violenza sono diventati indiscriminati e colpiscono chiunque abbia un volto o un apparenza di ??straniero? le strade irakene sono diventate ??obiettivamente? molto pericolose. Quindi è diventato pressoché obbligatorio chiedere ospitalità all??esercito.

La vita di un giornalista nel campo militare di Nassirya dipende essenzialmente dall??avvicendamento dei contingenti.
Ogni 4 mesi c??è un ricambio totale: uffici, tende, mense e quant??altro vengono smontate da chi se ne va e allestite da chi arriva. Così ci sono contingenti che ti offrono un branda e una tenda e altri organizzati con lettini da campo e condizionatori d??aria. Nella mia esperienza professionali, in Iraq e Afghanistan ho però generalmente incontrato militari consapevoli e rispettosi del lavoro giornalistico.

I PIO e e l??esempio degli USA
Ma la vera differenza la fanno i PIO. E?? l??acronimo che sta per Public Information Officer. Come molte delle figure professionali del nuovo esercito italiano è stata mutuata da quello americano. Si tratta di ufficiali, coadiuvati da un piccolo gruppo di soldati, che fa da trait d??union tra i giornalisti e il contingente. Nella fattispecie il PIO è la persona a cui rivolgersi per avere informazioni sulle attività ma anche colui che riuscirà ad organizzare le ??uscite? dal campo e le occasioni di interviste con il governo locale.
Ci sono PIO ??nuovi? del mestiere che ti guardano come un marziano quando corri verso il satellite per non mancare l??invio del pezzo e PIO ??esperti? che ti chiedono che ??pezzo? hai in mente di fare e non ti considerano un pazzo se ti vedeno ??rimuginare? a voce alta il testo di uno stand up mentre il telecinoperatore prepara l??inquadratura.
Ma ciò che più favorisce il lavoro dei giornalisti è il PIO ??democratico?. Ne ricordo uno in particolare il Colonnello Abisso dell??aviotrasportata Friuli che un giorno, senza motivo, mi elencò le ragioni del suo lavoro. La sua dichiarazione suonava pressoché così: ??Noi militari siamo al servizio del paese, utilizziamo grandi risorse finanziare, soldi pagati dai contribuenti. E?? dunque nostro dovere favorire in ogni modo i giornalisti che consentono agli italiani di vedere come vengono utilizzati i loro soldi?.
La dichiarazione semplice ma efficace racchiude in sé quel concetto di ??obbligatorietà? dell??informazione che dovrebbe consentire l??accesso a tutti gli atti attinenti alla vita pubblica. Figuriamoci poi se si tratta di una ??politicamente discussa? missione all??estero. Negli Stati Uniti il ??Public Information Act? obbliga le istituzioni a fornire qualsiasi informazione attinente alla vita pubblica. Solo poche deroghe sono consentite nei casi in cui sia messo a repentaglio la sicurezza nazionale. I nostri uomini politici che dichiarano stima e amicizia nei confronti degli Stati Uniti, dovrebbero forse imparare l??inglese e leggere con attenzione le loro leggi, regolamenti, che sono sempre improntati al criterio di ??utilità pubblica?. 

Un esercito capace di comunicare
Tutto ciò per dire che l??esercito è ormai molto cambiato. Per questo il diktat che vieta l??accesso dei giornalisti sugli aerei militari e quindi di fatto la presenza in Iraq, che proviene da un istituzione ??politica? appare tanto più retrograda e conservatrice.

Durante il sequestro di Giuliana Sgrena il ministro degli esteri Fini ebbe a dire a Porta a Porta: ???..Oggi il Presidente del consiglio ha voluto richiamare il comunicato che la Farnesina ha fatto emesso due ore dopo che Giuliana Sgrena era stata liberata: non si va in Iraq. Perché chi ci va, lo fa a suo rischio e pericolo.
Chi va in Iraq è garantito dal Governo Italiano solo nella zona dove opera il contingente italiano che, come si sa è a Nassirya e non a Baghdad?.?

Si sa che la televisione nel nostro paese è spesso il veicolo di dichiarazioni generiche e senza fondamento (basterebbe prendere un dibattito politico e verificare la veridicità dei fatti e delle cifre menzionate per accorgersene). L??uomo politico  quando parla in televisione di solito non si aspetta che qualcuno abbia il tempo, la voglia, la possibilità di verificare quanto affermato. Anche qui basterebbe imparare dagli ??amici? americani che hanno fatto le pulci ai dati forniti dai candidati alla presidenza denunciando punto per punto gli errori commessi da ciascuno durante un dibattito televisivo. Ma torniamo all??Iraq.

Bene, io gli chiedo di rispettare le sue affermazioni e di ridare la possibilità ai giornalisti che lo desiderino di viaggiare sugli aerei militari, visto che non c??è altro modo di arrivare e di essere ospitati nel campo di Nassirya. Tale richiesta è condivisa da tutti i giornalisti delle principali testate televisive e della carta stampata che in un recente viaggio lampo a Nassirya hanno espresso le loro richieste direttamente al Capo di Stato Maggiore Giampaolo Di Paola.
Ripristinare le condizioni minime per consentire il lavoro giornalistico contribuirebbe a garantire il flusso di informazioni su di un paese che ormai, da mesi, guardiamo solo dal buco della serratura. Sollevare il divieto di accesso ai giornalisti contribuirebbe a rispettare il valore democratico dell??informazione, essenza stesso del nostro lavoro giornalistico. Rispettare così il sentire di valori ed esigenze che, come dimostrato, sono ormai condivise da gran parte dei militari.

Inviato Esteri TG 1

Letto 455 volte
Notizie Correlate
Audio/Video Correlati
Dalla rete di Articolo 21