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Articolo 21 - ECONOMIA
Se il ministro dell'economia sbaglia a fare i conti
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di Adriano Donaggio

Se il ministro dell'economia sbaglia a fare i conti Il  Campiello ha premiato Michela Murgia ma, prima o poi, se vogliono essere seri dovranno premiare Giulio Tremonti: come racconta lui l’ economia, le glorie del governo, il futuro che verrà non c’ è nessuno. Non c’ è narratore che tenga, che possa reggere il confronto. Confesso. Quando lo sento parlare di economia, ascolto questa vocina suadente, discreta,  la felicità degli slogan, il gusto della sintesi elittica, sempre efficace originale, che taglia col rasoio la realtà, resto affascinato. Un mago, un vero mago. Peccato faccia l’ economista, il ministro. Stesse accanto al caminetto a raccontare le storie dell’ economia potremmo passare le serate d’ inverno come fossimo tornati ai bei tempi passati.
Purtroppo un conto e raccontare la realtà, un conto è fare i conti con la realtà. Un conto è andare a dire ai giovanotti di Comunione e liberazione che non è il mondo che deve adattarsi all’ Europa, ma è l’ Europa che deve adattarsi al Mondo. Un altro conto e misurarsi con trasformazioni economiche, finanziarie, produttive, tecnologiche che si svolgono in paesi e continenti diversi, un giorno distanti, ora a stretto contatto. A volte, un contatto che ricorda i movimenti tellurici che accadono quando le placche che sostengono i continenti vengono in contatto. Basta aver letto quattro pagine di sociologia, studiato con un minimo di attenzione  quello che avviene nei processi sociali per capire che trasformazioni come quelle che sono oggi in atto sono molto più complesse di uno slogan. Bastasse adattarsi! Affrontare problemi come questi, dinamiche e rivoluzioni come queste richiede una complessa capacità di analisi, una capacità di gestione straordinaria. Altro che slogan. Non a caso da alcuni anni il premio nobel viene assegnato a economisti che hanno studiato le relazioni tra economia e realtà sociale. Sconfiggere il cancro è semplice: basta amazzare il paziente. Ma non è una buona cura. Così in economia. Non bastano i conti dei ragionieri. Le cure non servono se amazzano la realtà sociale.
Fa i conti e, a volte,  secondo alcuni autori, i conti li sbaglia. Cinque professori italiani di economia, uno dell’ Università di Bologna,  altri quattro che insegnano in Università statunitensi, quindi non gente di serie B, hanno scritto un libro che smonta le affermazioni che Tremonti messo per iscritto in uno dei suoi libri di maggior successo. In un caso, sostengono,  ha fatto un errore di matematica economica, il ché, per un ministro del tesoro, potrebbe anche essere considerato grave. Il libro, scritto da Alberto Bisin, Michele Boldrin, Sandro Brusco, Andrea Moro, Giulio Zane, si intitola Tremonti, istruzioni per il disuso.   Enrico Micheli, che è un testimone non di poco conto, certamente autorevole, ha scritto recentemente al direttore de Il Sole 24 Ore: “Il Governo Prodi si trovò da subito a gestire una procedura comunitaria per eccesso di deficit provocato da quel Tremonti oggi così elogiato che dal 2001 in poi aveva sbagliato i calcoli dopo aver errato le previsioni. Per inciso ricordo che in tutti i governi di centro-sinistra il deficit e il debito sono sempre calati e l’ avanzo primario ha fatto qualche passo in avanti, al contrario del centro-destra dove è avvenuto esattamente il contrario”.
Oggi Tremonti ci viene a raccontare che l’ emergenza è finita. Abbiamo una disoccupazione giovanile che fa spavento, aziende che stanno chiudendo, disoccupati che non troveranno più lavoro (quando uno perde il posto di lavoro a cinquant’ anni, anche se è un ingegnere, come capita a Milano, dov’ è che trova più un posto di lavoro), famiglie che non arrivano a fine mese, diminuiscono i consumi degli alimentari, siamo il paese con gli stipendi e le pensioni più basse, o tra le più basse, d’ Europa, che non ha una vera indennità di disoccupazione, e lui ci dice che l’ emergenza è finita. E’ soddisfatto della sua manovra economica, ma proprio in un momento in cui il problema grave era la disoccupazione e, gravissimo, la disoccupazione giovanile, lui ha risolto il problema tagliando di netto, subito, con la scure, i precari della scuola.
Continua a parlare il ministro Tremonti. Ci dà un futuro, Ci spiega che c’ è bisogno di re-ingegnizzare  il sistema economico italiano. Ma come? Lui è al governo da otto anni (si, otto, perché anche quando non era ministro, era il vicepresidente di Forza Italia, il partito che guidava il governo). In ottobre
In otto anni non si è accorto prima che bisognava re-ingegnizzare il sistema economico italiano? In questi otto anni cosa ha fatto?  Ha diminuito il deficit? Chiesto al suo governo di sviluppare una seria politica di sviluppo produttivo? Oltre a dirci che l’ Italia va meno peggio di altri paesi, cosa ha fatto? Dice che seguire la Germania è infantile. Ha provato a chiedersi come mai i tedeschi producono e vendono auto Mercedes pagando gli operai più degli operai italiani, senza melfizzare la loro industria,  chiedendo sì sacrifici ai lavoratori, ma anche facendoli entrare nel consiglio d’ Amministrazione dell’ Azienda. Su questo piccolo dato ha provato a riflettere? Ci può dire qualcosa?
Possiamo esprimere un dubbio? Siamo proprio sicuri che l’ on. Tremonti sia l’ anima bella del governo Berlusconi?

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