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Il terremoto di “Draquila”. Intervista a Sabina Guzzanti e Valerio Terenzio
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di Santo Della Volpe

Il terremoto di “Draquila”. Intervista a Sabina Guzzanti e Valerio Terenzio

“L’arrivo nella città di notte, deserta è l’esperienza che fa capire cos’è stato il terremoto e cosa non è stata la ricostruzione…una passeggiata spettrale, che è poi diventata l’inizio del film, con i gatti, le macerie, a battere le mani per sentire l’eco nel nulla,l’erba alta, le lampadine accese…ancora accese, ma che lampadine usano all’Aquila ? Sono ancora accese dopo un anno e più…” Sabina Guzzanti, reduce dal successo della prima proiezione a Piazza Duomo, nel centro storico dell’Aquila, racconta così il suo ingresso nella città del dopo terremoto per descrivere il suo film “Draquila”,già occasione di polemiche e di apprezzamenti: applausi di 5 minuti dagli abitanti del capoluogo abruzzese dopo la prima proiezione, polemiche del Direttore della Protezione Civile, Guido Bertolaso, che accusa preventivamente  il film di far fare brutta figura all’estero. Draquila,un titolo alla Guzzanti : “Ma in realtà inventato da un giovane che l’ha mandato al Blog di Sabina quando lei, non avendo  ben chiaro come voleva titolarlo, aveva aperto una sorta di concorso sul suo Blog” aggiunge  Valerio Terenzio,produttore del Film:”un film che anche per questo è diverso, parla con la gente. Alla proiezione all’Aquila, nonostante la pioggia, c’erano un migliaio di persone che reagivano, talvolta applaudendo, qualche volta piangendo o ridendo, comunque partecipando, anche perché molto si  riconoscevano nel film”. Sabina Guzzanti ha infatti girato per quasi un anno, 700 ore di immagini e interviste all’Aquila, con uno stile da film documentario che ne ha fatto diventare la Michel Moore italiana. Affronta le vicende del terremoto di petto, dalle tendopoli, alla ricostruzione mancata del centro storico,dalle prime avvisaglie di speculazione sul Centro storico alle casette costruite per i terremotati ,partendo proprio da quelle tendopoli, piene di persone.  ” E’ stata una esperienza toccante e commovente, dove il contatto con le persone ha reso questo viaggio molto umano, questo film pieno di opinioni anche diverse, varie, di lamentele, di depressione” dice ancora Sabina Guzzanti; “A cominciare dalle tendopoli… bisogna capire che gli aquilani sono restati sotto le tende 6 mesi, per la scelta governativa di far vedere il ‘miracolo’ di queste casette…esperienza unica, in tendopoli dove  non si potevano somministrare non solo alcolici, ma caffè e coca cola, per non eccitare i terremotati…e a dormire in tende anche da 10 posti, dove ti spogli davanti a gente che magari non conosci, al freddo di notte ed al caldo di giorno…Ma è stato giusto chiedere questo alle persone in nome  di una operazione di propaganda?” . Forse per questo motivo  Bertolaso ha fatto la quella critica ‘preventiva’ affermando che questo film fa fare una brutta figura all’Italia all’estero? Ma  io non mi spiego questa  critica prima ancora di vedere il film “ continua Valerio Terenzio;” Mi ricorda Berlusconi su Saviano  e La Piovra…Nella mia concezione di vita e  di comunicazione, quella condizione (il dopo terremoto n.d.r.) o la corruzione  non è un problema di chi la denuncia, ma di chi la pratica.”Ma, quella di Bertolaso, non è una teoria che si prefigura come una censura preventiva, come una chiusura di spazi culturali ed espressivi? In fondo significa, non bisogna parlare dei problemi di questo nostro paese…..” Ma su questo, come dice anche Sabina, io credo che la chiusura di spazi ci sia già stata, basti pensare alla televisione..Per chi fa il mio lavoro,chi ha fatto il produttore di programmi come l’Ottavo Nano o altro, non è neanche più pensabile di proporre alla Rai  spettacoli del genere, satira  come quella. Non ci penso neanche più” afferma Terenzio;”ormai c’è una chiusura netta e scontata: io penso e posso dire chiaramente che gli spazi per chi  vuole fare una certa  critica o satira, sono già chiusi a priori, ormai non posso neanche pensare di andare dal direttore di questa o quella Rete Rai (Mediaset non ne parliamo neanche…) per poter fare certe proposte. Ormai credo che ci sia solo lo spazio del Cinema e del mercato, cioè della pubblicazione di DVD  in vendita. Io e Simona Banchi,che ha prodotto Draquila con me,  la mia struttura ormai da 10 anni ci  confrontiamo con il mercato…film,documentari, inchieste, spettacoli teatrali tutti sul mercato dei DVD.  E  poi c’è il Web: anche questo film ha tanti contatti e tanta vita sul Web, a partire dal Blog di Sabina stessa che è un vivacissimo e costante momento di confronto e di idee”.Un circuito non televisivo in Italia anche per Draquila?“In fondo questo film anche nei contenuti è una riflessione sulla deriva autoritaria che sta prendendo questo paese” continua Sabina Guzzanti; “ mette in discussione quello che pensano tanti, cioè che  di fronte  alla burocrazia di questo paese ci sia necessità di prendere  soluzioni rapide nelle mani di una sola persona . Ecco, questo film racconta quali sono le conseguenze, anche pratiche, di queste soluzioni rapide in Italia, che cosa  significa  anche solo affrontare le emergenze , rapidamente, da solo e con quella macchina da guerra che è rappresentato dal cosiddetto stato di emergenza  , con il commissario straordinario che agisce in deroga alle norme, con il risultato  di costi molto alti, come è successo per le cosiddette casette; disagi maggiori per la popolazione,il centro storico ancora piena di macerie ,le prime notizie di speculazione e  acquisti in grande stile da parte di grandi aziende ,costruttori già sul posto pronti ad allungare le mani… e la procura antimafia che è già al lavoro…”. Ma questa “deriva autoritaria” si è tradotto anche in difficoltà frapposte al suo lavoro di regista a L’Aquila?“ Non è esperienza solo mia…molte volte  è stato impedito a giornalisti o reporter di filmare questa o quella zona dell’Aquila,di assistere con le telecamere ad eventi o accadimenti dentro la zona terremotata o dentro le tendopoli, di fare domande che si poeva pensare fossero scomode nelle conferenze stampa…i. Qualcuno ha detto che a L’Aquila è stata sperimentata una sorta di ‘sospensione della democrazia’ attraverso i regolamenti interni delle tendopoli ed i divieti di lavoro a giornalisti e filmmakers…Ma io sono convinta che ogni tipo di censura non esisterebbe se noi ci prendessimo le nostre libertà…”Anche sul suo film si stanno misurando i nuovi problemi che l’informazione e la comunicazione devono affrontare in Italia:due giorni fa Berlusconi ha detto che in Italia c’è “anche troppa” libertà di stampa. Reporters Sans Frontieres ha risposto che “la libertà di stampa non è mai troppa in una democrazia”,proprio mentre nel Parlamento si discute una legge sulle intercettazioni che blocca e limita la libertà di stampa. E Guido Bertolaso ha criticato il suo film Draquila perché non farebbe un buon servizio all’immagine dell’Italia e  dicendo che la sua è una verità parziale di quel che è successo  dopo il terremoto …“Se Bertolaso dice che la mia è una verità  vuol dire che riconosce che di verità ce n’è più di una sulle vicende dell’Aquila, oltre alla sua… La democrazia è anche questa, opinioni e visione anche diverse, considerare preziose tutte le verità che ci sono e farle coesistere tutte insieme… Per Andreotti il neorealismo diffondeva un’immagine distorta dell’Italia nel mondo: invece ‘Ladri di Biciclette’ ha fatto amare il nostro paese in tutto il mondo. Non è ‘sputtanando’ la corruzione che  facciamo un male al nostro paese”.

L'Aquila non si ricostruisce senza verità - di Stefania Pezzopane


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