Vuole rimuovere Biagi perché ha fatto il suo lavoro?

La vicenda Biagi-Rai è la prova di quale sia lâ??idea del giornalismo che contraddistingue alcune fra le più alte istituzioni. A cominciare dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Lâ??attuale titolare di questo importante incarico ritiene â?? come alcuni suoi predecessori, sia chiaro â?? che un giornalista possa e debba essere rimosso per aver fatto il proprio lavoro, sulla base di un presunto atteggiamento di critica o di opposizione al capo del governo. Esattamente il contrario di quella che si chiama una democrazia liberale, in cui ciascuno può esprimere le proprie opinioni e svolgere il mestiere di giornalista senza incorrere nelle ire e nelle ritorsioni di chi impugna le leve del comando (e del mercato del lavoro).

â??Berlusconi non è il mio giudiceâ?� ha detto Enzo Biagi. Ha ragione ma non basta. Non è un bel paese quello in cui un giornalista â?? e non solo uno moderato, equilibrato, eccezionale come Biagi, ma anche uno eventualmente di parte - venga redarguito e â??punitoâ?� da unâ??autorità dello Stato che si ritenga titolare di un simile potere, censorio e illiberale. La Costituzione proibisce la censura, in ogni sua forma. E lâ??Italia deve divenire, speriamo presto, una nazione in cui il Presidente del Consiglio non ostacola, non minaccia, non fa cacciare i giornalisti dallâ??azienda in cui lavorano. Un paese realmente liberale. Che tutto ciò sia poi accaduto a Biagi è straordinario e di eccezionale gravità. Segno che la malattia è profonda e che le cure dovranno essere lunghe. Câ??è una medicina? Sì, farebbe bene una dose massiccia di senso dello Stato, nonché la lettura di alcuni libri (quelli di Luigi Einaudi ad esempio). In più sarebbe utile una risposta robusta da parte dei giornalisti e, al momento giusto, anche dei cittadini.

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