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Articolo 21 - Editoriali
«Pubblicità, le nuove norme rispettano la Ue»
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di Maurizio Gasparri

Il professor Sabino Cassese riconosce che la legge sul riassetto del sistema radiotelevisivo «ha superato lo scoglio della richiesta di riesame presidenziale» per tre ordini di motivi. In primo luogo il Parlamento ha abbreviato il termine assegnato all??Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per la verifica circa la diffusione del digitale terrestre e ha dotato l??Autorità di poteri efficaci. In secondo luogo, l??ampiezza del Sistema integrato delle comunicazioni (Sic) è stata ridotta, «ma di poco», osserva Cassese. Evidentemente non ha dato molto peso alla fetta di mercato eliminata dal Sic che comprende libri, dischi, investimenti in produzione, realizzazione e distribuzione, investimenti delle aziende in azioni sui prezzi dei prodotti. Terzo motivo. Sulla raccolta pubblicitaria il Presidente della Repubblica aveva rievocato l??antica preoccupazione che il finanziamento della radio e televisione potesse inaridire la tradizionale fonte di finanziamento della libera stampa citando la sentenza numero 231 che la Corte Costituzionale ha emesso nel 1985.
Tale preoccupazione poteva avere una qualche giustificazione vent??anni anni fa. Dopo quella sentenza il legislatore è ripetutamente intervenuto, nel 1990 e nel 1998, indicando i limiti di affollamento. I più recenti studi hanno dimostrato che una limitazione dell??offerta di pubblicità sulla televisione non determinerebbe un aumento della domanda di pubblicità sulla stampa, se non in minima parte. Il solo committente di pubblicità che può essere condizionato nella scelta del mezzo, almeno in percentuale, è la Pubblica Amministrazione. Il Parlamento ha perciò stabilito che almeno la quota del 60 per cento delle risorse destinate alla comunicazione istituzionale sia impegnata a favore dei giornali.
Un simile condizionamento non può essere certo sancito per le imprese private che operano in regime di libertà di iniziativa economica. La nostra regolamentazione sulla pubblicità è allineata alle direttive dell??Unione europea, successive alla decisione della Corte Costituzionale richiamata nel messaggio presidenziale. Il professor Cassese non può non conoscere le direttive europee degli anni Novanta che indicano i limiti per l??affollamento pubblicitario televisivo superiori a quelli consentiti in Italia. Siamo quindi al di sotto dei tetti massimi europei. Sarà poi capitato anche al professor Cassese di leggere che il Commissario europeo Viviane Reding sta proponendo un ulteriore adeguamento delle direttive europee in favore di un più ampio ricorso alle telepromozioni.
L??Europa non può essere invocata solo quando fa comodo. E nel nostro caso l??Europa ci dà ragione e va addirittura oltre le nostre proposte. Così come ci ha dato ragione il Commissario Mario Monti che, proprio in un??intervista al Corriere della Sera , ha sottolineato in maniera esplicita la piena compatibilità della nuova legge sul sistema radiotelevisivo italiano con le norme europee. Così come sono convinto ci daranno ragione in materia di frequenze le Autorità competenti del nostro Paese.

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