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Articolo 21 - CULTURA
Figli che scrivono dei padri
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di redazione

Figli che scrivono dei padri

In nome del padre. O in sua memoria. Sono sempre di più i figli che scelgono di scrivere del proprio padre. Per farlo rivivere attraverso i propri ricordi o per andare febbrilmente alla sua scoperta tra carte ingiallite.
Per rendergli giustizia davanti alla pubblica opinione, per non consentire l’ultima parola a chi lo ha offeso o violentato in vita, ma anche per ritrovarlo e offrirgli degna memoria prima di tutto davanti a se stessi.

Ne sono nati libri ricchi di storia quotidiana e di sentimenti, ma anche di ragioni altrimenti emarginate. Libri a cui il pubblico ha riservato un’accoglienza generosa. Perché gettano nuova luce sui protagonisti famosi raccontati. Ma forse soprattutto perché è l’amore filiale che ne diventa, alla fine, protagonista imprevisto e discreto. Con le sfumature dovute alle età, alle biografie familiari, ai modi della violenza subita, alle solitudini affrontate.

Ed è proprio alle faticose scoperte e battaglie dei figli, alla loro scelta di mettersi a nudo attraverso un libro, che viene dedicato il ciclo letterario “Figli che scrivono dei padri” organizzato a Milano dallo spazio Melampo ogni martedì dal 13 aprile al 25 maggio.

Umberto Ambrosoli, Bice Biagi, Augusto Bianchi Rizzi, Mario Calabresi, Andrea Casalegno, Nando dalla Chiesa, Benedetta Tobagi racconteranno in pubblico le vite e le inquietudini che li hanno spinti a scrivere, sullo sfondo di ingiustizie e tragedie che non dimenticano: la guerra, il terrorismo, la mafia, la violenza politica, o la ‘semplice’ brutalità del potere.


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