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L'attualità di Davide e Golia
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di Maurizio Calò*

L'attualità di Davide e Golia

Un accreditato adagio insegna che quando il nemico ti inchioda in una posizione imbarazzante, è bene non agitarsi per negargli la soddisfazione. Di tale massima non si fa tesoro in Padania, né ad Arcore da cui provengono troppe fughe in avanti seguite da troppo repentini rinculi. Si è fatto Ministro Brancher il quale subito dopo ha dovuto dimettersi. Si è propugnata per due anni l’indifferibilità della legge sulle intercettazioni e la si è mandata su un binario morto. Si è affermata l’assoluta ed improrogabile necessità della legge sul processo breve data oggi per dispersa. Si sono dedicate ore di una cena per decidere l’ascesa al Colle onde ottenere le dimissioni di Fini dalla presidenza della Camera e la si è subito differita a data da destinare. Si sono decise le elezioni anticipate per rinunciarvi il giorno dopo.
Questo per rimanere alle cronache recenti.
Pare di toccarlo con mano il godimento dei finiani le cui prodezze di mischia risultano esaltate da queste convulsioni della destra.
Facile immaginare anche l’appagamento delle toghe rosse e del centro-centrosinistra, che pure hanno poco di cui essere orgogliosi risultando estranei all’emergere delle lacune dell’attuale leadership.
Quelli che, però, godono meno di tutti sono i cittadini che assistono allibiti ai contorcimenti di Bossi e Berlusconi scelti come capi alle scorse elezioni.
Se queste sono le capacità decisionali e l’efficacia della risposta al discorso di Fini a Mirabello, che non è loro piaciuto, si scopre che la tanto sbandierata poderosa risposta alla crisi mondiale del Ministro Tremonti era un semplice taglio trasversale di tutte le spese. Si scopre che l’Italia che lavora può tranquillamente fare a meno del ministro per le attività produttive, tanto insignificante è evidentemente il suo ruolo nel concreto. Si scopre che questo governo, pur dotato di una maggioranza parlamentare che potrebbe tradurre in legge ogni sua volontà, non ha prodotto un bel nulla, se non leggi talmente cervellotiche da non durare nemmeno la legislatura che le ha varate. Si scopre che si è dilapidato tempo e denaro pubblici per varare le ronde come se fossero in tanti quelli pronti a mettersi una fascia al braccio, un fischietto in bocca e a girovagare di notte con la mente disturbata dai fantasmi della criminalità dietro l’angolo. Si scopre che gli immigrati che trovano chiusa la porta di Lampedusa, entrano dal portone di Malpensa. Si scopre che altrettanto tempo e denaro pubblici sono stati dispersi per varare nel pacchetto sicurezza l’aggravante della clandestinità che ha subito ceduto all’incostituzionalità pronunciata lo scorso luglio, come pure l’obbligo dell’arresto preventivo per reati sessuali.
Il balbettio di Bossi e Berlusconi di fronte al discorso di Fini a Mirabello è sconcertante, ma illumina le ragioni delle nostre tristi condizioni manifestando l’inattitudine di chi è stato votato più degli altri al governo del paese.
Occorre prendere atto che ad ogni problema il team Bossi-Berlusconi ha dato una risposta inconcludente, tessendo semplicemente una tela di Penelope che ci ha sempre riportato al punto di partenza senza farci progredire di un millimetro.
Semplicemente per errore di metodo. La destra affronta i problemi per gli effetti e non per le cause. Una dimostrazione per tutte sono i guai giudiziari di Berlusconi che esistono da quindici anni e nonostante le mille iniziative affidate a collegi consulenziali sempre rinnovati, sono ancora lì a spaventare il Premier, a bloccare i lavori del Parlamento, ad impedire all’Italia ogni sviluppo.
Se Berlusconi, con i suoi miliardi e i consiglieri che può permettersi, non riesce a risolvere i più importanti problemi suoi, può mai riuscire a risolvere i problemi nostri?
La manifesta inettitudine del governo a destreggiarsi con i problemi, finisce col ridimensionare anche le eccezionali abilità mostrate da Gianfranco Fini in questi ultimi tempi che, tuttavia, sempre ragguardevoli sono.
Dove Fini abbia appreso come padroneggiare con tanta disinvoltura norme e regolamenti, anticipando ogni mossa dei suoi interlocutori con una lungimiranza strategica assolutamente ammirevole, è un mistero, ma deve essersi trattato di un corso assai accelerato se si considera che, sino a due anni fa, egli aveva condiviso la sua esperienza di vita con Gasparri, La Russa, Storace e tanti altri dotati di quell’esuberanza caratteriale che porta a confondere ciò che si vuole col ciò che si puote, laddove si regna invertendo questi fattori.
C’entra qualcosa la grande amicizia del Presidente della Camera con l’omologa statunitense Nancy Pelosi? C’entra qualcosa Belzebù-Andreotti, che gli ha voluto affiancare l’eccellente Avvocato Bongionro di stirpe giuridica ineccepibile?
Non è dato sapere, ma l’esito della votazione del 4 agosto sulla sfiducia al Sottosegretario Caliendo ed ancor più il discorso di Mirabello hanno regalato all’Italia un leader di razza, un capitano coraggioso che, con un manipolo di prodi, ha messo in scacco due corazzate come la Lega e il Pdl rinnovando le gesta di Davide contro Golia e suscitando rinnovato interesse alla politica specie tra i giovani che le avevano voltato le spalle, una volta calcolato che tra Bossi e Berlusconi si arriva ai 150 anni.

*Presidente dell’Associazione migrare.eu


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