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Articolo 21 - ECONOMIA
La Ue non capisce le donne… A volte neanche l’economia
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di Adriano Donaggio

La Ue non capisce le donne… A volte neanche l’economia Dunque non ci sono margini di mediazione. Tutte le donne (statali) in pensione a 65 anni. Dicono che tanto più si è insicuri tanto più si diventa autoritari. Non è detto che uno che  è autoritario abbia  per questo ragione. Anzi, è uno che butta alle ortiche una delle scoperte più importanti del nostro secolo, la scoperta del’ importanza del feedback, la possibilità, e il coraggio, di verificare in tempo reale se le conseguenze delle decisioni prese servono a far funzionare la macchina e a raggiungere il risultato voluto.
Nei giorni scorsi, mentre si parlava del disastro provocato dalla BP nel Golfo del Messico, parlando dei tentativi che si sono susseguiti in queste settimane, in più casi con esiti nulli, o non convincenti, perdendo tempo prezioso mentre i danni continuavano ad estendersi e il disastro a diventare sempre più grave, ebbene, questo mio amico che di mestiere fa l’economista, mi faceva osservare: quello che sta succedendo lì sembra una metafora della situazione economica. Non si ha ben chiara la situazione, non c’ è un’ idea ben chiara delle possibili soluzioni, si procede per tentativi ed errori sperando che prima o poi qualcosa funzioni. La cosa peggiore, poi, è che si procede con decisioni contraddittorie, una che annulla l’ altra, aggravata dai cascami della nostra tradizione cattolica: se si vuole andare in paradiso bisogna fare sacrifici e molta penitenza.
Purtroppo nel mondo dell’ economia non è così. Non è flagellandosi, né infliggendosi sofferenze che si risolvono i problemi. Negli ultimi anni gli statali hanno avuto un aumento medio, a regime, di 60/80 euro lordi. Dedotte le tasse (i soldi che gli statali appena firmato un contratto riconsegnano subito allo stato sotto forma di tasse). Dedotte le tasse (i sindacati non lo dicono ma i contratti costano allo Stato molto meno di quel che non si dice perché la cifra globale è calcolata sul lordo, ma lo Stata si prende buona parte sotto forma di imposizione fiscale), ebbene dedotte le tasse, quel che resta di ogni rinnovo contrattuale è poco più di un caffè al giorno. E c’ è davvero che qualcuno pensa che tenendo fermi i contratti degli statali per tre anni, noi riusciremo a contenere gli squali della speculazione finanziaria? Almeno le vecchie fiabe di un tempo erano divertenti, queste non fanno neanche ridere.
Quel che è curioso è che mentre si parla dell’ allungamento della vita lavorativa (la parola magica è riforma strutturale), la gente che vorrebbe continuare a lavorare viene licenziata.
Gli statali peraltro vengono incoraggiati ad andare in pensione quanto prima  (perché a questo mira la minaccia di rateizzare l’ indennità di fine rapporto).  Chiedo a un esperto: ma questo per lo Stato non vuol dire trasferire la spesa dal bilancio dello Stato (spese per il personale), all’ istituto previdenziale che dovrà pagare  le pensioni? IN altri termini non si tratta di un trasferimento di un costo da una voce all’ altra del bilancio? “No, mi spiega l’ esperto, perché ogni statale occupa una scrivania, uno spazio che bisogna riscaldare, raffrescare, illuminare, richiede un computer, ha attorno a sé altra gente che si muove. Se va in pensione si risparmia”. E con queste misure si pensa di salvare l’ economia? Mentre gli economisti fedeli al pio ordine di donna Prassede che, come è noto, scambiava per cielo tutto ciò che passava per il suo cervello, ci ammaniscono litanie, in particolare sull’ allungamento della vita lavorativa (chissà perché ce lo dicono dal video e non vanno mai a dirlo ai cancelli di Termini Imerese?), fa bene l’ on. Tremonti a intrattenerci sulla filosofia del mondo. Fa bene per me cui pare di vedere, indipendentemente dalla buona volontà e dell’ impegno del ministro, molto fumo, senza vedere l’ arrosto.  E il guaio è che non lo vedo, ma neanche ne sento l’ odore.
In questo quadro agisce d’ imperio la UE. Subito le donne in pensione a 65 anni.  E niente discussioni. Su questo dovrebbero indignarsi per primi i leghisti che giustamente sono attenti ai problemi locali  (la parola giusta è: sono radicati sul territorio). Ora si dà il caso che in Italia, le donne che vanno in pensione aiutano le figlie sposate che non potendo usufruire di servizi sociali adeguati e anche solo sufficienti, hanno bisogno della nonna che custodisca i pargoli, mentre i genitori vanno a lavorare. Senza contare che molte altre donne in pensione, assistono i loro vecchi che non aiutati, come dovrebbe essere, dagli Enti pubblici. Una volta all’Università si studiava che il tutto è superiore alle singole parti (ah! La vecchia Gestalt. E’ la forma complessiva che determina il valore della singola parte).  Va bene le donne statali vanno in pensione più tardi, ma questo risolve i danni organizzati dalla criminalità organizzata?  E possibile la ripresa economica se quattro, cinque Regioni sono organizzate dalla malavita organizzata? Gli ottanta euro negati agli statali risolvono il problema dell’ evasione fiscale che mina alla base la possibilità della libera concorrenza? Per l’ Europa no. Contano solo due tre, cose. Il Pil, prima di tutto, senza contare che molti economisti sono ormai convinti che non è questa l’ unica misura che va considerata. Senza contare che sui metodi sui quali si calcola il Pil molti economisti hanno molte cose da dire: Marcello De Cecco, con la consueta lucidità, acutezza e precisione, su Repubblica del 7 giugno (“Operazioni a mercato aperto”) spiega bene i danni causati dalla Merkel al suo Paese e all’ Europa. Ma questo per l’ Europa conta poco (gli altri paesi dell’ unione intimoriti e impacciati, tacciono). L’ importante è che le statali italiane (speriamo non la Merkel), vadano in pensione a 65 anni. Certe volte l’ Europa, posta di fronte a problemi gravi, mi fa venire in mente Pascoli. Ricordate  La Cavallina storna? Mia madre sollevò un dito, disse un nome, suonò alto un nitrito. Qui però non c’ è nessun padre ucciso, ma se continua così moriranno di cure sbagliate, soffocati da un moralismo becero e molto poco scientifico, padri e figli.
Cara UE se continui così ti capiterà quel che ha scritto Andrea Zanzotto: “ti abbaieranno le campane”.

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