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La vicenda Scajola non fa scuola. Il caso Verdini. Grande spazio alla Grecia
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di Tutto Tiggì

La vicenda Scajola non fa scuola. Il caso Verdini. Grande spazio alla Grecia
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  • I TITOLI DEI TG DEL 5 MAGGIO - La Grecia  doverosamente in apertura su tutti i tg. Eravamo curiosi di verificare se il caso Scajola, entrato quasi a forza nei titoli dei giorni scorsi solo quando la frittata delle dimissioni stava per essere sfornata, avesse fatto scuola. Invece no. Il nuovo caso che riguarda il coordinatore della PDL Verdini, e che ha troneggiato in giornata su tutti i siti d’informazione, trova un certo spazio sui principali notiziari della sera.

    Non meraviglia l’assenza della notizia su Studio Aperto e Tg 4; strano notare  solo una rapidissima citazione all’interno dl TG La 7. TG5 e TG 1  ed il Tg 2 presentano  servizi corretti, esaustivi e anche un po’ fotocopia. L’onore del titolo, per Verdini solo nel TG 3. Dunque è andata meglio rispetto al caso Scajola. Ma ci preme notare che né oggi, né nelle settimane precedenti i tg nazionali hanno avuto lo stimolo di approfondire  le caratteristiche di un sistema corrotto e corruttivo che presenta aspetti, modalità e pericoli nuovi. Questo è il tema del commento affidato al Professor Alberto Vannucci, ordinario di Scienze Politiche all’Università di Pisa .
    Per il resto, segnaliamo il televoto de La 7 dedicato  alla opportunità o meno di celebrare i 150 anni dell’unità nazionale. A proposito: in serata si è saputo che un tecnico è morto in un incidente sul lavoro a Quarto, lo scoglio delle celebrazioni alla presenza di Giorgio Napolitano, ma nessun tg ha fatto in tempo ad inserirlo.
    Ed infine , consigli per l’uso per le coppie scoppiate;  ce li regala il Tg 5 che fa un titolo su come celebrare la fine di un amore. Meditate gente


    Il Commento: Alberto Vannucci, Professore di Scienze politiche Università di Pisa
     (intervista di Nello Trocchia)

    Professor Vannucci, l’informazione si occupa poco e male della corruzione e non spiega come è cambiata negli ultimi anni. La politica, invece, propone come unica soluzione l’aumento di pena per questo reato. Lei, da profondo conoscitore della materia, cosa ne pensa?
    “ L’inasprimento delle pene  temo che alimenti solo l’ effetto annuncio e non incide per nulla sul fenomeno. In realtà quello che incide sul calcolo di chi paga una tangente è la probabilità di essere preso. L’inasprimento delle pene, in assenza di misure che rendano i procedimenti giudiziari più rapidi e di misure che aumentino le probabilità di punibilità del colpevole, risulta assolutamente inutile. Il problema è che, come dice il rapporto del Greco, il gruppo degli stati europei contro la corruzione, questo reato è circondato da un’aura di impunità, grazie a vari fattori, come ad esempio la prescrizione. Se il processo dura troppo e si arriva alla prescrizione, è perfettamente inutile aumentare le pene”.

    Nello schema classico del corrotto /corruttore nessuno ha il vantaggio a denunciare. Come si può intervenire per incentivare la denuncia e se possibile migliorare il piano normativo?
    C’è una vecchia proposta dei magistrati di mani pulite che la politica non ha mai preso in considerazione. Prevedeva la possibilità di un ‘premio’ per chi confessa e restituisce il maltolto prima della conclusione del procedimento penale, per incentivare la denuncia. Sarebbe importante, ma il problema è che nel reato di corruzione non c’è l’interesse alla denuncia. Per rompere questo patto di omertà serve una magistratura forte e dotata di uomini e mezzi. I processi che durano molto, la prescrizione e ora la riforma che limita le intercettazioni, sono interventi che rendono ancora più difficile il contrasto di questo fenomeno

    Una reato che quasi fa rima con impunità?
     Da uno studio, reso noto dal magistrato Piercamillo Davigo, emerge che un indagato per corruzione ha meno dell’1% di probabilità di farsi un giorno di carcere. Di fronte a questo dato, l’aumento delle pene sarebbe un provvedimento inutile, solo di propaganda.


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