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Leggi ad personam in salsa leghista
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di Bruna Iacopino

Leggi ad personam in salsa leghista Le leggi ad personam non sono solo quelle fatte a favore del presidente del consiglio ma anche quelle per salvare gli amici degli amici. La denunci parte dall’Italia dei Valori. A essere incriminato, in questo caso, è il Ministro per la semplificazione Rocerto Calderoli, che con “abile mossa” avrebbe fatto depennare il reato di di costituzione di bande militari di stampo politico, a tutto vantaggio di 36 colleghi leghisti sotto processo da 14 anni a Verona per aver creato l’organizzazione nota come Guardia nazionale padana. Questi i fatti. Lo scorso 2 ottobre il quotidiano leghista “La Padania” titolava: “ Fine della persecuzione” facendo riferimento all’estinzione di reato dovuta all'entrata in vigore, l’ 8 ottobre, del nuovo codice dell'ordinamento militare “che ha abrogato un centinaio di vecchie normative”.
Ad accorgersi immediatamente della nuova “porcata” in salsa leghista era però intervenuto Marco Travaglio dalle pagine del Fatto quotidiano denunciando quella che era stata subito definita l’ennesima legge ad personam: “Dopo tante leggi ad personam/s per Silvio B.- scriveva Travaglio- eccone una per i fedelissimi di Umberto B., in nome della par condicio. Un provvedimento che abroga una miriade di vecchie norme inutili viene usato per camuffare la depenalizzazione di un reato gravissimo e, purtroppo, attualissimo"
Il 3 di ottobre, come racconta il presidente del gruppo IdV alla Camera, Massimo Donadi, il Ministro della Difesa attraverso il suo portavoce si era però affrettato a dichiarare che l’errore sarebbe stato immediatamente corretto con la pubblicazione della rettifica in Gazzetta ufficiale. Rettifica invece mai pubblicata.
Nell’ambito del question time tenutosi alla Camera il 13 ottobrel’IdV solleva nuovamente la questione rivolgendosi allo stesso Calderoli: “ Gli ho chiesto spiegazioni sul Lodo salva Lega- scrive sul suo blog Massimo Donadi in data 16 ottobre-  e lui senza imbarazzo e rispetto del suo ruolo e del Parlamento, ha affermato che la legge abrogata è stata scarsamente applicata nella storia della Repubblica, pertanto non sarebbe necessario mantenerla in vigore.”
Calderoli mente rincara il partito di Di Pietro, ha mentito agli italiani e allo stesso Parlamento, nella misura in cui durante la medesima audizione avrebbe anche dichiarato che il  'Codice dell’ordinamento militare' è stato “predisposto da una commissione tecnica istituita con decreto del Ministro della difesa del 29 novembre 2007” e “nel corso dei lavori, la commissione tecnica ha incluso il decreto legislativo 14 febbraio 1948, n. 43, oggetto dell’interrogazione, nell’elenco delle norme da abrogare espressamente in sede di riordino”.
Una menzogna? Sembrerebbe proprio di si. A conferma la lettera scritta dal Consigliere di stato Vito Poli, indirizzata all’on. Donadi, che della Commissione tecnica citata da Calderoli era il presidente: “Nessun componente del Comitato scientifico - si legge nella lettera resa nota ieri da Di Pietro e Donadi nel corso di una conferenza stampa - ha proposto (o inserito nel relativo elenco), l’abrogazione del d.lgs. n.43 del 1948”. “L’avviso di rettifica, continua la lettera di Poli, tempestivamente attivato dal Capo dell’Ufficio legislativo del Ministero della difesa e condiviso dalla Presidenza del Consiglio, è stato “interrotto per esplicito diniego opposto dall’ufficio legislativo del Ministro per la semplificazione normativa”.
Dai fatti citati, alla mozione di sfiducia presentata oggi in Parlamento, unita ad un esposto alla magistratura, il passo è breve, benché il diretto interessato si dichiari estraneo ai fatti.
Non pervenute invece le dichiarazioni di La Russa, che, su questa storia molto avrebbe da chiarire.

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