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Articolo 21 - Editoriali
Sciopero per la libertà
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di Vittorio Roidi

Non è piacevole né simpatico fare mancare l??informazione ai cittadini. Ma è l??unico modo per farsi rispettare ed i giornalisti ?? pieni di difetti, è vero ?? hanno molto bisogno di ottenere rispetto. Lo sciopero, dunque, non né un rito, né un modo per spuntare aumenti economici, è una forma di protesta, è la richiesta di poter lavorare in modo diverso.

In che senso? Il lavoro giornalistico, anche quello dipendente, deve essere realizzato in condizioni di autonomia intellettuale. Lo dice la Costituzione. Un giornalista non può essere un impiegato, un manovale, contrattualizzato o cachettista, pagato a stipendio o a pezzo, che risponde alle direttive e ai desideri del datore di lavoro. Guai. Il giornalista è al servizio del cittadino e deve poter svolgere il proprio compito nel rispetto delle regole professionali: la ricerca della verità, anzitutto.

In questi anni, pur senza fare di ogni erba un fascio, ché il giornalismo italiano dà anche prove di libertà e di qualità, si assiste a fenomeni sempre più evidenti di ??impiegatizzazione? del giornalista. Cioè al tentativo, per fortuna non sempre riuscito, da parte di alcuni imprenditori (ma anche di forze politiche e culturali) di piegare e utilizzare i giornalisti ai propri fini. E?? sempre successo, si dirà, ma ci sono questioni ed episodi che dimostrano che la libertà di cercare e diffondere notizie non è affatto scontata, nel nostro paese. E talvolta si riduce.

Ecco la prima ragione degli scioperi proclamati dalla Federazione nazionale della stampa. Il rinnovo del contratto, è già evidente, sarà un confronto duro. Occorreva dimostrare ?? ed era bene farlo subito ?? di avere la determinazione e la forza per sostenerlo, lo scontro sui problemi della categoria. Ne cito uno solo: il lavoro precario, il lavoro smozzicato, il lavoro a termine, cioè la cosiddetta flessibilità, parola intelligente e utile, ma dietro alla quale alcuni hanno nascosto  progetti e situazioni di degrado, anziché di avanzamento, del giornalismo italiano.

Scioperare non è simpatico. Può essere indispensabile. La schiena dritta, che il presidente Ciampi ha più volte sollecitato, si realizza anche così. Tutti i giorni, in redazione, un giornalista deve essere in grado di dire dei no, di far rispettare il proprio lavoro. Il no, in casi estremi, può significare: ??oggi non lavoro, oggi il giornale non si fa?.
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