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Wikileaks sfonda non solo Sul NYT. Anche i tg “nostrani” si accorgono della rete
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di REPORTER SENZA RETE

Wikileaks sfonda non solo Sul NYT. Anche i tg “nostrani” si accorgono della rete

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I TITOLI DEI TG DEL 26 LUGLIO 2010 - La tragedia di Duisburg il giorno dopo. A parlare è l’amica della ragazza bresciana morta nella calca del Love parade. L’intervista alla giovane è in apertura nei titoli di tutti i telegiornali Mediaset, Studio Aperto, Tg4 e Tg5, per la Rai è invece il Tg1 a metterlo come primo titolo, mentre per il Tg3, il Tg2 ed il telegiornale de La7 il fatto lo ritroviamo rispettivamente come sesto, terzo  e quarto titolo. Queste ultime tre testate scelgono di dedicare l’apertura alla politica: il Tg3 ed il Tg2  con le dimissioni di Verdini da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, mentre per il notiziario de La7 i primi tre titoli sono riservati alle ultime dichiarazioni di Fini sulla questione morale, alla questione Verdini all’interno del Pdl ed alle esternazioni di Bossi su iva e irpef, tasse che per il leader della Lega dovranno andare nelle casse di regioni e comuni.

Oggi la nostra attenzione è tutta concentrata su un caso che arriva da oltreoceano e rilanciato da tutte le agenzie e dai principali siti e blogger italiani. E’ il caso del portale internet Wikileaks, il quale ha rivelato all’americano New York Times, all’inglese Guardian ed al tedesco Der Spiegel  il contenuto di documenti riservati del Pentagono sul conflitto in Afghanistan, dove sono evidenziati abusi commessi dalle truppe della Nato nei confronti dei civili. La notizia la troviamo come secondo titolo nel Tg1 e nel Tg2, come quinto titolo nel Tg3. Nello spazio commento approfondiremo l’argomento con Arturo Di Corinto blogger ed esperto di rete.

Noi invece vorremmo sottolineare una frase del fondatore di Wikileaks che a tal proposito dice:”E’ compito del buon giornalismo parlare degli abusi di potere, e quando gli abusi di potere sono messi in luce c’è sempre una reazione contraria”. Vedremo nei prossimi giorni se e come il giornalismo italiano saprà approfondire la vicenda, visto che in quelle operazioni erano coinvolte anche truppe italiane. Anche perché pare che in uno di questi report si parli dell’ospedale di Emergency.

Intanto ci consoliamo con Studio Aperto che ci informa nei titoli che è stato inaugurato nella campagna inglese un resort a cinque stelle per gatti e con Emilio Fede che ci fa sapere che sulle nostre spiagge il topless è in crisi. Colpa forse dei bisturi dei chirurghi estetici?


Il Commento di Arturo Di Corinto, blogger ed esperto di rete
(Intervista di Alberto Baldazzi)

Arturo Di Corinto, ma cosa ha combinato Wikileaks , mettendo come dire alla berlina operazioni, operatori, servizi segreti e interventi nella guerra in Afghanistan, che da sei anni dura senza una prospettiva d’uscita?
“ Wikileaks ha pubblicato novantadue mila  documenti riservati che gettano una luce sinistra sul modo in cui è stata finora condotta la guerra in Afghanistan, sia da parte dell’amministrazione Bush che da parte dell’amministrazione Obama, anche se la Casa Bianca si è affrettata a ricordare che i documenti arrivano fino al 2009; in verità la cosa interessante è che nessuno ha smentito la veridicità di questi documenti, finora, e questo la dice lunga su quello che viene nascosto della guerra in Afghanistan.”

Facciamo un ipotesi: forse non solo Wikileaks possedeva questa documentazione; forse gli stessi grandi giornali mondiali: “New York Times”, “The Guardian” “Der Spiegel” avevano avuto in parte accesso a queste notizie; però la rete in questo caso è stata il detonatore di una notizia, che forse non sarebbe arrivata.
“ È esattamente così: la rete ed alcuni suoi strumenti specifici hanno consentito questa volta di dire quello che in genere è indicibile per molti giornali, anche paludati e di grande tradizione, cioè dire la verità. Devo dire che probabilmente c’è anche un alleanza di nuovo tipo tra un sito come Wikileaks e le grandi testate tradizionali: questa alleanza fa si che un giornale , un grande giornale,di grande tradizione non possa ignorare una notizia una volta che è trapelata; ma a quel punto ha anche la giustificazione per interessarsene, approfondirla, integrarla, scatenare i propri investigatori ed in propri inviati. Diciamo potrebbe essere un gioco a somma multipla, un gioco win-win, dove tutti quanti hanno da vincere; c’è questa inedita, presunta, possibile alleanza tra il web ( che non ha un palinsesto da rispettare, non ha una proprietà da blandire e quindi può pubblicare in lungo ed in largo quello che ritiene interessante, attraverso attivisti, operatori dell’informazione e cittadini qualsiasi) e poi i giornali ( che finalmente pungolati su temi di specifico interesse possono intervenire laddove hanno delle ritrosie, perché comunque legati a degli interessi importanti: anche quelli che riguardano l’interesse nazionale.)”

Un altro accenno ad una notizia di oggi: l’Islanda ha creato uno scudo totale per la propria area d’intervento per quello che riguarda il Web da una parte, e l’Italia che ,con il prossimo 29 luglio, si troverà ad affrontare alla Camera una legge che, bavaglio o non bavaglio alla stampa, mette comunque il bavaglio al Web.
“ Esatto: nel disegno di legge sulle intercettazioni, così fortemente voluto da Berlusconi e la sua maggioranza per poter controllare  i giudici e la stampa ( gli unici due contropoteri che sono rimasti all’arroganza della maggioranza che sostiene questo Governo), c’è un articolo di legge molto pericoloso: l’articolo 29, che impone l’equiparazione fra tra un sito informatico ( un blog, che produce informazione amatoriale) ed una testata giornalistica registrata. Che cosa significa? Questo obbligo di rettifica, previsto dall’articolo 29 della legge dice che: “ Un sito informatico, anche quello di un sedicenne deve pubblicare l’eventuale richiesta di rettifica da parte di chi si sente leso da parte di un informazione comparsa sul sito stesso entro 48 ore, e se non lo fa può essere multato fino a 12. 500 Euro. Questo dispositivo è stato ripescato dalla legge sulla stampa del 1948, quando Internet non esisteva, nè le piattaforme aperte a contenuto libero esistevano, e si vuole usare questo strumento per intimidire coloro che fanno produzione d’informazione amatoriale. Ecco: l’esempio di Wikileaks è azzeccatissimo; nel caso di una serie di siti scomodi che in Italia ci sono (penso ad esempio a  Wikipedia.it, ma penso anche ad Openpolice.it  che contiene il database della vita, dei fatti, di centotrentamila politici nostrani); penso che ogni tanto questi siti potrebbero offrire al pubblico delle informazioni scomode o non gradite, e quindi diventare bersaglio di ripetute richieste di rettifica, che porterebbero quei volontari che li tengono in piedi a smettere quella preziosa opera d’informazione.”


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