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Per i Tg l’economia italiana tira come non mai. E il Sud? Cancellato lo Svimez
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di REPORTER SENZA RETE

Per i Tg l’economia italiana tira come non mai. E il Sud? Cancellato lo Svimez

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I TITOLI DEI TG DEL 20 LUGLIO 2010 - La pagina economica oggi in primo piano su tutti i tg, ma i dati decisivi sono due: e uno, quello negativo, viene marcatamente cestinato. La produzione industriale, riferisce l’Istat, fa un decisivo balzo in avanti, aumentano gli ordini a maggio, + 26,6%. Notizia positiva di cui parlano in apertura tutti i telegiornali, con commento sul tg1 del ministro dell’economia Giulio Tremonti. Ma l’altro dato, quello negativo, viene dallo Svimez che nel suo rapporto, che sollecita una nota puntuale del capo dello stato, denuncia: al sud un italiano su cinque non ha i soldi per il medico, ogni anno dal mezzogiorno partono 30 mila laureati; il Cnel rincara la dose: per i giovani triplicato il rischio di restare disoccupati. Ma i dati dello Svimez e del Cnel non trovano cittadinanza nei titoli e neanche in servizi dei Tg, fatta eccezione per il Tg3. Nel commento l’intervista al vicedirettore dello Svimez Luca Bianchi.
A proposito di concordanza, c’è da segnalare che i Tg principali, Tg1 e Canale 5 in ben sei occasioni mandano in onda servizi in contemporanea, insomma una fotocopia, in pieno stile Raiset. Morti sul lavoro, calano, dice l’Inail, nel giorno dell’ennesima tragedia. Ancora tg3 in evidenza che riporta, unico Tg nei titoli e con un servizio: le casse vuote in Abruzzo, con i terremotati dell’Aquila a rischio sfratto dagli alberghi.
Buona copertura sulle modifiche, tramite emendamento, che il governo vuole apportare al ddl intercettazioni. Emilio Fede, nel tg4, accompagna e sostiene lo scoramento del primo ministro Silvio Berlusconi, contrario alle correzioni.  Il Tg2 riesce ad inserire nei titoli una notizia, apparsa in agenzia in serata, sulle stragi di mafia degli anni novanta. In commissione antimafia i magistrati di Caltanissetta avrebbero annunciato che la verità potrebbe arrivare presto, ma risultare indigesta alla politica.
Chiudiamo con una segnalazione. A guardare i Tg, a volte fotocopia con notizie cancellate, l’annuncio che Sky approderà sul digitale terrestre, non può che far bene, più scelta e più pluralismo.



Il commento del vicedirettore dello Svimez Luca Bianchi
(Intervista di Alberto Baldazzi)

La notizia dell’aumento della produzione industriale e degli ordinativi è compensata dai dati forniti dallo Svimez sull’economia meridionale, ed i dati sono in alcuni casi addirittura lancinanti. Ci può sintetizzare?
“I dati sono mediamente drammatici, direi, perché gli effetti della crisi economica si sono trasferiti, in tutta la loro gravità, sulle famiglie, sulle condizioni sociali. Otto famiglie su cento hanno rinunciato ad alcuni consumi alimentari; nel 2009 il 21% non  ha avuto i soldi per il riscaldamento: questo riflette il crollo dell’occupazione, che è la determinante principale della crisi nel mezzogiorno. Già ci sono pochi occupati, ed un ulteriore 3% nel 2009 rappresenta un fatto di gravità assoluta.”

L’aspetto della produzione industriale è , ormai, praticamente irrilevante …
“La produzione industriale è importante come indicatore congiunturale, perché potrebbe essersi interrotto qualcosa; il problema  è che noi stessi nel rapporto diamo un dato che circa il 20% di produzione industriale persa nel corso del 2009: il Sud è comunque più penalizzato dalla crisi, e fa quindi più fatica ad uscirne.”

Un altro dato che fa impressione è la ripresa forsennata dell’immigrazione interna; se non vado errato circa  centoquaranta mila meridionali si sono trasferiti al Nord, soprattutto in Italia ed un 10% di questi in altri paesi europei. Che significato ha per le generazioni future?
“Ha il significato che, come ogni volta, la crisi è molto selettiva ed incide soprattutto sulle classi meno protette: i giovani sono in assoluto la classe meno protetta e tutta la riduzione dell’occupazione è compresa dai 18 ai 35 anni, già in presenza di un tasso d’occupazione più basso; nel mezzogiorno, soprattutto in conseguenza ad un aumento della scolarità ( abbiamo quindi molti laureati), in realtà studiare serve soprattutto ad emigrare, serve a trovare qualche occasione d’impiego fuori dalla propria area d’origine. È un flusso enorme: ogni anno abbiamo 30000 laureati che vanno via, in 10 anni avremo un intera generazione, su cui hanno investito le famiglie del Sud e le istituzioni del Sud, che se ne vanno da un'altra parte.”


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