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Articolo 21 - Editoriali
Se il centrosinistra boicotta questa Rai
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di Giovanni Valentini*

Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità all´occhi di gente che qualità non ne ha, ma in compenso fa politica.
(da "La prima indagine di Montalbano" di Andrea Camilleri ? Mondadori editore, 2004 ? pag. 126)

La citazione riportata qui sopra, tratta dall´ultimo romanzo di Camilleri, si può ben applicare anche alle donne, a certe donne, come il presidente della Rai Lucia Annunziata. Chiamata a svolgere un ruolo di garanzia in nome di un´improbabile formula del "quattro + uno", è riuscita finora a districarsi dalle trappole di un Consiglio di amministrazione ostile senza cadere prigioniera o rimanere ostaggio della maggioranza. Quale che sia l´esito di questa vicenda, Lucia Annunziata ha fatto onore al suo impegno e a quello di tutte le donne che, a volte anche più e meglio degli uomini, di certi uomini, sanno assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.
Non possiamo invece dire altrettanto per i "quattro consiglieri dell´Apocalisse" nominati al vertice della Rai né tantomeno per un direttore generale che passerà alla storia ? si fa per dire ? come il commissario liquidatore del servizio pubblico. Con l´ultimo (in ordine di tempo) incidente a "Porta a porta", la gestione Vespa-Cattaneo ha toccato ormai il fondo. E come spesso accade in questi casi, l´eccesso di partigianeria e di servilismo non ha giovato alla fine neppure al beneficiario, se è vero che mercoledì scorso l´esibizione del presidente del Consiglio, il suo ennesimo one man show, ha fatto crollare gli ascolti al 17 per cento.
In questa occasione il conduttore della trasmissione ha sbagliato tre volte. Ha sbagliato innanzitutto sul piano giornalistico andando fuori tema con le divagazioni sulle cosiddette "grandi opere", all´indomani della battaglia di Nassiriya e mentre infuriavano le polemiche sul prolungamento della missione italiana in Iraq. Ha sbagliato sul piano professionale eliminando di fatto il dibattito e rinunciando lui stesso a qualsiasi contraddittorio. Ma ancor più ha sbagliato sul piano istituzionale replicando alle legittime critiche di Claudio Petruccioli, presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza, fino a parlare di "aggressione ignobile" e di "squallida iniziativa elettorale".
Quest´ultimo, fra i tre, è senz´altro l´errore più grave e intollerabile. La Vigilanza è un organismo di garanzia, composto da rappresentanti dei due rami del Parlamento, affidato perciò alla guida di un esponente dell´opposizione, come la Commissione di controllo sui servizi segreti. Giuste o sbagliate che fossero nel merito le censure di Petruccioli, e a nostro parere erano più che giuste, un dipendente dell´ente pubblico televisivo non può ribellarsi impunemente all´autorità che per legge ha il dovere di sorvegliare sul funzionamento del servizio medesimo.
Bruno Vespa, come qualunque giornalista della Rai, ha certamente tutto il diritto di difendere il proprio lavoro. Ma ha facoltà di farlo nelle sedi opportune, all´interno o all´esterno dell´azienda, e soprattutto nei modi appropriati. Offendere in questo modo il presidente Petruccioli significa offendere l´intera Commissione e l´intero Parlamento che l´ha eletta.
Non sorprende più di tanto che il direttore generale della Rai - per coprire in realtà il flop televisivo di "Porta a porta" - si sia affrettato a esprimere la propria solidarietà a Vespa, mettendosi così anche lui in una posizione oggettivamente eversiva rispetto alla Vigilanza parlamentare. Né che il giorno dopo abbia fatto altrettanto il ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, artefice di quella "legge di sistema" sulla tv che tende a sistemare in primo luogo gli affari del presidente del Consiglio. Quanto alle reazioni di Forza Italia che ha chiesto addirittura le dimissioni di Petruccioli, evidentemente il partito-azienda non perde occasione per dimostrare di essere una filiale politica di Mediaset, un´agenzia che cura e amministra gli interessi privati del suo leader.
Eppure, proprio alla vigilia dell´ultimo soliloquio di Berlusconi sulla rete ammiraglia della tv pubblica, il centrosinistra era riuscito in Commissione di Vigilanza a far approvare un nuovo regolamento sulla par condicio in campagna elettorale, con il voto determinante dell´Udc di Casini e Follini. � un richiamo per l´attuale gestione della Rai, faziosa e cortigiana. Ma è anche un segnale, un avvertimento per la maggioranza di centrodestra.
Mezza Italia s´è già ribellata mercoledì scorso a questo malcostume televisivo e politico, disertando "Porta a porta", bocciando una trasmissione a senso unico, rifiutando il duetto tra il suo conduttore e il suo ospite d´onore. Adesso, se in campagna elettorale le disposizioni della Vigilanza non saranno rigorosamente rispettate, agli esponenti dell´opposizione non resterà che boicottare il salotto televisivo di Vespa: anzi, Fassino, Rutelli e magari Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio, forse farebbero bene ad annunciare che in questo caso non parteciperanno più ai programmi della Rai. E gli elettori del centrosinistra, defraudati di un loro diritto fondamentale al pluralismo dell´informazione e al confronto delle opinioni, potranno anche disdire in massa il canone d´abbonamento a un servizio pubblico che vìola il contratto con lo Stato e con ciascun cittadino telespettatore.

* * *

Tra i libri sui mass media che arrivano a questa rubrica, ne voglio segnalare qui uno scritto in forma di romanzo. S´intitola "Elen nella tempesta", autore Enzo Mangia, edito da Guida. Si tratta in realtà di un pamphlet sul dopo-Tangentopoli che cerca di risalire alle "fonti del terrorismo in Italia", come recita il sottotitolo.
� un dialogo fra due giornalisti, il moderato Victor e la rivoluzionaria Elen, impegnati in un confronto sulle ragioni della "democrazia malata". L´impianto narrativo non toglie forza all´indignazione civile. E alla fine, un´ampia rassegna di citazioni giornalistiche e satiriche completa la lettura.

da "Repubblica" - 10/04/04

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