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Vassallo, la colpa di chi non collude
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di Nello Trocchia

Vassallo, la colpa di chi non collude
“ Da un punto di vista criminale la Campania è una zona omogenea con la presenza di numerose organizzazioni, definite come famiglie camorristiche. Non ci sono differenze sostanziali tra l’area di Napoli e quella di Salerno, se non una minore concentrazione, ma vi è una camorra in tutto e per tutto assimilabile a quella del capoluogo regionale”. Gianfranco Donadio è un magistrato, lavora alla direzione nazionale antimafia, si occupa del distretto di Salerno, non vuole parlare del delitto del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ma ci racconta come il salernitano sia terra di camorra. Un contesto, in particolare quello cilentano, dove non si spara, ma si riciclano i soldi, dove le famiglie più potenti investono il denaro sporco frutto del traffico di stupefacenti e dei traffici illeciti. Ciclo edilizio con speculazioni e affari immobiliari. Basti per tutti il caso del Castelsandra, l’albergo della camorra, sequestrato, a uomini vicini al clan Nuvoletta, ma ancora in stato di abbandono. Situato su una collinetta nella tranquilla Castellabate, poco distante da Pollica. “ Parlo in termini generali. Il Cilento – continua Donadio - è una zona con una marcata vocazione turistico alberghiero, destinata a crescere nel prossimo futuro, dentro questa crescita c’è il serio rischio di infiltrazioni di capitale di provenienza mafiosa. In passato sono state rilevate presenze significative di interessi di clan camorristici in insediamenti turistico-alberghieri”. L’isola felice senza spari e rumore, ma con interessi diffusi dei clan con il portafoglio pieno di soldi, gestiti da prestanome e imprenditori amici. Interessi dei clan del salernitano e non solo, diramazioni del gruppo di Mario Fabbrocino, detto o gravunaro e dei Casalesi, ma anche dei clan dell’avellinese, i Cava, egemoni a Quindici. Quello di Vassallo, il sindaco pescatore, è un agguato di chiaro stampo camorristico, ormai non ci sono dubbi. E per trovare la camorra, escludendo la pista della vendetta, bisogna cercare la puzza di soldi e affari, affari che il sindaco Angelo Vassallo ha bloccato, pagando con la vita, finendo crivellato di colpi. Gli interessi speculativi nel ciclo del cemento e nel traffico della droga, gli appalti del porto e i giri di spacciatori nei locali notturni del litorale. Il primo cittadino non faceva sconti: ordine e pulizia, schiaffi in faccia a speculatori e spacciatori: ‘qui la droga non entra’ ammoniva. Il vicesindaco Stefano Pisani racconta degli appalti del porto, che però erano già stati assegnati, senza alcun problema. Intorno al porto, però, si muovono interessi, le ditte escluse, gli interessi legati al completamento dell’opera e alla sua gestione. Dall’altra parte c’è la questione dello spaccio di stupefacenti che farebbe pensare al controllo del territorio. La direzione distrettuale antimafia di Salerno, guidata da un esperto magistrato come Franco Roberti, ora indaga. Di certo torna alla mente una frase, contenuta in una ordinanza e che è la chiave di volta per capire il federalismo criminale, gli interessi diffusi delle mafie sui territori, il rischio isolamento dei modelli virtuosi. In una ordinanza cautelare, il gip Kate Tassone di Reggio Calabria scriveva: " se non vi fossero gli amministratori pubblici al servizio della mafia non vi sarebbero quelli abbattuti a colpi di arma” . I sindaci tornati in sella dopo gli scioglimenti per mafia sono innumerevoli, i consiglieri amici degli amici anche, hanno una responsabilità morale in questi delitti. La camorra colpisce chi non si piega, chi non abdica al suo ruolo, chi non scende a patti. Quelli che lo fanno offrono ai clan il pretesto per ammazzare chi dice no, mosche bianche facili da individuare e colpire. Per l’omicidio Vassallo bastano pochi giorni per dimenticare, per gli amministratori che tornano in sella neanche un minuto di attenzione, questioni minori, roba da cronache locali.

Intervista a Gianfranco Donadio

Intervista a Stefano Pisani

www.federalismocriminale.it


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