Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INFORMAZIONE
Per Berlusconi la libertà di stampa non è un diritto assoluto. Lo si capisce anche dalle imminenti epurazioni
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Giuseppe Giulietti

Per Berlusconi la libertà di stampa non è un diritto assoluto. Lo si capisce anche dalle imminenti epurazioni

Lo sciopero è riuscito e da oggi sono più forti le ragioni di  chi si batte per affossare la legge bavaglio. Guai però a fermarsi, non dobbiamo dargli tregua. Da subito bisogna far sentire la nostra voce contro una legge finanziaria che, nonostante gli impegni assunti dal governo medesimo, si propone di soffocare la editoria e le emittenti di informazione , attraverso la drastica riduzione dei fondi non accompagnata da nessuna ipotesi di riforma.
In questo modo, tanto per capirsi, si cerca di mandare al macero il Manifesto, Radio popolare e tante altre testate del mondo del volontariato e dell'associazionismo.

Gli stessi tagli, che ovviamente diventeranno bavagli, colpiranno il mondo del cinema, dello spettacolo, della cultura.
Contro questo progetto bisognerà reagire in modo clamoroso, magari salendo sui tetti di una redazione, come aveva proposto Norma Rangeri.
Nel frattempo sarà il caso di non abboccare alla finta trattativa che Alfano vorrebbe imbastire sulla sua legge porcata. Tutte le ipotesi riportate  dai giornali escludono qualsiasi sostanziale modifica al testo, almeno per la parte relativa al diritto di cronaca. Al massimo  si fa riferimento a qualche sconto pecuniario agli  editori, una mancia che non altera la gravità dell'assalto all'articolo 21 della Costituzione.

Di questi signori, delle loro cene, delle nuove e vecchie logge di sempre sarà bene non fidarsi, anche perché continuano a lavorare e a corrompere nell'ombra, non ci riferiamo solo al riemergere di vecchi arnesi come Flavio Carboni, ma anche a quanto sta per accadere alla Rai in un clima di apparente distrazione generale, salvo le denunce dei consiglieri della Rai Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo.

Mercoledì prossimo,per esempio,dovrebbe essere cacciato l'attuale direttore di Rai due Massimo Liofredi e dovrebbe sostituirlo la signora Susanna Petruni, da anni appassionata cantrice delle gesta di Silvio Berlusconi per il tg1.
"E chi se ne frega,mi ha risposto un amico,se non è zuppa è pan bagnato..",può darsi che abbia ragione lui.,ma stiamo pur sempre parlando di una azienda pubblica.

Non conosciamo il signor Liofredi, a suo tempo non abbiamo gioito per la sua nomina, che, per altro, fu attribuita alla  amicizia con Fedele Confalonieri,già perché nella Rai di oggi si dice pubblicamente che per alcune nomine è bene avere il via libera anche dalla azienda concorrente. Non abbiamo mai neache partecipato alle sue trasmissioni e non facciamo parte del club che frequenta le trasmissioni della signora Monica Setta e i vari contenitori della rete.
Nulla gli dobbiamo dunque e nulla ci deve lui, anzi continuiamo a pensare che in una azienda seria dovrebbero correre a supplicare Carlo Freccero,un autentico genio del settore, e chiedergli di tornare a salvare la rete e di introdurre un pò di creatività in una programmazione sempre più uguale ed omologata.

Le ragioni di una così repentina sostituzione, tuttavia, non possono e non debbono restare clandestine, proprio perché stiamo parlando di una persona che non può essere assimilata ai Biagi, ai Santoro, ai Freccero.
Perchè Liofredi non va più bene? E' vero o non è vero che contro di lui si scatenò una canea per aver osato consentire a Monica Setta di chiamare in trasmissione il giudice Ingroia per presentare il suo libro sulle intercettazioni? Per altro lo stesso giudice Ingroia che era stato pesantemente attaccato, e senza diritto di replica, dal direttore del tg 1 Minzolini? E' vero o non è vero che nella stessa vicenda Santoro il direttore Liofredi avrebbe rivendicato l'autonomia della rete contro le continue interferenze del direttore generale e del suo vice Marano,già sottosegretario della Lega?E' vero o non è vero che al nuovo direttore sarà chiesto di dare esecuzione ai vecchi e ai nuovi editti bulgari?

E' vero o non è vero, infine, che in cambio di questa espulsione di Liofredi alla lega sarà concessa, come accadeva nel feudalesimo, il lotto di Rai News  con la conseguente cacciata anche del direttore Mineo ed il controllo da parte della destra di ben dieci testate su 11?

Una simile mattanza non si era mai vista neppure nei periodi peggiori e più bui della Rai. Per altro, nel passato, nessun presidente del Consiglio aveva mai avuto il controllo contestuale delle reti pubbliche e private.
Non si tratta dunque di affari privati della destra, ma di un grande questione democratica.
Con la mano destra fingono di trattare, con la sinistra stringono il pugnale, il manganello, il bavaglio.
Ci permettiamo di chiedere a noi stessi in primo luogo, alla commissione vigilanza, alle autorità di garanzia, ai consiglieri di amministrazione non complici, ai sindacati, a tutta la rete di reagire promuovendo le più clamorose iniziative contro questo sacco prossimo venturo.

Facciamo sentire che chi paga un canone non è disponibile a consegnare le fedi nuziali al proprietario unico del polo Raiset. Chiediamo le dimissioni di una direzione generale che continua ad esprimere arroganza e dilettantismo, vizi capaci di condurre a morte quello che resta della Rai.

Per quanto ci riguarda, oltre a partecipare a tutte le iniziative che saranno promosse da chiunque, abbiamo anche deciso di chiede all'avvocato D'Amati, lo storico legale delle libertà e dei diritti, di valutare se esistano gli estremi per esposto alla corte dei conti affinché prenda atto della girandola di nomina, degli sprechi conseguenti, dei dirigenti rimossi e non collocati, della pletora di nuove promozioni, delle interferenze dell'esecutivo nella gestione dell'azienda.
No, non conosciamo Liofredi, siamo distanti anni luce e dai suoi amici, ma quanto sta per accadere non sono affari loro, ma affari di tutta la comunità e proprio per questo pretendiamo una pubblica discussione e una pubblica risposta. Se non vorranno darcela andremo a chiederla prima davanti ai cancelli di viale Mazzini, poi nelle aule dei tribunali, senza mai dargli un attimo di tregua.


Letto 4255 volte
Dalla rete di Articolo 21