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Articolo 21 - Editoriali
I veri perché della guerra Rcs
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di Giuliano Santelli

Per capire la guerra della Rcs bisogna mantenere la testa fredda e non seguire finte, polemiche e affondi costruiti ad arte da amici e nemici dei contendenti, tutti con un piede dentro qualche giornale che conta. Eâ?? una guerra mediatica, oltre che finanziaria, perché riguarda la principale testata quotidiana italiana e soprattutto perché gli annunci e le polemiche hanno scopi precisi, anche ai fini delle quotazioni dei titoli sul mercato finanziario. Insomma, bisogna fare come nel calcio: seguire la palla e non i movimenti dei piedi del giocatore avversario.
La palla in questo caso sono i fatti. E dunque è attraverso i fatti che bisogna leggere le ultime notizie sul fronte Rcs. Vediamoli, prima di arrivare a qualche conclusione:
1. Stefano Ricucci, attraverso la Magiste International Sa, con sede in Lussemburgo, controlla il 18,14 per cento della Rcs (dato ufficiale ad oggi), che vale alle quotazioni attuali 930 milioni di euro, oltre a possedere il 4,99 per cento della Antonveneta (417 milioni), il 4,97 della Bnl (449 milioni) e lâ??1,7 per cento della Banca Popolare di Lodi guidata da Gianpiero Fiorani (50 milioni).

2. Stefano Ricucci ha ottenuto lâ??apertura di linee di credito da alcune banche (Deutsche Bank di Londra per esempio) offrendo in garanzia titoli e immobili del suo gruppo. 

3. Il patto di sindacato che controlla Rcs con il 58,05 per cento delle azioni comprende di fatto tutti i protagonisti del cosiddetto salotto buono (dal campione della finanza cattolica, Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa e di Mittel, alla Capitalia di Cesare Geronzi, dalla Mediobanca di Gabriele Galateri di Genola alla Fiat, dal gruppo Pesenti al gruppo Ligresti, a Merloni e Della Valle o al gruppo Pirelli di Marco Tronchetti Provera).

4. In caso di Opa, Offerta pubblica di acquisto, i soci che aderiscono al patto di sindacato non sono più legati ad alcun accordo e possono vendere quando e come vogliono le azioni Rcs.

5. Lâ??ulteriore accordo scritto raggiunto dai soci del patto di sindacato (di fatto avrebbe blindato ancora di più il rapporto tra i soci del patto anche di fronte a unâ??Opa) è stato considerato dalla Consob alla stregua stessa del patto e quindi, in caso di Opa, tutti i soci del patto di sindacato saranno lo stesso liberi di agire come vogliono.

6. Le ragioni per cui questi passaggi sono importanti riguardano le regole della buona conduzione di unâ??impresa quotata: se una società rifiuta di vendere un pacchetto di titoli soggetti a unâ??Opa anche se il prezzo è altamente allettante e se quella partecipazione non è strategica per lâ??attività centrale dellâ??impresa, i piccoli azionisti possono denunciare i manager. E questo vale ancora di più se la società è in crisi, come la Fiat, che possiede il dici per cento della Rcs. Non solo. La storia degli ultimi anni segnala che allâ??interno del patto di sindacato vi sono diverse anime, non sempre in buoni rapporti tra loro.

7. La Consob deve ancora valutare se un patto di sindacato così congegnato non obblighi i soci dellâ??accordo a lanciare loro stessi unâ??Opa sul resto delle azioni e ai valori di mercato oggi (di molto superiori ai valori medi dei titoli acquistati nel tempo dallo stesso Ricucci, che nel caso potrebbe rivendere tutto con un guadagno da capogiro).

8. Accanto ai contendenti principali si muovono anche altre figure di azionisti, ma soprattutto vi sono grandi e navigati esperti del foro, come Natalini Irti (da sempre al centro delle più importanti dispute finanziarie del paese, oltre che membro di importanti Cda di società quotate) per Ricucci e Guido Rossi, che è stato anche alla Guida della Consob, per il patto di sindacato che governa la Rcs.

9. I soci che partecipano al patto di sindacato riaffermano quasi ogni giorno di non essere intenzionati a cedere le azioni che possiedono (e dunque nessuno potrebbe creare una nuova maggioranza dentro Rcs, considerato che il patto controlla il 58 per cento delle azioni). Ricucci dichiara praticamente ogni giorno che continuerà a comperare titoli Rcs, fiducioso che prima o poi la spunterà.

10. Rossi e Irti sono in contatto in questo periodo in colloqui che hanno al centro le vicende Rcs.

11. Via via sono stati indicati dai media (soprattutto da quelli più direttamente interessati a causa degli azionisti che li controllano) diversi padrini dellâ??operazione: dapprima è stata seguita la pista di Giovanni Bazoli, notoriamente amico di Romano Prodi; poi quella di Dâ??Alema e dei suoi amici finanzieri; infine quella di Berlusconi e dei suoi amici. E ogni volta dalle colonne dei più autorevoli giornali altrettanto autorevoli firme giurano che è proprio come dicono loro. Naturalmente la partita del Corriere della Sera e del salotto buono che sta dietro (Mediobanca, Generali) non può non interessare la politica: di fatto, si tratta dellâ??assetto del potere economico in Italia. E del principale quotidiano del paese. Tutti i politici guardano interessati a queste vicende: destra, centro, sinistra. E ognuno ha anche qualche speranza particolare. Ma da qui a dire che dietro Ricucci ci siano questo o quello il passo è lungo. Dâ??Alema e i Ds hanno smentito qualsiasi sostegno a Ricucci e agli immobiliaristi. Berlusconi e i suoi hanno apertamente riconosciuto di guardare con simpatia a un guastatore dei vecchi assetti di potere finanziario, ma almeno a parole hanno smentito qualsisi interesse dieretto. Bazoli ha sdegnosamente respinto qualsiasi ipotesi che lo riguardi.
Fin qui i fatti. Tutto il resto è sospetto, nebbia e fuffa: dal tema della più o meno blasonata nobiltà degli imprenditori (il cui scopo per definizione è il profitto e non la nobiltà, come dimostrano i manager defenestrati perché generano pochi utili) al fatto che Corriere e Mediobanca sarebbero â??istituzioni che non fanno gli interessi di nessunoâ?. Fino al chi sta dietro. Si possono seguire le piste politiche (certo, un Corriere più accomodante con il governo farebbe comodo in questo momento alla maggioranza, così come un Corriere più pungente farebbe comodo allâ??opposizione). Si possono seguire le piste dei razziatori ( Ricucci avrà fatto una puntata così importante sperando poi di vendere a caro prezzo le sue azioni?). Ci sono soci occulti dietro Ricucci? Sarebbe interessante saperlo. Ma solo su fatti certi. Non sulla base delle supposizioni. Inchieste su inchieste continuano a scavare su Ricucci, per arrivare alla fine alla stessa conclusione di una paginata intera dedicatagli da Il Sole 24 ore: di vietato per ora non è emerso nulla. Che poi sia simpatico o meno, elegante o no, questo â?? quqando in gioco ci sono soldi e potere â?? non interessa, come dimostra la storia di molte e grandi casate industriali italiane.

Lâ??unica certezza, per ora, è che la guerra della Rcs non finisce qui. Perché, se non ci saranno colpi di scena, come qualche decisione della Consob, i protagonisti palesi e occulti della vicenda hanno alle viste un solo, vero appuntamento: settembre, alla scadenza del convertendo Fiat, quando la casa torinese dovrà chiedere alle banche di convertire i crediti in azioni e decidere se potrà o no tenere ancora il dieci per cento di azioni Rcs, che agli attuali prezzi di mercato rappresentano un tesoro e che domani chissà se potranno valere la stessa cifra. 

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