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Festa della legalità, giorno quattro: il lavoro continua…
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di Pina Picierno

Festa della legalità, giorno quattro: il lavoro continua… Eccoci all’ultimo giorno: ad aprire la serata conclusiva è il dibattito su economie mafiose ed ecomafie. Un tema impegnativo, trattato con grande chiarezza e forza comunicativa da Federico Cafiero De Raho (nella foto), Enrico Fontana, Tano Grasso, Raffaele Del Giudice, Stella Bianchi e Stefano Graziano. C’è spazio per approfondire davanti a un pubblico attento il funzionamento delle organizzazioni criminali, il complesso intreccio che unisce economia legale e illegale: dal traffico degli stupefacenti a quello dei rifiuti. Le tragedie ecologiche e ambientali che hanno riguardato e riguardano la nostra terra sono sotto gli occhi di tutti: il litorale domiziano- flegreo è passato dall’essere una meta di turismo ambita e famosa a una zona di degrado e abbandono; l’agro-aversano, da “Terra di Lavoro” è diventata terra in cui tutte le notti bruciano roghi di rifiuti, mentre infuria la propaganda sulla fine dell’emergenza rifiuti.
Nulla è tornato alla normalità: le promesse sul risanamento, sul monitoraggio, sull’avvio del ciclo integrato per i rifiuti sono rimaste parole vuote. Enrico Fontana ci invita a rialzare la testa e lanciare una campagna per farci ripagare il danno subito, per costituirci come cittadini parte civile nei processi. “Lo dobbiamo ai giovani che su questa terra si impegnano, nelle associazioni e nelle cooperative. Lo dobbiamo fare perché altrimenti prevarrà la rassegnazione e il silenzio. E in silenzio si muore.” Raffaele Del Giudice descrive con precisione la realtà di Acerra, e di Ferrandelle, dei fuochi nelle discariche per creare spazio. “Non è una questione campana: quando la situazione qui sarà diventata insostenibile, passeranno ad altre regioni”.
Tano Grasso accende i riflettori sul ruolo degli imprenditori, fondamentale per sostenere il grande lavoro che forze di polizia e magistratura stanno compiendo. Lo stesso impegno lo chiede alla politica, per la quale la legalità deve diventare un punto costitutivo dell’identità dei partiti.
Stefano Graziano e Stella Bianchi rilanciano l’impegno del PD nel parlamento e nel territorio per denunciare il mancato avvio del risanamento e tutte le promesse vuote nascoste per troppo tempo dietro alla gestione commissariale dell’ emergenza.
Il dibattito si conclude con il ricordo di tutti coloro che sono stati prima censurati e isolati, poi celebrati come eroi: “Possibile che dobbiamo celebrare qualcuno solo quando muore? La vogliamo smettere? Abbiamo bisogno di esempi” tuona Cafiero De Raho fra gli applausi, facendo riferimento anche agli attacchi subiti da Roberto Saviano.
Davanti a una bella folla passiamo al secondo dibattito della serata,  parliamo del legame indissolubile tra legalità e sviluppo. A discuterne, per concludere in bellezza questi giorni intensi, sono il Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, Ivan Lo bello e Rosy Bindi. Doveva esserci anche il Ministro Maroni, che però ci fa sapere che non può partecipare a causa di impegni improvvisi e irrinunciabili.
Arrivano anche tanti ragazzi africani di Castelvolturno, si siedono in mezzo a noi, reggendo striscioni e distribuendo volantini, in cui chiedono di poter rientrare nella legalità con il permesso di soggiorno.
Rosy Bindi non manca di rivolgere al Ministro assente le domande di tutti noi: sulla mancanza di coerenza nel contrasto alle mafie, partendo dal riconoscimento di quel che di buono si è fatto, ma non rinunciando a chiedere il perché dello scudo fiscale, delle intercettazioni, del mancato rispetto del codice etico per le candidature, dell’ingombrante presenza di Cosentino, del mancato scioglimento del Comune di Fondi. C’è l’interesse a lasciare le cose come sono: le condizioni indegne dei migranti sfruttati, il degrado del Mezzogiorno, sono funzionali a creare consenso per alcune forze politiche.
Ivan Lo bello, per rispondere alle sollecitazioni di Tano Grasso, conferma la volontà di Confindustria di andare avanti con coraggio sulla strada delle espulsioni degli imprenditori che non denunciano, anche a partire dalle indagini, senza aspettare le sentenze.
Il Procuratore Grasso ci porta un po’ della sua straordinaria competenza ed esperienza vissuta nel contrasto alle mafie, fin dai tempi del maxiprocesso a Cosa Nostra. La mafia è una questione criminale, ma anche e soprattutto sociale ed economica, e quindi politica. 480.000 cassintegrati dal 2008 sono il dato di cui la politica deve occuparsi perché il bisogno delle persone non renda possibile alle mafie di sostituirsi allo Stato. L’evasione fiscale, l’economia sommersa, la corruzione sono l’origine dei guadagni illeciti che bisogna colpire per garantire il rispetto della legge.
Con la necessità di continuare a impegnarsi, con la piena consapevolezza che oggi non si conclude proprio niente, finisce la festa: solo un istante per ringraziare chi ci ha lavorato e creduto, e per guardare ancora un momento questa bella piazza, che ci fa sperare e ci incoraggia a proseguire nel nostro lavoro.

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