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Articolo 21 - Editoriali
Iran: va in onda lo show della democrazia
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di Stefano Marcelli*

"In questi giorni, sui giornali iraniani si possono leggere cose che in un Paese occidentale porterebbero chi le ha scritte in Tribunale", racconta Marshalla Shamas al Vaezin.che si è conquistato sul campo, e in carcere, il titolo di padre della libertà di stampa in Iran. Giornalista, scrittore e sociologo, ha fondato quattro giornali e il regime glieli ha chiusi uno dopo l'altro, ogni volta sbattendolo per qualche decina di mesi in carcere. Ora gli ha inflitto una condanna senza scadenza : non può né fondare giornali, né dirigerli, né scriverci sopra. Fino a nuovo ordine. E così gira il mondo a raccontare di come l'Iran sia passato dall'essere "il più grande carcere per giornalisti del mondo" a "più grande carcere
per giornalisti del Medio Oriente".
Dopo il fallimento di otto anni di governo "riformista " di Khatami, ha spiegato nei giorni scorsi in un convegno romano dell'ADNKronos al Vaezin, non è tanto importante chi vincerà le elezioni, ma cosa farà.
" Chiunque vinca, io continuerò a chiedere perché sono stati chiusi cento fra giornali e riviste, perché ci sono ancora sette giornali in carcere, perché l'autorizzazione a pubblicare un giornale è una concessione del regime e non un diritto, perché si può vietare a una persona come me dio esprimere il proprio pensiero?".
Giusto l'allarme del collega Vaezin, nessuno cada nella trappola di un regime che ha bisogno della rilegittimazione elettorale e getta adesso fumo negli occhi un po' a tutti, occidentali e iraniani, per riconsolidare un sistema di potere che promette aperture senza mai concederle realmente e brucia a ogni giro un nuovo politico dal "volto umano". Dopo Khatami, il vecchio Rafsanjani ?
No, non cadiamo nella trappola del regime alla ricerca di consenso.
Ricordiamo,ad esempio, che a maggio una giovane giornalista dell'agenzia AS è stata aggredita al termine di una conferenza stampa a Teheran da due agenti dell'Organizzazione per la Prevenzione del Peccato che l'hanno accusata di essere " una puttana che lavora anziché servire il marito a casa2 e le hanno fratturato il setto nasale a pugni.
Questo avveniva pochi giorni dopo che un ex ufficiale dei Pasdaran, oggi deputato, aveva aggredito un cronista parlamentare. E sempre nel maggio scorso è finito in coma  per le percosse Farad Hamidi, dissidente in carcere da un anno .
Intanto, è stato liberato alla fine del mese scorso Akbar Gangi, autore di libri-inchiesta contro il regime dove ha denunciato anche i responsabili di omicidi politici . Gangi, detenuto da cinque anni, ha ottenuto la libertà dopo un lungo sciopero della fame che ha sollevato un'ampia mobilitazione internazionale. Ma il suo avvocato ha ottenuto solo gli arresti domiciliari fino al termine delle cure mediche rese necessarie dalle sue precarie condizioni sanitarie. Poi tornerà dietro le sbarre del famigerato carcere di Evin.
Quel carcere che stava fotografando Zahra Kazemi, quando fu arrestata nel 2003. La fotoreporter iraniano-canadese morì in carcere.
E ancora poche settimane fa, i giornalisti aderenti al sindacato indipendente hanno organizzato un sit-in davanti alla sede dell'ONU di Teheran per denunciare un vero e proprio attacco ai giornalisti indipendenti.
Secondo la parte più avanzata dell'opposizione iraniana è la Costituzione varata dalla Rivoluzione komeinista il vero ostacolo allo sviluppo della società iraniana. Il Movimento Studentesco per la democrazia ha stilato un proprio documento che è la base di un nuovo ordinamento.
L'articolo 5 rende l'dea di quale sia la situazione dei diritti umani in Iran:
" Ognuno ha diritto alla libertà d'opinione e associazione. Questo diritto include anche il diritto di diffondere queste idee attraverso i media e la stampa. Ognuno ha il diritto a protestare, esprimere dissenso,scioperare, fare disobbedienza civile, eccetera. Nessuno sarà soggetto ad arresti arbitrari, esilio forzato, tortura. Nessuno deve essere obbligato ad aderire a un'associazione o a un partito. La pena di morte per reati politici in tempi di pace deve essere messa fuori legge".
Sono già 31 le esecuzioni praticate in Iran dall'inizio dell'anno secondo un conteggio effettuato dall'agenzia di stampa AFP.
Certo, lo riconoscono anche i più avvertiti fra gli oppositori, la società iraniana è complessa e mostra una sorta di contraddittoria dialettica interna fra aperture e rigide repressioni. Alcuni esempi. A metà dello scorso aprile il Parlamento di Teheran ha approvato la legge che legalizza l'aborto terapeutico. I firmatari delle legge avevano giustificato il provvedimento così : " L'abolizione dell'aborto non ha ridotto il numero degli aborti, ma ha fatto aumentare il tasso delle morti femminili".
Dall'inizio dell'anno ha cominciato a trasmettere la IWNA ( Iranian Woman News Agency ) prima agenzia di stampa di donne dedicata ai temi femminili.
E' stato invece sequestrato il 9 maggio scorso l'ultimo romanzo di Paulo Coelho
Lo Zahir, che parla di amore.
Anche secondo autorevoli analisti statunitensi, " bisogna consentire alla società iraniana di cercare la propria strada. Le minacce esterne la ricombattano attorno al regime". Chissà se Condoleeza Rice , che nelle ultime ore, a seggi aperti, sta lanciando ultimatum a ripetizione, ha letto questi pareri.
L'Iran sembra un Paese in bilico tra la rivoluzione coranica e una voglia di libertà ancora indistinta.
Per strada, le ragazze coprono con il foulard solo metà dei capelli e alcune coppie si tengono per mano.
Nelle scorse settimane in Iran è stato compiuto un sondaggio vastissimo chiedendo a duecentomila intervistati chi fosse il loro personaggio pubblico preferito. Al primo posto si è piazzata una donna , la cantante Gugush, costretta a lasciare il proprio Paese e impegnata in una trionfale tournée internazionale.
Anche Gugush copriva la testa solo a metà.
L'Iran è un Paese giovane. Il settanta per cento della popolazione ha meno di trent'anni. Un dato anagrafico che fa concludere anche a al Vaezin con una punta di ottimismo.
" L'Iran è il terzo Paese al mondo per numero di blog : sono 48mila. E un sindacato di webbloggeristi sta chiedendo la registrazione. Il governo ha dunque fallito il proprio progetto di bloccare la circolazione delle idee. Per questo sono ottimista sul futuro". E se lo dice l'editore pluricarcerato e condannato al silenzio, bisogna sostenere la sua determinazione.
Ancora una volta il web ci fa intravedere insperati orizzonti di libertà. Davvero la tecnologia è amica della democrazia?
Ultime notizie. I telefonini degli abbonati di Teheran sono bombardati da questi messaggi in vista del ballottaggio del 24 maggio : " Venerdì dobbiamo andare tutti a votare per Rafsanjani contro Ahmadi - Nejad ". Il popolo sceglie o è di nuovo in trappola? Un grande spettacolo mediatico che mima una libertà che non esiste.
 
*segr. gen. Informazione Senza Frontiere
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