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di Vittorio Roidi
Non credo che gli utenti della radio e della televisione si rendano conto di ciò che significa lo sciopero dei giornalisti della Rai. Pensano che ci sia dietro qualche rivendicazione economica. Invece è una richiesta di libertà , di autonomia, di spazio, di credibilità . Ed è un segnale positivo, perché dimostra che lâ??azienda è ancora viva e che i suoi dipendenti voglio fare bene il proprio mestiere. In Italia non câ??è ancora una cultura del giornalismo. Non viene apprezzata a sufficienza lâ??indipendenza intellettuale e morale di chi cerca notizie e le offre al cittadino. Dubito che il nuovo Consiglio di amministrazione trovi la volontà e i modi per restituire ai giornalisti la loro dignità . Ma sarebbe un grande giorno se, fra le prime cose, il nuovo governo della Rai volesse riaffermare, accanto allâ??impegno di servizio al pubblico, la volontà di lasciare i giornalisti liberi di esercitare la propria attività , nel rispetto della legge, dellâ??etica professionale e del necessario pluralismo. Io câ??ero â?? mi si permetta di ricordarlo â?? quando dopo la riforma del â??75, ai giornalisti Rai fu concesso il diritto di optare per una testata o per unâ??altra. Quel giorno nacque una nuova Rai. Mi auguro che sulla spinta che viene proprio dai giornalisti, lâ??azienda possa riprendere il proprio compito, nellâ??interesse esclusivo della società civile.
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