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L’Aquila cantiere di un’Italia nuova
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di Stefania Pezzopane*

L’Aquila cantiere di un’Italia nuova

“Cantiere AQ” ha avuto il suo battesimo a L’Aquila, lo scorso 19 luglio davanti ad una appassionata platea. Il ridotto del Teatro Comunale, in zona rossa, è stato raggiunto dai tantissimi partecipanti attraverso un centro storico diroccato e impervio, scansando transenne e facendosi largo tra pericoli e blocchi dell’esercito. L’assemblea per un giorno ha pulsato entusiasmo dentro le arterie di una città spenta ed agonizzante. Da qui si alza un S.O.S rivolto al Paese e all’intero pianeta.

Ringraziamo Peppe Giulietti ed Articolo 21 che hanno aderito al progetto con contenuti utili ed originali. E soprattutto per aver colto l’importante nesso esistente fra la battaglia per la ricostruzione del capoluogo dell’Abruzzo e la battaglia per la libera informazione. L’Aquila infatti è la vittima sacrificale più evidente di una propaganda governativa appoggiata da una parte asservita di stampa che ha lasciato credere al miracolo della ricostruzione e dei terremotati felici. Una violenta e subdola campagna disinformativa assecondata dai vertici della Protezione Civile consumata sui morti e sulle sofferenze della nostra gente, per questo spregiudicata e pericolosa. A L’Aquila si è capito fino a che punto si può arrivare col ritornello del tutto va bene.
La ricostruzione non c’è e neanche i fondi per programmarla seriamente. Ma questo in tv non passa e non passa la protesta di 20.000 persone che bloccano l’autostrada in una città che attualmente ne conta 35.000. E quel che non passa in tv semplicemente non esiste. Gli effetti di questa disinformazione si ritrovano nell’intolleranza che va maturando nei confronti dei problemi dei terremotati da parte del Paese, sfociata nelle manganellate dei celerini alla manifestazione di protesta a Roma. Ed anche su questo si è aggiunta disinformazione alla disinformazione. Un’infamia ed una violenza che stiamo subendo, pari solo a quella del terremoto. L’Aquila non sarà la stessa fino a quando anche il suo nome non sarà riscritto dalla verità.

Per questo nasce l’ associazione nazionale “Cantiere AQ”. Un luogo operativo in cui possano incontrarsi i saperi di coloro che, come riportato anche nel manifesto, si sentono aquilani per senso di appartenenza alla civiltà, senza distinzioni di sorta. Coloro che ritengono che una città storica sia un bene collettivo e la sua ricostruzione è missione che riguarda il mondo e non solo chi ha perso un tetto.

Chiamiamo ad aderire gli intelletti e gli spiriti sani di questo Paese ed oltre. Coloro (politici, professionisti, artisti, tecnici, pensatori, artigiani ecc) che hanno idee per cambiare le cose ed hanno voglia di unirsi ad un popolo risvegliato. Il cratere infatti è già avamposto della democrazia di scampo dei nuovi media e di una presa di coscienza dovuta alla maggiore responsabilizzazione. Tutto questo da noi sta già accadendo e sarà inarrestabile perché la motivazione è gigantesca. Ricostruire una città è uno dei più appassionanti progetti di un’esistenza; è rimettere insieme pietra su pietra la propria stessa vita e sette secoli di memoria. Non ci fermeranno neppure le manganellate.

Una città non può essere una new town prefabbricata lungo una statale, senza servizi e senza umanità. E’ un’opera in cui niente viene sperimentato singolarmente ma tutto in relazione alle sue adiacenze e alle sue fruizioni: estetica, urbanistica, edilizia, sociale, economica, paesaggistica, culturale. I suoi traffici e i riverberi vitali di chi la abita sono strutturali quanto i suoi elementi fisici. Può dirsi città solo quel posto dove tutto questo tende all’armonia, altrimenti è grumo malsano di minoranze interessate e maggioranze distratte.  Le intercettazioni degli sciacalli che ridevano sulla distruzione sono la prova di questa deriva già in atto. Gli appettiti dei Casalesi emersi oggi ne sono la conferma. Tutto questo è passato sotto il regime frettoloso e confuso dell’emergenza in cui strutture dello Stato agiscono senza regole. Per questo forse la gestione dell’emergenza è più interessante della ricostruzione e finita l’emergenza siamo stati abbandonati ed oscurati.

Cantiere AQ si nutre del sogno di ricostruire meglio di prima, di sperimentare finalmente il buon senso e non sprecare le nuove acquisizioni, innestando nel profilo storico del luogo le tecnologie che migliorano la vita e rispettano il pianeta: energie pulite, la sicurezza delle nuove metodologie costruttive, le reti diffuse e capillari, i luoghi della contemplazione e dell’incontro. Da tutto questo può scaturire economia e cultura ed un nuovo prototipo di partecipazione democratica.
Dall’Aquila, con l’apporto di tutti, può ripartire un’Italia diversa.

* Fondatrice “Cantiere AQ”


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