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Incidenti sul lavoro. Lettera di una madre da Civitavecchia
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di redazione

Incidenti sul lavoro. Lettera di una madre da Civitavecchia

"Io vivo a Civitavecchia, sono la mamma di un ragazzo che lavorava in centrale e che ebbe uno dei primi incidenti sul lavoro  durante la costruzione della centrale. Un martello scivolò dalle mani di un operaio che si trovava a circa 14 metri di altezza e lo colpì alla spinosa D4, rischiando di farlo rimanere invalido su una carrozzella per tutta la vita. Quando si lavora in quota, i martelli andrebbero legati al polso e ci dovrebbero essere reti di protezione se non erro. Ho denunciato il fatto, ho dovuto mettere un avvocato di Napoli, poi, per mancanza di soldi abbiamo lasciato stare il tutto, e il sindacato quella volta mi lasciò completamente sola a combattere la battaglia. Mio figlio era a terra e NESSUNO dico NESSUNO gli ha prestato soccorso, solo il capo cantiere gli ha detto di andare a casa, di riposarsi e sarebbe tornato al lavoro l’indomani. Io l’ho portato in ospedale, fatto visitare la diagnosi era di trauma cervicale, tre giorni di prognosi, la notte al pronto soccorso, da incubo, mio figlio urlava dal dolore e quando ho chiesto un anti dolorifico mi è stato risposto di non rompere le scatole, il medico aveva da fare. Alle 22 sono uscita dal Pronto Soccorso, sono venuta a casa e preso un aulin, blanda cosa rispetto al dolore che provava mio figlio. La mattina dopo viene dimesso, ma sta male, non riesce a dormire, i dolori sono lancinanti, lo porto a Palidoro al Bambin Gesù dove gli fanno una lastra e la diagnosi è: frattura alla spinosa D4, a letto senza muoversi, può alzarsi solo per andare in bagno, rischia grosso. Subito portato a Roma per una TAC che conferma il verdetto, ingessato completamente con solo uno spazio nella pancia per permettergli di mangiare, deve mangiare poco e spesso. Il gesso lo porta per un mese, ma per altri quattro mesi sta male, poi rientra a lavorare. Ancora oggi risente della botta ricevuta, soffre di cervicale in modo spaventoso, ha solo 29 anni, quando successe l’accaduto ne aveva 24. Gli sono stati riconosciuti 2 punti, mentre per un infermiere che si era fatto male al ditino del piede i punti sono stati maggiori.Come funziona questa cosa? Ho denunciato anche la ASL, ma Lei crede che siamo riusciti a fare qualcosa? NO
Ho avuto conferma che se ci sono i soldi si fa tutto, altrimenti uno può anche morire che non importa niente a nessuno, nemmeno al sindacato che dovrebbe proteggere i lavoratori. A luglio ci sarà il procedimento penale a carico della ditta avversaria, non abbiamo i soldi per permetterci un buon avvocato, mentre loro di soldi ne hanno anche troppi. Anche stavolta ingiustizia sarà fatta.
E il sindacato dov’è? E il sindacato dov’era? Sono andata sui giornali locali, in televisione,
ma la coscienza degli italiani e di chi ci dovrebbe proteggere e difendere è ormai sepolta sotto milioni di euro, tutto si compra per chi ha soldi, per chi non ne ha, anche la vita non ha valore.
Questa è la società dell’apparire e non dell’essere, un operaio vale niente, perché niente guadagna.

Antonella Federzoni

 


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