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Articolo 21 - Editoriali
Lâ??embrione è grande e Oriana è il suo profeta
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di Federico Orlando

Una lettera giunta ad Europa e la risposta del condirettore Federico Orlando, Presidente di Articolo 21

Cara Europa, qualche giorno fa nellâ??articolo â??Oriana è fallace, ma più Fallaci sono i suoi giudiciâ?, contestavate il musulmano che lâ??aveva denunciata per vilipendio della (sua) religione e il giudice milanese che lâ??ha rinviata a giudizio. Comprendo la protesta contro il magistrato , è la vostra cultura laica e liberale. Ora però lâ??eroina torna alla carica con due paginoni interi del Corriere della sera, per sparare a zero contro ogni tolleranza, contro ogni confronto, ogni dubbio cartesiano capaci di scuotere il dogmatismo sempre più ferrigno di cui, secondo Oriana, lâ??Occidente ha bisogno per combattere lâ??islamismo in nome delle ritrovate ragioni e radici. Oggi fanno al caso gli embrioni, da difendere come persona, così come ieri facevano gioco gli immigrati, magari da cannoneggiare in mare, e lâ??altroieri i terroristi che colpivano New York. Tutto fa brodo, dai criminali delle Torri Gemelle al mitico embrione, per consentire agli atei devoti come Fallaci, Pera, Ferrara di impadronirsi di una bandiera non loro, quella del papa, e combattere la loro guerra ideologica e di potere. Una guerra nei cui esiti nemmeno credono, se due pagine di dotta filippica antirelativistica si chiudono con la previsione che «comunque vada, questo referendum si concluderà come quello sulla caccia: coi cacciatori che continuano a sparare sotto le nostre finestre e ad ammazzare gli uccellini».
Fabio delle Piane, Fiesole 

risponde Federico Orlando
Caro delle Piane, questa conclusione dovrebbe dirle lâ??inconsistenza delle ragioni di questi atei devoti che si sono aggregati alla crociata (legittima) degli antireferendari, per conquistarsi feudi e ricchezze in Oriente. A differenza di altri, la Fallaci non ha nulla da conquistare per sé, visto che rifiuterebbe anche cellule embrionali che potessero curarla dal cancro, se ne esistessero, perché non vorrebbe sacrificare la vita di quelle cellule alla sua guarigione (almeno, così dice). Ciò rende la sua invettiva ancor più degna dâ??essere pubblicata coi dovuti onori dal suo giornale: e noi continueremo a scrivere che, senza condividere una parola della Fallaci, men che meno il suo scetticismo anarcoide sugli istituti democratici come il referendum, ella ha il diritto di scrivere quel che vuole e non câ??è barba di religioso o toga di magistrato che possa denunciarla e giudicarla per vilipendio. Né della religione né della ragione. (Con ciò spero di aver risposto anche al lettore Antonio Piga di Pesaro, per la cui lettera non câ??è stato spazio nei giorni scorsi).
Ben altre e ben più â??occidentaliâ? sono le contestazioni da muovere alla Fallaci, a incominciare da quella che inchioda ciascuno di noi, nessuno escluso, a una domanda: se la nostra vita è stata ed è a servizio dei princìpi etici che diciamo di difendere; e quanti invece abbiano finto di dimenticare: è sicura la signora Fallaci che i crociati come lei possano rispecchiarsi nelle Tavole della Legge, o si sono praticati qualche sconto? E agli altri come le predichiamo le Tavole, in forma integralistica o scontata?
La signora scrive che il Bene e il Male non sono opinioni ma realtà obbiettive, concretezze che ci distinguono dagli Zarqawi e dagli altri animali. Da studente mi fecero studiare il Sillabo (dovevo laurearmi in Diritto ecclesiastico) e anche lì câ??era scritto non soltanto che il Bene e il Male non sono opinioni, ma che non esiste altra libertà che identificarsi nel Bene, e, naturalmente, in coloro a cui è stata rivelata o lâ??hanno scoperta. Purtroppo,la storia è piena di editti su ciò che è bene e ciò che è male, da quando li scriveva il faraone o lâ??imperatore romano fino a Khomeini, a Bin Laden, a Zarqawi che sono animali, dice lâ??Oriana, ma per loro molte anime pie trovano bello uccidere e farsi uccidere. Ciò scrivendo, non è che ci riconosciamo nella parodia del relativismo descritta dagli atei devoti e nobilitata da qualche intellettuale serio come Giovanni Jervis (Contro il relativismo). Essi contestano al relativismo di affermare lâ??eguaglianza dei punti di vista. In realtà, il relativismo, a differenza dellâ??assolutismo, afferma soltanto il diritto di ogni punto di vista (anche quello della Fallaci) di manifestarsi liberamente. Lo Stato liberaldemocratico e le sue leggi (altro che i cacciatori e gli uccellini sotto le finestre) servono appunto a garantire che nessun â??punto di vistaâ? riesca a diventare â??il solo punto di vistaâ? , cioè a trasformarsi nellâ??assoluto: che, come ha replicato Giulio Giorello a Jervis, è il pretesto dei poteri forti per schiacciare i dissidenti (e i concorrenti). Donde la lotta contro gli assoluti è la lotta per la democrazia. Già molti secoli prima della persona embrione.

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