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Articolo 21 - INFORMAZIONE
Editoria, grido d'allarme. Si deve salire sui tetti?
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di Redazione

Editoria, grido d'allarme. Si deve salire sui tetti? Probabile chiusura di decine e decine di testate, agonia di molte altre entro il prossimo anno e migliaia di persone che rischiano il posto di lavoro. Se non si interviene subito il destino dell'editoria e dell'informazione in generale e' di 'non ritorno' e il conto alla rovescia e' iniziato. Questo in sintesi, quanto emerso nel corso dell'Assemblea nazionale dell'Editoria Cooperativa oggi a Roma che ha visto la partecipazione di parlamentari, giornalisti e rappresentati delle associazioni del settore. Mediacoop che ha organizzato l'incontro sollecita il governo a prendere in mano la situazione e procedere, entro il 30 giugno, alla presentazione di un ddl di riforma del sistema della comunicazione'.

Elisa Grande, capo del Dipartimento per l'informazione e l'editoria di Palazzo Chigi ha rilevato come il settore dell'editoria, sta attraversando 'la crisi piu' grave dall'81 ad oggi' auspicando che l'impegno assunto dalla Presidenza del Consiglio sull'erogazione dei fondi all'editoria venga 'seguito dal Parlamento'. Inoltre, sottolinea 'il tavolo delle poste, va ripreso, si deve continuare a insistere per trovare almeno una soluzione per il 2010. Ne sono consapevoli - dice - i sottosegretari Letta e Bonaiuti. Fino ad oggi il ministro dell'economia, impegnato con la manovra, non ci ha risposto. Ma Grande 'e' convinta che il a fronte di una riforma dell'editoria, prendera' degli impegni con garanzie serie per l'accesso ai finanziamenti'.

Secondo il presidente onorario di Mediacoop, Lelio Grassucci, 'occorre un provvedimento d'urgenza per ricostituire il diritto soggettivo, ripristinare gli incentivi all'emittenza locale ed ai giornali esteri, in modo da costruire le condizioni per sbloccare la trattativa poste editori sulle tariffe, detassare l'investimento incrementarle della pubblicita' nella carta stampata'. E ricorda che oltre cento testate cooperative, no profit, di partito, edite e diffuse all'estero, e tante aziende dell'emittenze locale sono destinate a chiudere'. Questo, significa 'una perdita di oltre 4.500 posti di lavoro, tra giornalisti poligrafici, la scomparsa di tante testate storiche, tante voci delle comunita' locali: una perdita di diritto all'informazione e per i cittadini.
Mario Salani, presidente di Mediacoop, ha tenuto a ricordare come e' di questi giorni l'adeguamento del contratto Fieg Fnsi;'un carico - ha detto - che se le grandi testate forse possono permettersi, le piccole, e comunque le cooperative no'.

Il direttore del Manifesto Norma Rangeri rileva:' io sono qui oggi ma non so se tra 6 mesi potrei esserci ancora. La situazione di crisi e' pesantissima'. Il segretario della Fnsi Franco Siddi tiene a ricordare che l'informazione 'e' un bene pubblico, quindi non puo' mancare l'intervento pubblico di sostegno'. Perche', sottolinea 'l'informazione non e' una priorita' di chi governa, di chi ha il piu' grande conflitto di interessi del mondo, dei partiti' e soprattutto 'non deve essere intesa, come invece da parte di alcuni lo e', come un bene fastidioso o un terreno di pura lotta politica o commerciale'.

Fulvio Fammoni, coordinatore comitato per la liberta' di informazione lancia una proposta: sperimentare dall'Italia quello che viene dall'approvazione dell'accordo di Lisbona a livello europeo: presentiamo un disegno di legge di iniziativa popolare per una legge per la liberta' di stampa in Europa.

Polemica la presa di posizione di Beppe Giulietti, parlamentare e portavoce di Articolo 21:' Se non si capaci di rispondere su questioni strutturali per il settore, si decide almeno di ritirare il ddl intercettazioni che penalizza ulteriormente il settore della comunicazione. Oppure, faccio una proposta indecente e provocatoria, almeno si decida di formare un castelletto per il fondo censura sulla liberta' di stampa. Le multe ai giornalisti e agli editori, mettiamole a disposizione del sistema'. Per Giulietti 'e' intollerabile che si dice non ci sono i soldi e qualche ministro dice quelli che sono i giornali che non gli piacciono. Ed e' commovente dire decide che deve decidere il parlamento. Attendiamo l'audizione di Bonaiuti da mesi. Sia sulle tariffe postali che sui tagli dei giornali italiani all'estero, non ci sono state risposte. Scegliamo una redazione, saliamo sui tetti, facciamoci vedere'.

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