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Un piano carceri dai molti interrogativi
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di Bruna Iacopino

Un piano carceri dai molti interrogativi

19 suicidi dall'inizio dell'anno. L'ultimo episodio, l'altra sera presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere. L'allarme è alto, la situazione, esplosiva. Sarebbero tre al giorno i tentativi di suicidio registrati all'interno degli istituti penitenziari italiani, 800 lo scorso anno, 250 a partire da gennaio di quest'anno. Quello che sembrava essere stato un record, per il 2009, rischia di essere ampiamente superato ancor prima della fine del 2010, nonostante l'ambizioso “piano carceri” che proprio entro quest'anno dovrebbe fornire la soluzione al problema sovraffollamento attraverso la realizzazione di quarantasette nuovi padiglioni negli istituti di pena esistenti e 18 nuovi edifici, da realizzare, secondo il “modello L’Aquila”, per incrementare di oltre 21mila unità i posti letto. Costo complessivo dell'intera operazione, 1,6 miliardi di euro: realmente disponibili solo 600 milioni. A questo si dovrebbe poi aggiungere l'incremento del personale di polizia penitenziaria con l'assunzione di altre 2.000  unità. Misure che al momento risultano essere solo sulla carta, ma che presto dovrebbero diventare attuative, in seguito alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell'l’Ordinanza n. 3861 del 19 marzo 2010 della Protezione Civile che detta disposizioni urgenti per fronteggiare l’emergenza carceri. Stando all'ordinanza, il capo del Dap diviene Commissario straordinario per l'emergenza e potrà disporre di “poteri eccezionali in deroga alle procedure ordinarie” per velocizzare e semplificare le gare d’appalto, ivi compresa la nomina di uno o più soggetti attuatori che lo aiutino nell’attuazione del Piano, potrà dunque assumere fino a 20 collaboratori di sua fiducia con contratti a tempo determinato o a progetto, determinandone anche i compensi. Il tutto sotto il controllo di un Comitato composto dai Ministri della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti e dal Capo della protezione civile, comitato che avrà il compito di approvare il Piano. Ci si avvarrà dunque ancora una volta delle procedure d'urgenza che, di fatto, consentono al Commissario straordinario di poter bypassare, anche le vigenti norme urbanistiche e quelle su esproprio e procedimento amministrativo. Le amministrazioni locali, sentite dal Commissario, avranno 7 giorni di tempo per rilasciare le autorizzazioni e i nulla-osta necessari, oppure per proporre modifiche al progetto; cosa diversa se l'opposizione proviene da un ente preposto alla tutela ambientale, paesaggistica, storico-artistica o della salute pubblica: in questo caso la decisione sarà rimessa al Ministro competente . Procedure accellerate che andranno a scavalcare anche le normative standard per la certificazione antimafia che dovrebbe essere richiesta ad ogni azienda e consentiranno di avvalersi di un cospicuo impiego di subappalti per le lavorazioni della categoria prevalente fino al 50%.
Il piano risulta così spiegato nei dettagli sul sito di riferimento dei costruttori, www.edilportale.com da dove partono però anche le prime perplessità.
Confindustria e Ance dichiarano – in un comunicato – “di condividere la decisione del governo di realizzare in tempi rapidi nuove strutture in grado di accogliere i detenuti e arginare il sovraffollamento delle carceri”. Ma aggiungono anche “...è necessario chiarire in che modo si vuole procedere e occorre conciliare le esigenze di rapidità con quelle di un corretto svolgimento delle gare e dell’affidamento dei lavori.” Posizione ripresa e rimarcata anche dall’ANIEM CONFAPI (associazione alla quale aderiscono oltre 8.000 pmi edili).
Altri rilievi vengono avanzati oggi anche dai sindacati di base in vsta dell'incontro fissato nel pomerigggio con il Ministro Alfano. “Progetto incentrato solo su edilizia e funzione detentiva, si legge in un comunicato diffuso in mattinata, e la riabilitazione?” Chiede il sindacato. "Ci risulta che il 30% degli arrestati venga scarcerato dopo massimo 5 giorni di permanenza nel carcere - afferma Giuliano Greggi, della Direzione nazionale RdB P.I. - questo significa che su una popolazione carceraria di oltre 60.000 detenuti ben 20.000 sono solo ´in transito`, affollando nel contempo gli uffici matricola, le infermerie e le celle di detenzione. L'utilizzo delle caserme dismesse o in via di dismissione del Ministero Difesa potrebbero, a costi contenutissimi, essere trasformate in idonei edifici per gli arresti temporanei. O forse quelle caserme fanno gola agli immobiliaristi?". Sottolinea Greggi: "Il fatto poi di prendere in considerazione il potenziamento di una sola parte degli operatori che gravitano nell'abito penitenziario appare una assurdità che nulla ha a che fare con il miglioramento ed il funzionamento di una amministrazione il cui scopo costituzionale è quello della riabilitazione dei detenuti nella sicurezza. Ora, si sa che la Polizia Penitenziaria fa sicurezza e sappiamo anche che, a causa del blocco delle assunzioni del personale ´civile`, la Polizia viene adibita anche a mansioni d'ufficio sostituendo amministrativi, ragionieri ed uscieri. Ma pensare che possa sostituire assistenti sociali ed educatori ci sembra quantomeno bizzarro da parte di un ministro avvocato che conosce bene di cosa stiamo parlando. Secondo noi è necessaria l'assunzione di questo personale e del personale ´civile` mancante per poter finalmente restituire la Polizia Penitenziaria alla sua funzione istituzionale e utilizzare le idonee professionalità per specifiche funzioni amministrative, rieducative e di servizio sociale", conclude il dirigente RdB P.I.
Era stato lo stesso segretario del Sappe, Donato Capece, in una serie di dichiarazioni rilasciate a ADNKRONOS SALUTE, che pur ribadendo la necessità di più agenti penitenziari: "Ne servirebbero almeno 6 mila in piu'. Al momento, nelle sezioni detentive lavorano circa 24.300 agenti. A volte un solo sorvegliante si ritrova a controllare 100 detenuti. Reclusi che, per mancanza di spazi, vivono in condizioni molto difficili, spesso costretti a restare ognuno nella proprio branda anche solo per poter parlare tra loro. Il sistema, cosi', rischia di implodere" aveva inoltre sottolineato : "Mancano anche psicologi, educatori, medici e operatori sanitari... L'assistenza sanitaria all'interno delle carceri ora e' in mano al Servizio sanitario nazionale. Naturalmente questo comporta che tutti i problemi che affliggono il Ssn si riflettono inevitabilmente anche sul servizio all'interno degli istituti. Da qui la carenza di medici".


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