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Polizia penitenziria: c'è poco da festeggiare...
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di Bruna Iacopino

Polizia penitenziria: c'è poco da festeggiare...

In occasione del 193° anniversario della sua nascita, la polizia penitenziaria, attraverso le sue rappresentanze sindacali è convinta che, domani, da festeggiare non ci sia proprio nulla. Su fronti e con visioni contrapposte i vari sindacati stanno facendo sentire il proprio disagio cercando al contempo di sollecitare una presa di posizione, e che sia una volta per tutte, da parte delle istituzioni. Dopo la revisione al testo del cosiddetto “ddl svuota carceri” si attende ancora una seria discussione sul nuovo piano carceri, da tempo sbandierato dal Ministro della giustizia Alfano, ma ancora in panne. “Non parteciperemo alla Festa nazionale della Polizia Penitenziaria che si terrà a Roma il prossimo 18 maggio, alla presenza del Presidente della Repubblica. Riteniamo non vi sia proprio nulla da festeggiare. Le carceri scoppiano per il pesantissimo sovraffollamento e la classe politica tutta assiste inerte all’implosione del sistema penitenziario, che con l’avvicinarsi dell’estate renderà certamente roventi le carceri italiane. Gli unici a pagare lo scotto di questo dramma sono le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria..." perentorio il comunicato del Sappe, che da mesi lancia l’allarme a fronte dell’alto tasso di suicidi registrati dall’inizio dell’anno fino a oggi. Diserteranno dunque i festeggiamenti, ma per dare vita ad un presidio davanti alla residenza privata del presidente del Consiglio ad Arcore, “Perché qualcosa si faccia – dicono- subito e concretamente…” Di parere diverso invece la Uil PA che annuncia, attraverso il suo segretario, Eugenio Sarno: “Abbiamo deciso di partecipare in segno di rispetto ai nostri caduti e verso coloro che ogni giorno prestano, con dovere silente e sofferto, servizio nelle frontiere della civiltà, in quelle discariche umane che sono le nostre prigioni. Parteciperemo in silenzio. Un silenzio che accusa più di ogni protesta, più di ogni manifestazione". Che la situazione sia davvero esplosiva lo si denuncia da un pezzo. Accanto al dato allarmante dei detenuti suicidi (26 dall’inizio dell’anno, l’ultimo ieri nel carcere di Siracusa), si aggiunge il dato, sicuramente inferiore a livello numerico, ma ugualmente preoccupante, degli agenti penitenziari che decidono di togliersi la vita. Con l’ultimo caso registrato il 13 maggio, sarebbero 16 gli agenti penitenziari suicidi negli ultimi due anni. Una situazione di malessere che sta portando alle forme di protesta più estreme atte a sbloccare un empasse di natura squisitamente politica. A poco è servito però il mese di sciopero della fame sostenuto dalla radicale Rita Bernardini, la cui opposizione alle recenti modifiche al ddl svuota-carceri continua ad essere ferrea.
I malumori si levano infine anche in sede regionale. Alto in Lombardia dove i suicidi, denuncia l’Osservatorio permanente delle morti in carcere, sarebbero 100 in 18 mesi. Alto anche in Veneto, dove invece il procuratore capo di Venezia, Vittorio Borraccetti è dovuto correre ai ripari emanando una circolare per “limitare gli arresti” sollevando, però, un polverone soprattutto fra i leghisti contrari alle “amnistie mascherate” e rischiando di incontrare gli Ispettori di Angelino.


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